Pola: un sarcofago di piombo in piazza Drio l’Arena

La scoperta è dovuta all’Arheo Tim guidato da Teodora Šalov, secondo la quale da queste parti un reperto del genere finora non era mai stato rinvenuto

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Pola: un sarcofago di piombo in piazza Drio l’Arena

Scontati, ma anche sorprendenti: possono venire qualificati in due modi i risultati ottenuti dopo un sondaggio archeologico compiuto in zona storica. Cos’altro ci si poteva aspettare dopo essere andati a rovistare il terreno in piazza Drio l’Arena, nell’area che fu dei magazzini commerciali e prima ancora pista di pattinaggio dei polesani? Fior di reperti, ovvio. L’aspetto stupefacente della faccenda è invece quello di avere individuato tra le dieci tombe scoperte – databili a un periodo che potrebbe andare dal tardoantico al paleocristiano – un sarcofago in piombo, un sepolcro più che intrigante, una vera e propria rarità! La scienza archeologica considera che le casse di piombo che permettevano una più lunga conservazione del corpo dei defunti erano solitamente contenitori funerari con livelli di ricchezza molto alti. I ricercatori dell’Arheo Tim, impresa di Teodora Šalov, archeologa e storica dell’arte di Pola, sono purtroppo arrivati in ritardo fino a queste eccezionali ultime dimore. Nel medioevo o su di lì, qualcuno ha già sconsacrato questo e altri sepolcri, facendo incetta di valori. È noto anche che nella storia molti sarcofagi di piombo andarono dispersi o furono venduti come metallo. Vi sono, dunque, poche attestazioni e il solo fatto di aver rinvenuto un’inumazione del genere per la prima volta a Pola è di già un fatto sensazionale.

Lo scheletro plurimillenario

Il sarcofago… derubato
“La scoperta del sarcofago di piombo vicino all’Arena – sottolinea Teodora Šalov – riveste un’importanza straordinaria sia per la Città di Pola che per la scienza archeologica. Un reperto del genere, da queste parti, non era finora mai stato rinvenuto. Pur ben inchiodato, purtroppo, è stato derubato del suo contenuto. La grande ricchezza di corredo funebre presente in questo tipo di sepoltura viene testimoniata dalle due casse di piombo rinvenute nella località di Burle a Medolino. L’unico ritrovamento tombale è rappresentato da una malconcia monetina di bronzo che secondo gli usi veniva messa in bocca al defunto per ripagare il demonio Caronte, del servizio di trasporto a remi nel mondo dei morti. Forse dopo il restauro della medesima, sarà possibile capire di più. Il sarcofago è ora stato traslato alla Fortezza di Bourguignon, in stretta collaborazione con il Museo archeologico istriano, che gestisce questo deposito di materiali storici, ovvero con il suo direttore Darko Komšo, la responsabile del Dipartimento di storia antica, Silvana Petešić e la sovrintendente alle opere di restauro e conservazione, Đeni Gobić Bravar”.

Una fase di ricerca tra sepolcri allineati

A questo punto va fatto un inciso: non si parla di scavi archeologici veri e propri, ma solo di sondaggi praticati in profondità scoperchiando tre segmenti di terreno, di cui due si sono rivelati zeppi di tombe. Setacciando e analizzando queste deposizioni da agosto a questa parte, Kristina Gergeta Sotončić, archeologa dell’équipe di ricercatori ingaggiati, ha dedotto che si tratta di inumazioni che si differenziano une dalle altre a seconda dell’architettura tombale.

Una tomba a cassa di blocchi in pietra

Lo stato di conservazione
“Predominano le tombe a cassa in blocchi di pietra e copertura in tegole, abbiamo quindi una sepoltura in fossa fatta di calcestruzzo sempre con coperchio di tegole, due tombe in costruzione muraria prive di copertura, tre inumazioni dirette nel terreno, prive di elementi architettonici e la tomba più interessante con dentro il sarcofago di piombo. In una delle tombe la testa del defunto è adagiata su un piano inclinato di calcestruzzo e detriti di mattoni, mentre il corpo è deposto su tegole. Su una di queste è visibile il timbro (QUINTI) CLODI AMBROSI, databile dalla metà del I all’inizio del II secolo. Tegole del genere venivano importate dall’area del nord Italia, dai dintorni di Aquileia. Le inumazioni si differenziano tra loro a seconda dell’ubicazione dell’architettura tombale e del posizionamento sud-occidentale o nord-orientale dei defunti. Nella maggior parte dei sepolcri poggianti perlopiù su roccia viva, risultano seppelliti individui giovani, tra i quali tre bambini. Due delle tombe spiccano per lo straordinario stato di conservazione degli scheletri. A giudicare dalla struttura ossea dovrebbero appartenere a persone di sesso maschile. Quanto allo scheletro della cassa di piombo la giovane età del defunto viene confermata dalla buona conservazione della dentatura, sia di latte che permanente. Resti carbonizzati attorno alla salma rivelano che erano stati cosparsi dei fiori, mentre sul petto è stata rinvenuta la moneta di bronzo, purtroppo illeggibile“.

La ricerca dentro alla sonda archeologica

I reperti minuti
L’Arheo tim, in effetti, non ci ha messo troppo tempo per capire che le tombe furono depredate in più occasioni: danneggiamenti evidenti delle costruzioni tombali, ossa sparpagliate all’interno delle fosse e corredi tombali sparsi fuori dai sepolcri fanno da spie indicatrici. Tra i reperti minuti rinvenuti vi figurano due lucerne con marchi di fabbricazione Firmalampen alla base CRESCES/S, la cui produzione sarebbe iniziata a cavallo tra il I e il II secolo e proseguita fino alla prima metà del IV secolo. Al lato di una tomba è sbucata fuori dal terreno una moneta di bronzo con scritta (D)IVIAVGVSTVS (DIVI AUGUSTUS). L’informazione è utile: appartiene al periodo dell’imperatore Tiberio (prima metà del I secolo). I ladri profanatori, non sono comunque riusciti a fare incetta di tutto. Non si sono accorti di quanto racchiuso dalla mano sinistra di uno dei defunti: due monetine e sul dito anulare un anello d’argento con gemma raffigurante un leone.

Una lucerna antica con marchioCRESCES/S

Tutte queste tombe appartengono a una necropoli antica cui la scienza non riesce ancora a dare risposta in merito alla sua estensione. Dall’analisi dei materiali finora estratti si suppone che l’area cimiteriale sia stata usata dal II al III secolo. Non ci resta che contare su un prosieguo dell’indagine archeologica.

Una monetina di bronzo per “Caron dimonio”
Un anello d’argento

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