Parlamentari a breve, ma ai croati non piace votare

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Parlamentari a breve, ma ai croati non piace votare

Ai croati non piace esprime il proprio diritto democratico al voto. Lo dimostra lo studio effettuato dalla Fondazione Fridrich Ebert, presentato oggi, martedì 12 marzo, a Zagabria, a poche settimane dalle Parlamentari che in Croazia si svolgeranno tra aprile e maggio (la data non è stata ancora decisa, anche se il Sabor si scioglierà il prossimo giovedì, 14 marzo, ndr). Alle ultime elezioni, infatti, l’affluenza è stata del 46,4%. Soltanto la Romania (31,9%), la Bulgaria (40,6%) e l’Albania (46,3%) registrano una percentuale di partecipazione inferiore rispetto alla Croazia, come evidenziato nello studio “Chi (non) vota in Croazia?” presentato da Michael Jennewein e Bartul Vuksan-Ćuse.

Secondo gli autori, tre gruppi demografici mostrano un marcato disinteresse per le elezioni: i giovani, quelli con un basso livello d’istruzione e la classe operaia. I giovani elettori, tra i 18 e i 21 anni, sembrano essere particolarmente inclini all’astensione, attribuendo la loro mancanza di partecipazione al sentimento di non essere adeguatamente rappresentati in politica.

Michael Jennewein ha sottolineato che la partecipazione elettorale è in diminuzione in tutte le democrazie occidentali, ma persiste a livelli più elevati nei Paesi scandinavi, mentre è più bassa nei Paesi dell’Europa sud-orientale.

“Bisogna affrontare il problema della bassa partecipazione in Croazia, poiché rappresenta una minaccia per la democrazia”, ha avvertito Jennewein, rappresentante della Fondazione Friedrich Ebert per la cooperazione internazionale nella democrazia del futuro. Bartul Vuksan-Ćuse, collegato via video dall’Università Autonoma di Barcellona, ha evidenziato la necessità di considerare nuove strategie per coinvolgere gli astenuti. Ha suggerito che una delle possibili soluzioni potrebbe essere abbassare l’età per il diritto di voto a 16 anni, seguendo l’esempio di Austria e alcune regioni tedesche.

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