Parità di genere. Serve la discriminazione positiva

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Parità di genere. Serve la discriminazione positiva

Alla vigilia della Giornata internazionale dei diritti della donna (8 marzo) si moltiplicano in Croazia e nel mondo le iniziative tese a sensibilizzare l’opinione pubblica in merito ai benefici della parità di genere. Sulla questione si è pronunciato pure il Presidente della Repubblica di Croazia, Zoran Milanović. Il Capo dello Stato ha aderito all’iniziativa “Suona la campana per la parità di genere”, promossa dalla Borsa di Zagabria (ZSE) con la collaborazione dell’Associazione croata dei datori lavoro (HUP), che hanno voluto aderire alla “Ring the Bell for Gender Equality” (il rintocco della campana indica per convenzione l’inizio delle contrattazioni). Una campagna sostenuta dal Patto mondiale delle Nazioni Unite – un’iniziativa delle Nazioni Unite nata per incoraggiare le aziende di tutto il mondo ad adottare politiche sostenibili e nel rispetto della responsabilità sociale d’impresa – e promossa a livello globale dalle Borse in occasione della Festa della donna.
“Della parità di genere nella nostra società si discute a lungo. Se ne parlava già ai tempi del precedente sistema, ma solo in occasione della Festa dell’8 marzo. All’epoca le donne godevano di molti diritti, potevano persino votare. Purtroppo, per 45 anni i comunisti non si sono ricordati di indire le elezioni”, ha ironizzato Milanović. Il Presidente ha osservato che rispetto ad altri Paesi la situazione in Croazia non è delle peggiori. A tale proposito ha segnalato il numero relativamente alto delle deputate al Sabor nel corso della storia. Tuttavia, ha sottolineato il ruolo fondamentale dello Stato e del settore pubblico nell’affermazione della parità di genere, se necessario anche imponendo la discriminazione positiva. “Senza la discriminazione positiva sotto l’egida dello Stato non si compiranno passi avanti. Con le belle, limitandosi a sollecitare, non si ottengono risultati”, ha affermato il capo dello Stato, ricordando la battaglia condotta affinché in Croazia i partiti fossero obbligati a includere nelle liste elettorali almeno il 40 p.c. di candidate.

Gordana Deranja, Alan Bowman e Ivana Gažić suonano simbolicamente la campana. Foto HINA/ Daniel KASAP/dk

Poche top manager
La presidente della Borsa di Zagabria, Ivana Gažić, ha osservato che appena il 6 p.c. delle principali società croate hanno un presidente donna e che le donne costituiscono soltanto il 15 p.c. dei top manager nelle maggiori aziende del Paese. Ha notato, inoltre, che numerosi studi hanno dimostrato che le compagnie che applicano la parità di genere in seno al loro organico hanno performance superiori rispetto ai concorrenti che evitano di porre sullo stesso piano uomini e donne. A riguardo, la presidente dell’HUP, Gordana Deranja, ha rilevato che l’unico metro di giudizio per l’avanzamento nella gerarchia aziendale dovrebbe essere costituito dalle competenze delle singole persone, ossia da criteri obiettivi sui quali non influisce il fatto che uno sia uomo o donna. Ivana Gažić ha segnalato, anche, che in base alle valutazioni della Commissione europea un maggiore coinvolgimento di donne nelle dirigenze delle imprese contribuirebbe a far lievitare del 12 p.c. il PIL croato.
Divari salariali
Infine, ha stigmatizzato il fatto che troppo spesso, per il medesimo lavoro, le donne siano pagate meno rispetto ai loro colleghi maschi. Un dato, quest’ultimo evidenziato pure nell’ambito del WIN World Survey (WWS), Stando allo studio promosso a livello mondiale dall’associazione per le rilevazioni di mercato WIN International e resi noti dalla Mediana Fides, una società specializzata in ricerche di mercato che ha eseguito i rilevamenti in Croazia, il 70 p.c. delle persone intervistate in Croazia e il 50 p.c. di quelle sentite in Slovenia, si sono dette convinte che gli uomini guadagnino più delle loro colleghe donne.
Sondaggio internazionale
Sempre in base alla medesima rilevazione, in Croazia e in Slovenia la percentuale di donne che hanno subito o rischiano di subire violenza fisica o psicologia è oltre sei volte superiore rispetto al dato registrato in Italia. Il WWS è stato condotto dall’ottobre al dicembre scorsi in 39 Paesi, su un campione complessivo di 29mila persone. Dall’analisi dei dati raccolti, risulta che l’esposizione delle donne a episodi di violenza non è diminuita rispetto all’anno precedente. Si stima che nei Paesi coinvolti dalla ricerca il 16 p.c. delle donne abbiano subito o corrono il rischio di subire qualche forma di abuso. In Croazia e Slovenia, la percentuale risulta superiore e ammonta al 19 p.c., mentre in Italia il dato si ferma al 3 p.c.
Abusi sessuali
La situazione peggiore è stata registrata nell’America Latina. In Cile, ad esempio, la percentuale di donne vittime di abusi ammonta al 44 p.c., in Argentina al 43 p.c. e in Perù al 40 p.c. Il 9 p.c. delle donne interpellate dai sondaggisti hanno dichiarato di aver subito qualche forma di molestia sessuale. Un terzo delle donne peruviane sono state costrette a rivolgersi alle autorità per denunciare forme gravi di maltrattamento a sfondo sessuale. A seguire il loro esempio è stato il 7 p.c. di donne croate, il 2 p.c. di donne slovene e l’uno per cento di donne italiane.
Politica discriminatoria
Gli studiosi hanno riscontrato che se da un lato gli abusi domestici ai quali sono sottoposte le donne stanno diminuendo, dall’altro è aumentata la discriminazione nella sfera pubblica. In Croazia, a conferma di questa tendenza, risulta che il più alto tasso di discriminazione delle donne si registri negli ambienti della politica (lo reputa il 33 p.c. degli interpellati) e il più basso in famiglia (lo sostiene il 65 p.c. del campione).
“Seppur lentamente, dal punto di vista giuridico, le donne sono state comunque equiparate agli uomini. Tuttavia, nella società contemporanea continuano a sussistere diverse forme di repressione ed emarginazione delle donne, da quelle psicologiche a quelle economiche e culturali, ma anche attraverso l’imposizione di regole e valori che gli uomini sono riusciti a imporre alle donne”, si legge nella nota d’accompagnamento ai risultati della ricerca.

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