Bilinguismo. Le leggi ci sono e vanno attuate

A Palazzo Pretorio riunita la Commissione parlamentare per le Comunità nazionali. A guidare i lavori, in italiano, è stato il deputato della CNI, Felice Žiža

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Bilinguismo. Le leggi ci sono e vanno attuate

Il diritto al bilinguismo per le Comunità nazionali autoctone, italiana e ungherese, che vivono in Slovenia è stato esaminato sotto tutti gli aspetti possibili ieri mattina a Palazzo Pretorio. La Commissione parlamentare per le nazionalità, in ottemperanza al programma di lavoro, ha organizzato una seduta nel territorio in cui vivono gli italiani. Vi hanno preso parte gli esponenti dei Ministeri competenti in materia di attuazione del bilinguismo (Pubblica amministrazione, Giustizia e Cultura), l’Ufficio governativo per le questioni minoritarie, le Unità amministrative della fascia costiera e dei quattro Comuni del territorio. Ampia anche la rappresentanza della Comunità Nazionale Italiana.
Le posizioni governative
I lavori sono stati guidati, in italiano, dal deputato della CNI Felice Žiža che – dopo i saluti del sindaco capodistriano, Aleš Bržan –, ha sottolineato l’importanza di questa capillare verifica dell’attuazione del bilinguismo. Ha dato la parola ai funzionari ministeriali, che sostanzialmente hanno ripetuto quanto già sentito in occasioni precedenti. La normativa slovena in materia sarebbe molto buona, la sua applicazione presenterebbe ancora incongruenze, ma sarebbero stati fatti progressi e si cercherà di migliorare ulteriormente. In particolare sarebbe ora più facile reperire la modulistica necessaria per il disbrigo delle procedure amministrative, esisterebbe la disponibilità dei dipendenti di sbrigare le pratiche anche in italiano e a rilascire poi delibere bilingui. Particolari agevolazioni giungono ai cittadini italiani dai siti Internet dell’Amministrazione pubblica, dove l’italiano è presente come lingua ufficiale, assieme all’ungherese. I passi avanti, stando ai rappresentanti del governo, sarebbero evidenti, sebbene ci siano anche ulteriori margini di miglioramento.
Su questa visione delle cose non hanno concordato del tutto i rappresentanti della CNI presenti all’incontro.
Lavorare sulla percezione
Il vicesindaco di Capodistria, Mario Steffè, si è soffermato sulla percezione della presenza italiana che gli appartenenti alla maggioranza hanno sul territorio, una percezione non sempre positiva. Le vicissitudini storiche, le divisioni risalenti a vari periodi hanno lasciato il segno, ma appare evidente la scarsa conoscenza delle giovani generazioni sul perché della presenza italiana in un territorio in cui le sue radici e tradizioni sono fortemente presenti. Il suo pensiero è stato ripreso dal presidente della CAN costiera, Alberto Scheriani, che non ha condiviso, invece, le posizioni governative riguardo a quelli che vengono definiti importanti progressi nella realizzazione del bilinguismo. Il divario tra le norme e la loro attuazione rimane grave, la conoscenza della lingua italiana nelle istituzioni non è sufficiente, non tutti i funzionari, medici o magistrati che dovrebbero conoscere la lingua italiana ne hanno padronanza.
Livello d’insegnamento dell’italiano
Scarso sarebbe anche il livello d’insegnamento dell’italiano nelle scuole slovene e questo inciderebbe direttamente sulla conoscenza della lingua italiana da parte degli appartenenti alla maggioranza. Il rapporto che s’instaura tra le componenti della società deve essere migliorato favorendo la conoscenza reciproca anche onde evitare che i connazionali si sentano ghettizzati e stigmatizzati se usano la loro lingua.
Controlli puntuali d’ufficio
La conoscenza della storia e in generale della CNI autoctona, è stata posta in risalto anche dal presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, che ha definito valida l’iniziativa di riunire a Capodistria deputati e funzionari del governo. Tremul ha elogiato i siti Internet della Pubblica amministrazione, per poi rilevare il problema della scarsa applicazione delle norme. Ha chiesto agli organi competenti, soprattutto agli Ispettorati, d’intervenire d’ufficio per rimuovere le violazioni del bilinguismo, senza attendere specifici esposti. Importanti sono anche i progetti europei promossi dall’UI e dalla CAN, incentrati su cultura e lingua minoritarie, nonché la collaborazione con la comunità slovena nella Regione FVG.
I rappresentanti della CNI hanno replicato in modo deciso ai nuovi appunti circa un uso molto limitato della lingua materna nei rapporti con gli organi statali da parte degli appartenenti alle minoranze. Ciò dipende in buona parte, è stato detto, dalla disponibilità dei funzionari e va associato a un timore derivante dal passato, quando usare l’italiano poteva essere penalizzante.
Le conclusioni
Tirando le conclusioni, la Commissione parlamentare ha esortato i Ministeri a continuare nel loro impegno per l’attuazione coerente del bilinguismo, per migliorare le competenze linguistiche dei funzionari e per far percepire le Comunità nazionali autoctone come un valore aggiunto nei territori dove vivono e non come una minaccia per la popolazione di maggioranza. Pur riconoscendo l’importanza della riunione svoltasi a Capodistria, i presenti che conoscono bene la tutela dei diritti minoritari, non hanno potuto sorvolare sul fatto che si continui a parlare da anni degli stessi problemi e che i passi avanti siano minimi e troppo lenti. È necessario, però, insistere nelle sedi deputate, iniziando dal Gruppo di lavoro interministeriale.

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