Consulta. Tutto ancora in alto mare (foto)

Movimentata la sessione dell’Assemblea dell’Unione Italiana svoltasi alla CI di Albona. Focus sul nodo dell’UI di Capodistria

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Consulta. Tutto ancora in alto mare (foto)
Foto Goran Žiković

Per il presidente dell’Assemblea dell’Unione Italiana, Paolo Demarin, è in vigore l’articolo 9 del Regolamento di procedura, per cui il coordinatore dell’UI con sede a Capodistria è il presidente Maurizio Tremul. Perché, richiamandosi alle “carte”, non sarebbe possibile riconoscere la nomina di Astrid Del Ben, scelta invece da una parte della Consulta capodistriana il 9 gennaio, in seduta separata. Questo, in estrema sintesi, l’esito, se così si può definire, della riunione di ieri sera, terzo atto, dopo quello di Verteneglio – dove è stata bocciata un’iniziativa tesa a emendare il Regolamento di procedura dell’Assemblea – e di Dignano, a fine febbraio – dove si è preso atto della decisione del gruppo di consiglieri dell’UI di Capodistria –, di una faccenda molto complessa e difficile e che riguarda gli atti fondamentali dei due bracci dell’associazione. Che risultano in disarmonia.

Il dibattito, più movimentato del solito, che si è sviluppato ad Albona, dove ai consiglieri sono stati forniti verbali e delibere che attestano la registrazione di Astrid Del Ben invece di Maurizio Tremul al succitato ruolo, più che placare ha ulteriormente esasperato gli animi e invece di fornire chiarezze ha sollevato ulteriori dubbi. Beninteso, non era quello che Demarin avrebbe voluto. Apparso provato alla fine dei lavori, a tratti anche innervosito, sotto pressione, come ha ammesso egli stesso, ha tagliato corto, a momenti anche mortificando gli stessi consiglieri, richiamandoli più volte alla concretezza, a fornire proposte fattibili.

Non le ha, obiettivamente, ottenute, o perlomeno non quelle che sperava. Alla fine, non gli è rimasto altro che constatare di avere le mani legate, visti i meccanismi e gli strumenti a disposizione, così come la maggioranza in aula. “Io mi assumerò le mie responsabilità, ma dovremmo farlo tutti quanti”, ha concluso. Non è escluso, a questo punto, che getti la spugna. Nella sua lunga premessa, fatta in apertura della sessione, aveva infatti chiesto la fiducia, ossia pieno mandato per cercare di arrivare a una sintesi insieme, attraverso il confronto costruttivo e il dialogo con tutte le parti coinvolte, fermo restando che l’Unione Italiana è una sola, riconosciuta a livello internazionale nel suo ruolo di rappresentante dei connazionali di Croazia e Slovenia, interlocutore istituzionale con gli Stati (de iure o de facto), e che l’Assemblea dell’UI di Fiume, con i suoi 75 seggi, raggruppa tutte le Comunità degli Italiani.

L’idea di Demarin era trovare una soluzione che migliorasse il funzionamento dell’associazione, attuando in pratica una ristrutturazione o riforma a piccoli passi. “Stiamo perdendo troppo tempo in scontri banali, rischiamo di perdere il filo del nostro operato, ci sono troppe sfide che abbiamo davanti a noi per continuare a farci battaglia tra di noi”, ha osservato Demarin. Alcuni consiglieri erano propensi ad andare avanti, accettando la volontà della Consulta ed armonizzando statuti e regolamenti con quelle che sono le leggi degli Stati (come ad esempio il rovignese Gianclaudio Pellizzer, i fiumani Flavio Cossetto e Sandro Vrancich, o l’isolano Robi Štule), altri invece hanno insistito perché tale scelta non venisse accettata (tra cui Andreino Maglievaz di Lussinpiccolo), mentre il presidente della Giunta esecutiva, Marin Corva, ha messo le mani avanti circa le conseguenze, anche sotto l’aspetto operativo e che riguardano il funzionamento dell’UI di Capodistria. “Se la Giunta esecutiva sarà obbligata ad attuare le deliberazioni dell’Assemblea, io dico subito che non farò mai cose ritenute inattuabili e illegali”, ha messo le mani avanti. Il presidente Tremul ha suggerito di acquisire tutte le informazioni, di fare tutte le verifiche necessarie, presso le competenti autorità, di prendere in considerazione tutte le opzioni, prima di prendere delle posizioni. In definitiva, sono stati fatti dei ricorsi sulla decisione dell’Unità amministrativa di Capodistria e la pratica sta seguendo il suo iter.

Ricordato Pietro Varljen
Si è aperta con il commosso ricordo della figura di Pietro Varljen, già consigliere dell’Assemblea e storico presidente della Comunità degli Italiani di Abbazia, la decima sessione ordinaria del parlamentino dell’Unione Italiana. Per lo spirito con cui si è dedicato, per tutta la sua vita, alla Comunità Nazionale Italiana, per l’impegno e la passione che ha sempre profuso nel corso del suo operato, “può essere d’esempio per tutti, in particolare per i giovani”, ha sottolineato il presidente dell’Assemblea, Paolo Demarin, invitando l’aula a osservare un minuto di silenzio alla memoria di Varljen.

Presso il teatrino di Albona si sono riuniti mercoledì sera 40 consiglieri, il presidente dell’UI, Maurizio Tremul, e quello della Giunta esecutiva, Marin Corva, la coordinatrice dell’UI di Capodistria, Astrid Del Ben, il deputato della CNI al Parlamento sloveno, Felice Žiža, la vicepresidente della Regione Istria, Jessica Acquavita, il direttore dell’Edit, Christiana Babić, la presidente del Consiglio d’amministrazione dell’ente giornalistico editoriale della CNI, Debora Radolović. Augurando buon lavoro e dando il benvenuto, a salutare i presenti è stato Tullio Vorano, del Comitato direttivo, a nome suo e anche della presidente della CI “Giuseppina Martinuzzi”, Daniela Mohorović, assente per altri impegni inderogabili.

Tra i primi punti all’ordine del giorno, dopo il punto sulle interrogazioni, interpellanze e mozioni, l’informazione sul bilancio consuntivo dell’Edit, che ha ottenuto luce verde, ma anche i complimenti di alcuni consiglieri, come l’umaghese Roberta Lakošeljac, per il lavoro che è stato svolto.

Foto Goran Žiković
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