11 settembre. Vent’anni dopo, il triste ricordo dell’America

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11 settembre. Vent’anni dopo, il triste ricordo dell’America

“Mentre continuiamo a riprenderci da questa tragedia, sappiamo per certo che non c’è nulla che l’America non possa superare. I semi del caos, piantati quel settembre da coloro che desideravano ferirci, sono fioriti invece in campi di speranza per un futuro più luminoso”: Joe Biden cerca di infondere ottimismo in occasione del ventennale degli attentati di al Qaeda alle Torri Gemelle e al Pentagono, e di quello fallito contro Capitol Hill. È il primo anniversario senza la guerra in Afghanistan lanciata poche settimane dopo contro la rete di Osama bin Laden (e i talebani che l’avevano ospitata), la più lunga della storia americana. Ma con l’ombra del caotico ritiro deciso da Biden, che la prossima settimana sarà sotto i riflettori del Congresso con la prima audizione del segretario di Stato, Antony Blinken.
Fu un attacco inimmaginabile ai simboli del potere finanziario e militare dell’America, un colpo senza precedenti alla democrazia americana e a quella di tutti i Paesi occidentali, che si riverbera sino ad oggi, con la crisi afghana. “Atti codardi nati da un odio perverso che hanno cambiato la nostra nazione per sempre”, ha ammesso il presidente, sottolineando che 20 anni dopo quel “giorno di terrore, i traumi, il dolore e la ricerca di giustizia – sia personale che collettiva – perseguitano ancora i nostri ricordi”.
Tutta l’America si fermerà per ricordare, con cerimonie, preghiere, fiaccolate, rintocchi di campane, concerti come il Requiem di Verdi al Met con 500 posti riservati ai famigliari delle vittime. I media americani non mancano intanto di rimarcare le ombre di questi 20 anni, dopo i quali peraltro sempre più americani pensano che il Paese sia cambiato in peggio e sia meno sicuro, secondo un sondaggio del Washington Post.

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