Croazia in semifinale, Dalić: «Ora non ci fermiamo più»

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Croazia in semifinale, Dalić: «Ora non ci fermiamo più»

Non è neanche più una sorpresa. Altro che “hanno quattro anni in più rispetto al 2018”, “giocano senza un vero centravanti”, “non c’è ricambio generazionale”. La Croazia è uno dei peggiori clienti che possono capitare sulla strada di chi ha voglia di alzare la Coppa del Mondo. Soprattutto dagli ottavi di finale in poi perché la nazionale a scacchi biancorossi nella fase a eliminazione diretta si trasforma in una corazzata, capace di mandare a casa il Brasile di Neymar (che aggancia il mito Pelé a quota 77 centri in nazionale, ma è una magra consolazione).
Come nel 1998 e nel 2018, la Croazia supera il girone e vola fino alla semifinale. Un dato fantascientifico: Modrić e soci sono un diesel che carbura lento. E si esalta quando la palla scotta, come contro il Giappone e il Brasile: in entrambi i casi la Croazia è andata sotto nel punteggio e ha trovato la forza di pareggiare. Un altro dato interessante: in questo Mondiale la squadra di Zlatko Dalić ha vinto soltanto una partita nei 90 minuti, quella contro il Canada 4-1 nella fase a gironi. Poi solo dolcissimi pareggi.
Ci sarebbe poi da parlare del rapporto che i biancorossi hanno con l’extratime: dal Mondiale francese del ‘98 hanno giocato 10 partite a eliminazione diretta e in 5 di queste si è dovuti andare oltre il 90’. I croati le hanno portate a casa in tutte e cinque le occasioni: nel 2018 hanno fatto piangere Danimarca e Russia (ai rigori) e Inghilterra (ai supplementari), stavolta i rigori che “matano” nipponici e verdeoro.

«Fuori dal mondo»

Zlatko Dalić ha fatto fatica a guardare per l’ennesima volta il thriller dal dischetto, poi all’errore di Marquinhos si è lasciato un po’ andare, senza tuttavia mai perdere il suo aplomb. “È semplicemente pazzesco! I ragazzi sono stati fantastici – le prime parole del selezionatore croato dopo l’impresa contro i Neymar e compagni –. Abbiamo eliminato forse la squadra più forte del Mondiale. La nostra forza sta nella capacità di esaltarci quando conta maggiormente. Guai a sottovalutarci. E ora non intendiamo fermarci sul più bello. Per un Paese di tre milioni e mezzo di abitanti raggiungere per due volte di fila la semifinale di un Mondiale è un risultato fuori dal mondo”.
Come contro il Giappone, anche stavolta la copertina è tutta per Livaković. E non soltanto per il primo rigore respinto a Rodrygo, ma anche per le parate che hanno tenuto a galla la squadra nei momenti di maggiore sofferenza. “Un sogno – esclama incredulo il portierone della Dinamo –. Abbiamo lottato per 120 minuti e oltre meritandoci questa semifinale. Il Brasile? Per me resta la nazionale più forte e completa, però siamo stati bravi a contenerli concedendo veramente pochissimo. Non abbiamo mai mollato, anche quando siamo andati sotto nel punteggio, che dal punto di vista psicologico è stata una mazzata”.
Fatica a trovare le parole anche Bruno Petković, il cui sinistro dal limite al 116’ ha annullato il vantaggio di Neymar e allungato la contesa ai calci dagli undici metri. “Il gol più bello della mia vita. I rigori? Quando hai in squadra Livaković diventa tutto più facile. I rigori sono sempre un terno al lotto. C’è tantissima tensione e non è facile gestire il momento. Però questa squadra ha carattere da vendere. Comunque non abbiamo ancora fatto nulla e il meglio deve ancora venire”, sogna a occhi aperti il centravanti della Dinamo.
Mbappé è lontano, ma…
Il folle volo della Croazia verso il sogno chiamato Coppa del Mondo si è interrotto, nel 1998 e nel 2018, sempre per mano della Francia. Stavolta Mbappé è lontano: può incrociare gli scacchi biancorossi solamente in un’eventuale finale, che poi sarebbe un remake di Russia 2018. Ora è presto per pensarci, ma intanto la piccola Croazia ha abbattuto la “cicala” Brasile e adesso tocca ai croati ballare…

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