INTERVISTA Radin: Un mix di esperienza e adrenalina

Panorama sente i candidati al seggio specifico garantito alla CNI al Sabor

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INTERVISTA Radin: Un mix di esperienza e adrenalina
Furio Radin e Marin Corva Fotografia di Marko Lukunic/PIXSELL

Furio Radin è il decano della scena politica in Croazia. Eletto per la prima volta al
Parlamento di Zagabria nel 1992, è il deputato più longevo. Se il 17 aprile sarà rieletto, per lui si tratterrà del decimo mandato da parlamentare. Vicepresidente del Sabor nelle ultime due legislature, Radin ha guidato per 17 anni la Commissione parlamentare per i diritti umani e i diritti delle minoranze nazionali. Lo abbiamo intervistato nell’intento di chiarire le ragioni della sua ricandidatura.

Cosa l’ha spinta a ricandidarsi?
“Le valige e i pacchi per tornare definitivamente in Istria erano quasi pronti. A un certo punto, e non è retorica ma la pura verità, alcune persone, tra le quali Marin Corva, il mio sostituto, mi hanno confermato che in seno all’Unione italiana stanno accadendo cose che per essere risolte richiedono molta esperienza. A Zagabria la situazione è persino peggiore. E poi, anche se non saremo noi a risolvere la situazione, bisogna tenere conto anche del contesto internazionale, che non è dei più allegri”.

Per la seconda volta consecutiva alle parlamentari ha voluto al suo fianco Marin Corva. Come si evolverà il vostro sodalizio?
“Bisogna mettere insieme l’esperienza con l’‘adrenalina’ della gioventù. Con Marin lavoreremo con molto più affiatamento. Staremo molto più insieme. Ci vedremo almeno quattro volte al mese, sia a Fiume che a Zagabria. D’altronde, il motto del nostro lavoro futuro è ‘Unità e comunità’”.

La Comunità nazionale italiana sta vivendo una delle fasi più delicate degli ultimi tre decenni. Qualcuno teme che sia in forse l’unitarietà. Lei che in passato ha presieduto l’Unione italiana, che opinione si è fatto in merito a quanto sta accadendo?
“Per forza di cose ho avuto soltanto informazioni di seconda mano. Mi hanno chiamato in molti e ho sentito tante opinioni e, sottolineo, opinioni diverse. La crisi è istituzionale, ma anche personale. Se vi fidate della mia esperienza, consiglio a tutti di fare un passo indietro. In questo modo non ci saranno né vincitori né sconfitti e a beneficiarne sarà la Comunità nazionale italiana. Ricordatevi che mai sono arrivati così tanti mezzi. Solo l’anno scorso abbiamo ottenuto da Zagabria 7 milioni di euro a fronte dei 3,5 milioni che arrivano dall’Italia. Quest’anno ci attendiamo che i mezzi croati rimangano perlomeno a questi livelli, ovviamente corretti in modo da contrastare l’effetto dell’inflazione. Parliamo di 10,5 milioni di euro. Negli ultimi quattro anni abbiamo raccolto un tesoro con il quale sono fatte tante cose, ad esempio la scuola di Buie. Parliamo di risorse che ci permetteranno di realizzare anche la scuola di Cittanova e moltissimi altri progetti. I finanziamenti per l’ammodernamento della Scuola media superiore di Buie, quando è venuto a parlarmene il sindaco non c’erano. Abbiamo dovuto inventarceli dal nulla. Abbiamo dovuto cambiare due Bilanci nazionali e un assestamento di bilancio perché i mezzi che ci erano stati assegnati continuavano a sparire. Ci sono riuscito grazie all’esperienza che ho accumulato. Nel caso della scuola di Cittanova, le risorse sono contemplate dal Piano operativo che ho siglato con il governo”.

I punti chiave del suo programma come si articolano?
“Ci sono delle cose essenziali che fanno parte non solo del programma del deputato, bensì anche di chi si candida ai ruoli dirigenziale nell’Ui. Uno di questi valori è rappresentato dalla scuola, un altro dal bilinguismo, un terzo all’identità e alla sua condivisione intergenerazionale, un elemento quest’ultimo che considero molto importante. A questi vanno aggiunte l’unitarietà e l’uniformità di trattamento, l’attenzione per le nostre istituzioni: scuole, Edit, Crs, Dramma Italiano, radio… Finché durerà la Cni bisognerà lavorarci. Ricordiamoci che i diritti si trasformano e si evolvono. Non è che una volta che hai ottenuto qualcosa questa rimane immutata per sempre”.

Qual è secondo lei, nell’ambito della Cni, il ruolo della scuola?
“L’identità dei giovani si plasma innanzitutto nella cerchia familiare. Al fianco delle famiglie in questa missione importantissima deve esserci la scuola, chiamata anche a garantire ai giovani le competenze necessarie a funzionare bene nella vita. Rimanendo in tema di formazione identitaria, un ruolo lo avranno anche le istituzioni che stiamo mettendo in piedi e che opereranno un flusso tra la terza e la quarta generazione, che possiedono ancora intatta l’identità e i valori di una volta e i giovani”.

Si riferisce all’Associazione “Viva Noi!”? Qualcuno sostiene che farà concorrenza alle Comunità degli italiani…
“Intanto iniziamo col dire che alle Ci quest’anno abbiamo garantito un milione di euro. Che senso ha spendere inutilmente calorie a ragionare su complotti che non esistono? Anche i politici hanno una deontologia e dei valori e io m’impegno a rispettarli. Sono il promotore di questa iniziativa nella quale credo tantissimo, ma non sono membro dell’Associazione. Questa sarà chiamata a lavorare in simbiosi con l’Ui, come la casa giornalistico editoriale Edit o il Crs. Ci sono tantissime persone sole che quasi non sappiamo che esistono perché non vanno in Comunità. E non ci vanno perché pensano che non troveranno nessuno che voglia ascoltarli. Io dico che sbagliano. Ci sono tanti giovani che li ascolterebbero volentieri, per comprendere meglio la nostra cultura che non è inferiore alle altre culture del territorio. Non mi riferiscono a Dante, Petrarca o Boccaccio, bensì alla cultura che assorbiamo a scuola, in famiglia e che ci definisce per quello che siamo: la Cni dell’Istria, di Fiume, del Quarnero, della Dalmazia e sempre di più anche della Slavonia occidentale e della Moslavina”.

Edit, Dramma Italiano e Crs vanno valorizzati di più?
“Sempre. Tutti. Sia finanziariamente che moralmente. Dobbiamo essere onesti e dire che c’è già un grande supporto. Ovviamente bisogna sempre sforzarsi di fare meglio. Parliamo di realtà importantissime. L’Edit, ad esempio, produce l’unico quotidiano pubblicato in Croazia in una lingua che non è il croato. Bisogna impegnarsi di più sul fronte della pubblicazione dei libri scolastici, possibilmente non limitandosi a tradurre i manuali dal croato, ma anche facendoli scrivere dai nostri addetti al settore, che sono molto preparati in materia”.
In Croazia prevale l’opinione che i parlamentari delle etnie devono essere necessariamente schierati con la maggioranza al potere. Lei ha dimostrato che è possibile stare anche all’opposizione.

Quali sono i pro e i contro di una scelta di questo tipo?
“Se per formare il governo i partiti avranno bisogno di coinvolgere schieramenti estremisti dal punto di vista politico, il mio appoggio sicuramente non lo avranno. Sono stato all’opposizione tre volte. In questi casi è possibile tutelare i diritti della Comunità che si rappresenta se si gode della stima degli attori politici, se si è
considerati un’autorità. Anche in considerazione della platea intervenuta alla presentazione della mia biografia politica (Lo giuro, prisežem, ndr) scritta da Neven Šantić, reputo di avere il loro rispetto”.

All’ingresso nel capoluogo quarnerino e sul palazzo municipale deve starci la targa Rijeka-Fiume?
“Per vedere scritto Rijeka-Fiume bisogna andare a Basovizza, oppure sull’Ipsilon istriana. Il bilinguismo sulle strade statali e sulle istituzioni dello Stato è merito di una mia mozione. Indubbiamente, su questo fronte c’è ancora da lavorare. Quando a Zagabria è venuta in visita la premier italiana Giorgia Meloni ho parlato a lei e al suo omologo croato Andrej Plenković dell’attuazione di ciò che prevede l’Accordo italo-croato sui diritti delle minoranze nazionali del 1996. Lo hanno firmato gli Stati, ma a parlarne siamo rimasti solo noi. Li ho sollecitati a rimboccarci le maniche, tutti quanti. Mi è sembrato che ci sia la volontà di istituire un tavolo tecnico e di parlare per decidere, vedremo cosa capiterà dopo le elezioni”.
Marin Corva: «La situazione è complessa»

Marin Corva: «La situazione è complessa

Per la seconda volta consecutiva, Furio Radin ha scelto di essere affiancato nella corsa al Sabor da Marin Corva. Il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione italiana – già a capo dell’esecutivo della Comunità degli italiani di Fiume ed ex vicepresidente del Consiglio della minoranza nazionale italiana della Regione litoraneo-montana – ci spiega le ragioni di questo sodalizio e le priorità del loro programma.
“Furio Radin ed io abbiamo parlato e riflettuto a lungo. Considerata la situazione particolare che stiamo vivendo a livello nazionale e internazionale – ha detto Corva –, delle ‘sorprese’ e delle circostanze un po’ ‘strane’, abbiamo deciso di ricandidarci insieme. Vorremmo che fosse un passaggio d’esperienza tra una persona con oltre trent’anni di presenza al Sabor e me, che seppur inserito nell’ambiente sono consapevole di dover migliorare ulteriormente le mie competenze sul fronte delle dinamiche istituzionali legate al Sabor, in modo da avere una marcia in più quando e se verrà il momento”. “Le priorità del nostro programma – ancora Corva – sono tre. Innanzitutto, il mantenimento del livello dei diritti della Comunità nazionale italiana, portando avanti il discorso intavolato con i primi ministri croato e italiano al fine d’istituire il tavolo tecnico sull’attuazione del Trattato italo-croato sui diritti delle minoranze del 1996 sul quale io e Radin insistiamo. In secondo luogo, ma non per importanza, vogliamo garantire che le risorse continuino ad arrivare e che siano sufficienti. In questi quattro anni abbiamo portato circa 18 milioni di euro alla Cni. Mezzi che sono tutti stati destinati all’Unione italiana. Solo nel 2024 arriveranno 7 milioni di euro, di cui un milione sarà indirizzato alle Comunità degli italiani. Questi importi ormai sono il minimo indispensabile per poter funzionare. Inoltre, vogliamo dare il nostro contributo alla stabilità della Cni e delle sue strutture a iniziare dall’Ui. Avendo a Zagabria una situazione tranquilla si possono affrontare le sfide con maggiore serenità e saggezza”.

Si considera il delfino di Radin?
“Mi considero una persona che grazie al lavoro e alle collaborazioni fatte finora è pronta a nuove sfide. Da Radin e da altre persone ho imparato tanto e sono consapevole di poter imparare ancora molto, in particolare in riferimento ai circoli zagabresi”.

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