Nelle ultime due legislature i deputati delle minoranze sono stati un partner solido e affidabile della coalizione di governo ed è certo che continueranno a svolgere un ruolo significativo in futuro, indipendentemente da come andranno le elezioni. Nella decima legislatura, quella appena conclusa, i rappresentanti delle minoranze nazionali sono stati un fattore politico e una forza che in termini numerici non è rimasta indietro rispetto a quelle opzioni politiche (Movimento patriottico, Most e Možemo!) che si presume, nei prossimi anni, insieme ai due principali partiti HDZ e SDP, dovrebbero svolgere un ruolo importante. Pertanto, è realistico presumere che anche dopo queste elezioni, i rappresentanti delle minoranze insieme, ma forse individualmente, influenzeranno in modo significativo la composizione della futura maggioranza parlamentare. Per questo motivo c’è da aspettarsi che dai soliti noti vengano sollevate nuovamente le questioni della legittimità della presenza dei deputati minoritari in Parlamento, inclusa l’accusa frequente e stupida di etnobusiness politico. Come se i legittimi negoziati per formare la maggioranza di governo e poi all’interno della coalizione da parte dei parlamentari delle etnie dovesse essere qualcosa di diverso rispetto alle discussioni considerate ovviamente legittime tra i rappresentanti del popolo maggioritario. Pertanto è importante avvertire che le sfide all’istituto dei deputati delle minoranze sono molto ampie e provengono non solo dallo spettro politico di destra (soprattutto dalla parte di estrema destra), ma anche da sinistra. Ciò che hanno in comune è l’incomprensione o il rifiuto del ruolo potenziale dei parlamentari delle minoranze, il cui significato e le funzioni sfugge loro. E da un’analisi più sistematica, è facile vedere che la rappresentanza politica delle minoranze e la partecipazione alla politica nazionale ai massimi livelli possono portare molti più benefici della loro eliminazione, che qualcuno vorrebbe, come dimostrato da singole iniziative nel passato provenienti sia da destra che da sinistra.
Rappresentanza politica
La garanzia del diritto alla rappresentanza politica delle minoranze era stata esplicitamente introdotta nella Costituzione croata nel 2000, quando era stato definito che, oltre al diritto di voto generale, alle Comunità nazionali fosse concesso anche un diritto di voto speciale, aggiuntivo. Si accettava di fatto la tesi secondo cui, viste le reali circostanze della società croata, dovevano essere introdotti ulteriori meccanismi di uguaglianza per le minoranze nazionali. Tanto più che l’isteria antiminoritaria può svilupparsi nei confronti di alcune minoranze nazionali e poi può facilmente colpire anche altre etnie.
Alto livello di responsabilità
Siniša Tatalović, un tempo consigliere del presidente Ivo Josipović, ma anche uno dei massimi esperti di questioni relative alle minoranze, professore alla Facoltà di scienze politiche di Zagabria, sottolinea che “non si può semplicemente chiedere l’integrazione delle minoranze nella comunità politica senza che la maggioranza sia aperta alle identità minoritarie e al loro rispetto. L’attuale modello di rappresentanza politica delle minoranze nazionali rappresenta oggi ciò che è necessario affinché le minoranze nazionali abbiano canali di comunicazione in campo politico, possano esprimere i propri interessi e sappiano armonizzarli con gli interessi della maggioranza nell’organo politico più importante della Repubblica di Croazia, che è il Parlamento. Inoltre permette di evidenziare i diritti e i problemi delle minoranze nazionali a livello locale – dove esiste anche una rappresentanza delle etnie – che altrimenti passerebbero inosservati. Gli appartenenti alle minoranze nazionali hanno mostrato anche un alto livello di responsabilità per il progresso dell’intera comunità politica. Abbiamo vissuto una crisi causata dalla pandemia, poi una minacciosa crisi energetica ed economica, tutte situazioni in cui è importante che il Governo sia stabile. E il Governo è rimasto stabile nelle ultime due legislature grazie ai rappresentanti delle minoranze nazionali, che rappresentano una sorta di fattore stabilizzante all’interno dell’ordine democratico croato”.
Mutua solidarietà
In questa direzione si muove anche il noto analista politico Davor Gjenero, il quale ricorda che dal 2003 in poi quasi ogni maggioranza parlamentare è dipesa dal sostegno dei rappresentanti delle minoranze ed è stata sviluppata una cultura di mutua solidarietà e cooperazione tra i deputati delle etnie. Gjenero ritiene che “sia stata creata una cultura politica di integrazione dell’élite politica minoritaria nel processo decisionale politico. È stato dimostrato che l’élite politica delle minoranze si è affermata come un partner affidabile della maggioranza al potere. C’è stato uno sviluppo della cultura politica nazionale: da un lato, i rappresentanti delle minoranze rispettano il significato di stabilità politica, e dall’altro, per i detentori del potere è diventato evidente che non hanno il diritto di prendere decisioni riguardanti i membri delle minoranze nazionali, senza consultare e accordarsi con i loro rappresentanti”.
Partner affidabili
Dopo le elezioni del 2016 i deputati delle minoranze nazionali si sono uniti alla maggioranza parlamentare come partner di coalizione. E uno dei risultati chiave di quella decisione è stata la determinazione dell’Esecutivo di sostenere i diritti delle minoranze e le loro esigenze in modo molto concreto, non solo dichiarativo. In tal modo i Programmi operativi per le minoranze nazionali del Governo della Repubblica di Croazia per il periodo 2017-2020, adottati per la prima volta, sono diventati parte ufficiale del programma dell’Esecutivo. Sono stati proprio questi Programmi operativi (che si sono ripetuti in forma ancora più elaborata e ricca nel periodo 2021-2024) una dimostrazione concreta che anche le minoranze nazionali consolidate come quella italiana, ungherese o ceca non hanno ancora risolto alcuni problemi, che andrebbero superati in linea con i trattati interstatali. Inoltre, ci sono problemi evidenti che si manifestano soprattutto attraverso le minoranze nazionali, ma rappresentano questioni più ampie e importanti della società croata nel suo insieme.
I Programmi operativi
Così, ad esempio, nei primi Programmi operativi era previsto un organismo speciale per la promozione della pace e della tolleranza, la lotta all’incitamento all’odio, al razzismo e alla discriminazione. Nei nuovi Programmi operativi per il periodo 2021-2024 una parte speciale si riferiva alla promozione della pace e della tolleranza e alla repressione dei crimini d’odio (così, ad esempio, sono stati adottati i Protocolli del governo sulla lotta ai crimini d’odio, che rappresentano un significativo passo avanti nella lotta contro questo problema sociale). Sono state sollevate anche importanti questioni relative al sistema educativo (non solo i diritti all’istruzione o alla lingua delle minoranze), compresa l’importanza di presentare le minoranze nazionali nelle politiche educative e nel curriculum nazionale per l’intera popolazione scolastica. La vicepremier uscente con delega per le attività sociali e i diritti umani, Anja Šimpraga, ha sottolineato che per la costruzione di una società inclusiva, prospera e democratica, è importante che attraverso il sistema scolastico i giovani prendano coscienza del valore di una società multiculturale e del riconoscimento della diversità come risorsa e non come peso o minaccia per la società. Sfortunatamente, molti di questi problemi non sono né presenti né consapevoli nella visione della maggioranza, e le necessità delle minoranze sono spesso ridotte a diritti “folclorici” nella mentalità corrente.
Le sfide all’integrazione
La vicepremier Anja Šimpraga ha sottolineato, in questo contesto, che è estremamente importante dimostrare che la cooperazione tra il governo e le minoranze nazionali (che è stata in gran parte realizzata attraverso i Programmi operativi) sta a0 significare che le etnie sono parte integrante della politica e della società croata, che hanno bisogno della cooperazione con la maggioranza, ma anche che la maggioranza ha bisogno delle minoranze. Pertanto i Programmi operativi sono stati uno strumento importante per l’integrazione sociale delle minoranze, ma anche per la lotta contro le sfide che impediscono tale integrazione. Anche se i Programmi operativi non sono un documento perfetto, sono certamente uno standard che difficilmente può essere abbassato senza minare la posizione e mettere a repentaglio i diritti delle minoranze nazionali.
Gli unici difensori
Sfortunatamente, questa campagna elettorale ha evidenziato anche il vecchio problema – sottolineato dall’analista Davor Gjenero – costituito dal fatto che i partiti politici croati pensano poco o per niente alle minoranze nazionali, e per questo motivo i loro rappresentanti parlamentari specifici rimangono gli unici difensori affidabili dei loro interessi e bisogni. Nei programmi politici dei partiti non ci sono quasi le minoranze. Come dire, i diritti delle minoranze dipendono in larga misura dai rappresentanti delle minoranze, perché la maggioranza, realisticamente, non si preoccupa molto di loro. Quindi, in ogni caso, i parlamentari delle minoranze non dovrebbero essere percepiti come un ago della bilancia, ma come un fattore che porterà il gruppo dirigente nazionale (qualunque esso sia) dalla parte giusta non solo per quanto riguarda i diritti delle Comunità nazionali, ma anche per alcune questioni importanti per l’ulteriore sviluppo della società croata.
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