Croazia in Schengen: è il giorno del sì

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Croazia in Schengen: è il giorno del sì
Un valico di confine tra Croazia e Slovenia sul territorio istriano. Foto: EXPA/ Sebastian Pucher

Non è certamente il caso di stappare lo spumante in anticipo. Fatto sta comunque che a Zagabria si respira un clima di cauto ottimismo alla vigilia della riunione – che si prospetta dal sapore storico – del Consiglio Giustizia e Affari Interni, in programma oggi e domani, 8 e 9 dicembre, alla quale dovrebbe essere dato il via libera definitivo all’adesione della Croazia allo Spazio Schengen. Se tutto andrà per il verso giusto a Capodanno si festeggeranno due successi in contemporanea: il Paese, infatti, da un lato farà il suo ingresso ufficiale nell’Eurozona, mentre dall’altro verranno meno le barriere confinarie con la Slovenia e l’Ungheria. Se l’ottimismo del premier croato Andrej Plenković troverà conferma, dunque, il 1.mo gennaio del 2023 passeranno alla storia i 73 posti di blocco alle frontiere della Croazia con la Slovenia e l’Ungheria e anche le file chilometriche ai confini. Vi sarà un’area di libera circolazione dalla Croazia all’Italia e anche più in là.

L’attesa in Istria

È l’Istria in particolare, divisa da una frontiera che rende dura la vita ai transfrontalieri e in genere alle popolazioni che vivono a cavallo del confine, ad attendere con il fiato sospeso la decisione del Consiglio Giustizia e Affari Interni dell’Unione che, se tutto andrà bene, dovrebbe arrivare già oggi. Per ottenere il via libera serve una decisione unanime dei Paesi dell’Unione che fanno parte dell’Area senza confini. Non si voterà soltanto per l’adesione della Croazia, ma anche per quella di Romania e Bulgaria. È sufficiente che uno Stato si tiri indietro per far naufragare il tutto. Ogni Paese membro in pratica dispone del diritto di veto. In ogni caso sul tavolo ci saranno due delibere, una riguardante la Croazia e l’altra concernente, in pacchetto, Romania e Bulgaria. Per quanto riguarda la Croazia la votazione, viste le prese di posizione della vigilia dei “Paesi scettici”, ossia Olanda e Austria, sembra scontata e positiva, mentre Bulgaria e Romania, secondo fonti di Bruxelles, dovranno attendere ancora il via libera definitivo.

Se tutto andrà bene chissà che non si decida di anticipare la caduta delle barriere a prima delle feste natalizie per permettere ai viaggiatori e ai tanti turisti che si recano a sciare sulle montagne in Slovenia e Italia di varcare la frontiera croato-slovena senza inutili code chilometriche. Ad accogliere con entusiasmo la fine dei controlli confinari saranno sicuramente anche gli autotrasportatori che attualmente perdono alle frontiere dalle sei alle dieci ore alla settimana.

La festa slovena del 2007

In fin dei conti quando la Slovenia era entrata nell’Area senza frontiere le barriere erano cadute alla vigilia di Natale. L’appuntamento storico con Schengen era avvenuto nel penultimo weekend del 2007. Già allora si era festeggiato l’ingresso della Slovenia in Schengen e l’abbattimento delle guardiole e delle pensiline della Polizia di frontiera, che dal 22 dicembre di quell’anno erano passate alla storia, non servendo più per i controlli dei documenti per il passaggio tra i due Paesi.
Allora come oggi, per chi ha sempre vissuto con il confine alle spalle, magari a pochi chilometri da casa, quello era stato un passaggio importante e lo sarà forse ancor più fra qualche settimana nel cuore dell’Istria. Per chi ha sempre sognato la libertà, il confine di circolazione, la caduta delle barriere è un passaggio fatto in ritardo.
In questi ultimi anni sono state molte le realtà che da entrambi i lati del confine sulla Dragogna chiedevano il superamento di quella barriera o almeno il suo allentamento con l’apertura di valichi secondari per i transfrontalieri, segno di una nuova società che vedeva in quella linea un’inutile sbarramento alla libertà di movimento. Ora tutto dovrebbe cambiare in un’area dove a prescindere dalle barriere confinarie già vige un clima europeo, multiculturale e plurilingue. Schengen sarà soltanto la ciliegina sulla torta, con ricadute però estremamente positive per l’economia e soprattutto per il turismo.

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