Ucraina, completato ritiro Russia da Kherson: issata bandiera Kiev

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Ucraina, completato ritiro Russia da Kherson: issata bandiera Kiev

(Adnkronos) – Il ministero della Difesa in Russia ha annunciato il completamento del ritiro delle forze militari dalla città di Kherson alla sponda orientale del fiume Dnepr, rende noto l’agenzia turca Anadolu.  

L’esercito ucraino ha issato la bandiera ucraina nella piazza principale della città dopo che le forze russe hanno annunciato il ritiro delle truppe dalla regione. “I nostri partigiani hanno issato la bandiera ucraina nel centro di Kherson”, hanno detto le autorità, aggiungendo che la bandiera si trova in Piazza della Libertà, dove ci sono i principali uffici del governo.  

“Gli invasori russi continuano a depredare gli insediamenti dai quali si stanno ritirando. Il nemico sta anche cercando di danneggiare il più possibile le linee elettriche e altri elementi dei trasporti e delle infrastrutture critiche della regione di Kherson” aveva riferito lo stato maggiore delle forze armate ucraine, facendo il punto sulla ritirata delle truppe di Mosca dalla regione di Kherson. 

DISTRUTTO PARZIALMENTE PONTE ANTONOVSKY A KHERSON – Il ponte Antonovsky sul fiume Dnpr, a Kherson, è stato parzialmente distrutto. Lo riportano media ucraini e russi. In particolare, il giornalista russo della Komsomolskaya Pravda, Oleksandr Kots, ha pubblicato su Telegram un video della distruzione del ponte, al quale mancano due campate. Al momento non ci sono commenti ufficiali da parte delle autorità locali e della leadership politico-militare dell’Ucraina in merito alla distruzione del ponte. 

CREMLINO: “RITIRO NON E’ UMILIANTE” – Il Cremlino ha escluso qualsiasi modifica dello status della regione di Kherson conseguentemente al ritiro delle truppe russe sulla riva sinistra del Dnepr. Il territorio fa parte “della Federazione Russa, questo status è legalmente definito e fissato. Non ci sono e non possono esserci cambiamenti”, ha affermato il portavoce presidenziale Dmitry Peskov, in un riferimento all’annessione della regione il 30 settembre scorso. 

Quanto al ritiro russo e se questo possa apparire come un colpo al prestigio della dirigenza russa, Peskov ha detto che “esistono valutazioni opposte in proposito. E in ogni caso la situazione non è umiliante. Ma non vorremmo commentare né in un modo né in un altro, continua un’operazione militare speciale”. 

ATTACCO A MYKOLAIV – E’ di 6 morti il bilancio delle vittime a seguito di un attacco missilistico la scorsa notte contro un edificio residenziale a Mykolaiv. Lo ha riferito il sindaco della città Oleksandr Sienkovych. In precedenza si era parlato di due morti e due feriti nel raid. Ma il sindaco ha precisato che “i soccorritori hanno rimosso altri tre corpi, un uomo e due donne, da sotto le macerie della casa. Sei persone sono morte per l’impatto sull’edificio residenziale”. 

“Mykolaiv. La cinica risposta dello stato terrorista ai nostri successi al fronte – ha scritto Volodymyr Zelensky su Telegram – Un colpo a un edificio residenziale di cinque piani. Distrutto dal 5° al 1° piano. Purtroppo ci sono morti e feriti. Sono in corso le operazioni di ricerca e soccorso. La Russia non abbandona le sue spregevoli tattiche. Noi non rinunceremo alla nostra lotta. Gli occupanti saranno responsabili di ogni crimine contro l’Ucraina e gli ucraini”.  

SEGRETARIO DI ‘RUSSIA UNITA’ ILLESO DOPO ATTENTATO A LISICHANSK – Andrei Turchak, il segretario generale di Russia Unita, il partito di governo russo, è uscito illeso da un attentato durante una visita nell’Ucraina orientale. Lo hanno confermato i parlamentari russi. Il convoglio su cui viaggiava Turchak è stato assaltato a Lisichansk, città della Repubblica popolare di Lugansk recentemente incorporata dalla Russia, mentre tornava da un ospedale dove aveva fatto visita ai feriti in combattimento. “Sulla via del ritorno, Turchak e il suo staff sono stati attaccati. Nessuno è rimasto ferito, ma la loro auto è stata danneggiata”, ha detto il primo vicepresidente della camera bassa del parlamento russo, Viktor Vodolatski, all’agenzia Tass. 

 

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