I «Verdi» ad Albona: no al carbone a Fianona

L’operatività della centrale al centro dello scontento dei cittadini

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I «Verdi» ad Albona: no al carbone a Fianona

Non c’è alcun motivo per cui Fianona 1 dovrebbe essere ricostruita. Il prolungamento della sua vita è solo un grande desiderio dei lobbisti che vogliono guadagnare in poco tempo milioni di euro a scapito della salute umana e dell’ambiente”. Lo ha sottolineato ieri, in una conferenza stampa tenutasi nella sala consiliare della Città di Albona, Josip Anton Rupnik, presidente del Partito dei Verdi.
Secondo quanto detto, l’incontro con i giornalisti è stato convocato su richiesta di un gruppo di cittadini dell’Albonese che, come ha confermato Rupnik, ha voluto che i Verdi tornino a parlare della problematica delle due centrali termoelettriche a carbone a Porto Fianona, gestite dalla società statale responsabile per la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica “Hrvatska elektroprivreda” (HEP). I cittadini hanno invitato i Verdi di Rupnik a soffermarsi, innanzitutto, sul rilascio, da parte del Ministero della Tutela dell’ambiente e dell’Energia, del nuovo permesso ambientale per Fianona 1. Quest’ultima, essendo operante da una cinquantina di anni e non avendo la tecnologia necessaria per funzionare in accordo con gli attuali standard ambientali validi a livello dell’Unione europea, avrebbe dovuto chiudere i battenti alla fine del 2017. Tuttavia, il gestore ha deciso di richiedere al ministero competente l’approvazione del prolungamento della sua vita di 15 o 20 anni, promettendo una ricostruzione dello stabilimento finalizzata al suo adattamento ai tempi moderni. “È un altro tentativo di ingannare la gente”, dice Rupnik, secondo il quale, le conferme che il carbone è sempre stato e rimane una pessima scelta (anche) per gli impianti termoelettrici arrivano da diverse parti del mondo. E anche l’Albonese ha già detto “no” al carbone a Porto Fianona. A suo avviso, “è sufficiente seguire quanto accade a livello internazionale” per capire che il carbone come combustibile, essendo pericoloso per l’ambiente e la salute umana, continua a essere sostituito, in molti Paesi europei, con fonti energetiche rinnovabili, “di cui la Croazia abbonda”.
Fonti rinnovabili
“La domanda fondamentale è perché l’HEP e il governo croato non abbiano lavorato negli ultimi anni, in modo intenso, alla creazione delle condizioni necessarie per continuare a produrre l’energia elettrica con tecnologie basate sulle fonti energetiche rinnovabili”, ha sottolineato Rupnik, dicendo che il suo partito era anche negli anni Novanta dello scorso secolo uno dei promotori del gas come combustibile per Fianona 2, impianto inaugurato in quegli anni. Stando alle sue, uno dei “peccati” dell’HEP sono anche le perdite di energia elettrica sulla rete di distribuzione: servirebbe, dice, un’analisi delle regioni in Croazia per stabilire dove le quantità dell’energia elettrica sono insufficienti e costruire i necessari impianti lì, vicino agli utenti e ricorrendo a fonti di energia rinnovabili. Tra le domande che i Verdi di Rupnik vorrebbero avanzare al governo croato c’è anche quella legata ai vari trattati e convenzioni internazionali che pure la Croazia ha firmato, ma non li rispetta. Secondo il partito di Rupnik, la ricostruzione delle centrali a Porto Fianona sarebbe accettabile se, al posto del carbone importato, il combustibile fosse il gas e se fosse impiegata la tecnologia di cogenerazione.
Violazione dei diritti dell’uomo
“Saranno i cittadini e l’ambiente della Regione istriana e di quella litoraneo-montana a pagare il prezzo di Fianona 1”, ha affermato la vicepresidente dei Verdi, Gordana Ferenčić, stando alla quale sarebbe “interessante sapere quale sarebbe l’esito di una causa legale presso la Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo”. “Ci chiediamo se ci siano dei Paesi a cui è permesso realizzare i progetti ai quali si oppongono i cittadini e con i quali si violano i diritti dell’uomo in modo così eclatante”, ha aggiunto Ferenčić, la cui lista delle domande ha compreso pure quella riguardo ai motivi per cui per la ricostruzione di Fianona 1 non sia stato preso in considerazione anche il gas. I Verdi chiedono, inoltre, chi garantisce la qualità e il prezzo del carbone importato e sottolineano l’importanza della compilazione della Strategia per gli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile, ma anche quella di una strategia per migliorare l’efficienza energetica. “Siamo decisamente contrari all’utilizzo del carbone come fonte energetica, perché le conseguenze per l’ambiente saranno irreversibili, ma anche perché i diritti della popolazione in Istria saranno violati. Un altro motivo è il fatto che si tratta di un pessimo investimento”, ha concluso Ferenčić.

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