Cenone di Capodanno tra desideri e costi elevati

Macellerie prese d’assalto, come se non ci fosse domani. Pesa ancora la tavola di Natale, ma non si rinuncia ai sapori del Veglione. La richiesta ha ritoccato i prezzi

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Cenone di Capodanno tra desideri e costi elevati

A tavola, si torna nuovamente a banchettare. Certo che in questo periodo dell’anno le occasioni per i pranzi e le cene di lusso non mancano. Non abbiamo ancora smaltito le calorie di Natale, che già ci aspettano gli arrosti del cenone di Capodanno. Eppure, è così che funziona. Vediamo che cosa succede nelle rivendite al pianterreno del mercato coperto. La solita solfa: le macellerie sono prese d’assalto, le code s’allungano fino all’uscita, i clienti si spostano a passo di lumaca e gli acquisti procedono più o meno allo stesso ritmo. A occhio e croce, i prezzi sono lievitati in pochi giorni almeno del venti per cento. Le scaloppine di manzo hanno raggiunto il limite estremo di 80 kune al chilogrammo, quelle di vitello sono offerte a non meno di 100 kune o anche a 105 kune il chilogrammo e sono diventate un lusso o quasi. Persino le costole del vitello, più ossa che carne, ora si vendono a 65 kune il chilogrammo, mentre delle banalissime polpette modellate col pangrattato, quindi la più comune carne tritata e speziata, si vende ora a 50 kune il chilo. E la carne buona per l’arrosto del Veglione? Ecco qua, il prezzo è servito: sono 85 kune per un chilogrammo di agnello e 55 per un chilogrammo di maialino da latte, da vendere a quarti, zampe e testa inclusi nel pacco. Di conseguenza, il prezzo del pacco da portare a casa gonfia l’importo dello scontrino al punto che bisogna lasciare al macellaio diverse centinaia di kune. Certo che i vegetariani in questo periodo dell’anno hanno vita più facile (e le tasche piene). Un rotolo di seitan farcito con contorno di lenticchie e i funghi trifolati accanto, sembrano un pasto di tutto rispetto; anzi lo sono sicuramente, e in più c’è il vantaggio di digerire facilmente senza i trattamenti detox d’inizio anno. Ma si tratta di scelte di vita e quindi non facciamo il tifo per nessuno.
Cenone carnivoro
Vediamo che cosa cucinano i polesi per la notte di San Silvestro. Un signore di mezza età che vive di rendita e può permettersi il lusso di fare beneficenza, ci racconta il suo veglione tradizionale: “Ogni anno la stessa storia. Guardi: si comprano quintali di carne come se non esistesse un domani e poi si sbuffa perché ci siamo rimpinzati troppo. Ma anch’io predico bene e razzolo male. Domani sera mia moglie preparerà la porchetta e la mangeranno tutti tranne me, perché non mi va l’odore, e quindi preferisco la bisteccona tradizionale. Va bene, una un po’ più grassa della media. Siamo decisamente dei carnivori, noialtri, c’è poco da dire”.
Un signore fresco di pensionamento acquista una delle due metà di un agnello che il macellaio vende a 85 kune il chilogrammo. Come lo preparerà? “Che domande!? Al forno, con le patate”, ci risponde già con l’acquolina alla bocca. Ma siamo proprio certi che sia un agnello nostrano e non – Dio ci guardi – romeno o giù di lì? Pronta la risposte dell’acquirente: “Guardi qua: così piccoli, di appena 8 chili, sono nostrani per forza. Dove lo trova un agnello così piccolo tra quelli che arrivano dalla Romania? Non bastasse ancora, conosco l’allevatore e quindi non c’è nessun rischio”. Tra i clienti del mercato coperto interpelliamo anche una signora di mezza età con l’aria spaesata di chi cerca, ma non trova. La solita domanda: che cosa cucina per il veglione? Ed ecco la risposta che ci fornisce la donna: “Non ne ho la più pallida idea! È un pezzo che giro tra questi banchi della carne e dei salumi senza idee e senza desideri: è da Natale che non abbiamo smesso di mangiare! Prima perché era Natale, poi perché ci sono rimasti troppi avanzi, infine perché per combinazione mio marito festeggia il compleanno il 27 dicembre. E ora dovrei tornare a cucinare e a fare dei dolci? Ma per carità. Ormai ho solo voglia di un minestrone di verdure”.

Deserti, invece, i banchi del pesce

Pesce e verdura
Di converso, in pescheria non c’è anima viva. E stanno togliendo il disturbo anche quei pochi rivenditori che si sono degnati di presentarsi sul posto di lavoro. Come mai non c’è pesce? È perché tutti a Capodanno mangiano carne oppure è una questione di fermo pesca? “Stiamo chiudendo signora, ma è inutile tornare anche dopo Capodanno. È in corso il fermo pesca per le sardelle e durerà fino a metà gennaio, se non di più. Se non si pescano le sardelle, non si pesca nient’altro, questo è chiaro. È un mese di magra, questo, e bisogna tirare a campare così come ci tocca”.
Al contrario in Piazza del Popolo fa freddo, ma almeno c’è merce, c’è gente e si vende. La disponibilità di ortaggi non è niente male, fermo restando che si tratta comunque di un’offerta di stagione e quindi limitata. Le verdure che vanno per la maggiore sono bietole e spinaci, cavoli cappucci e broccoli, oltre ovviamente alle radici commestibili per bolliti e insalate. Visto il freddo, i prezzi stanno inevitabilmente lievitando. Si arriva a spendere 100 kune per un chilo di insalate pregiate o miste come la valerianella e il radicchio di primo taglio. Il meno nobile radicchio rosso è già più conveniente: con 20 kune si riempie la borsa e c’è da mangiarne in quattro per una settimana. Piuttosto, è già scadente la scelta della frutta, che si limita alle riserve di mele, limoni e arance dell’ultimo raccolto. Se qualcuno ha dei kiwi è già un lusso.

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