INSEGNANDO S’IMPARA Il serpeggiare del Natale: consumismo senza ritegno

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INSEGNANDO S’IMPARA Il serpeggiare del Natale: consumismo senza ritegno

Il bozzetto di questa settimana è uno sfogo che spera di incapsulare i sentimenti di molte altre persone che sono confuse da quello che vedono nei negozi già dalla fine di agosto. Prima di addentrarmi nel tema vorrei ritornare al titolo prendendola un po’ alla larga, ma confido nella pazienza dei nostri lettori.

Se avete mai letto una biografia o guardato qualche documentario sui serial killer (non di professione), avrete notato che seguono tutti più o meno un modello di comportamento simile. Iniziano a uccidere e, di solito, tra la prima e la seconda vittima passa del tempo, intervallo che via via si accorcia fino al momento in cui, sicuri di continuare a farla franca, cominciano a colpire senza ritegno. La stessa cosa succede per i ladri “opportunistici” (non di professione), cioè quelli che si trovano al crocevia del passaggio di denaro, in massima parte pubblico, e che non possono fare a meno di “ridirezionare” una porzione di questo bel traffico verso il proprio portafoglio. Se la cosa riesce una volta e non se ne accorge nessuno, ci provano ancora e poi lo rifanno di nuovo, finché anche loro perdono il ritegno sentendosi quasi in diritto di far man bassa del denaro “di nessuno” essendo pubblico.

Quello di cui vorrei discutere non è un crimine, ma dovrebbe diventarlo. Sto parlando dei supermercati che grondano di decorazioni natalizie già quando noi abbiamo ancora addosso il sapore delle vacanze estive. In alcuni supermercati di Belfast ancor prima dell’equinozio d’autunno nella sezione “seasonal” (stagionale) due intere corsie vengono allestite con materiale natalizio. Di solito accanto ce n’è una terza dedicata a Halloween (a cui manca ancora un mese e mezzo!). Anche se abito qui da trent’anni, non riesco a capacitarmi da questa progressiva perdita di ritegno dei conglomerati commerciali. Una volta la gente si lamentava quando Natale arrivava già alla fine di novembre. Dopodiché da qualche parte è stata presa la decisione che Halloween avrebbe fatto da spartiacque e al primo novembre si aprivano le porte alla valanga luccicante di palline, luci e festoni. Poi in un momento in cui eravamo distratti, la data è slittata ad ottobre, al che qualcuno deve aver commentato “settembre, ottobre, stessa cosa, via!” cosicché adesso ci troviamo nella presente situazione. La cosa allarmante è che in realtà le decorazioni sono in vendita già dalla fine di agosto, ma in maniera più discreta. Ma solo due settimane dopo lo si fa senza ritegno! Questo fenomeno è talmente noto da meritarsi anche un nome e cognome “Christmas Creep – il serpeggiare del Natale”. Il temine è nato negli Stati Uniti, ma ormai descrive anche la situazione in Europa.

E di serpeggiamento si tratta, in quanto la vipera consumistica si insinua spietata, colpendo senza tregua, annientando quel poco di sacro che era rimasto nella festa. Lo sappiamo perché il materiale natalizio in vendita nei supermercati è solo l’inizio. Seguono a ruota i cartelloni e il battage pubblicitario senza pietà. Qui ci sorbiamo praticamente due mesi di spot che iniziano con la frase “This Christmas – Questo Natale” e giù una cascata di profumi, gioielli, prodotti di lusso e non, fino alla nausea. Roba da urlare al televisore di smetterla. Senza contare che il povero personale dei negozi deve subirsi fino a dieci settimane di trapanamento del cervello ad opera della musica natalizia. Ditemi chi di loro, arrivato alla Vigilia, non vorrebbe strozzare Mariah Carey?

Il paradosso, o per meglio dire l’insulto finale, è che questa coercizione a spendere e acquisire sempre più cose, funziona. Lo sforzo concertato delle multinazionali della produzione, assistite dalle multinazionali della persuasione, riesce ad infrangere le dighe dell’autocontrollo cosicché ogni anno si compie la rituale orgia consumistica. Potete immaginare in che stato sono i supermercati una settimana prima del 25 dicembre. Altro che magia e calore del Santo Natale! Qua si vedono persone incattivite e agguerrite che spingono DUE carrelli stracolmi di roba alla volta, per quelli che alla fine sono solo due giorni di chiusura dei supermercati (anche meno, se si calcola che alcuni negozi aprono a Santo Stefano). E che almeno finisse lì. Ma dal 27 comincia la pazza corsa ai saldi. In altre parole il meccanismo del consumismo non si arresta mai.

Adesso mi dicono che la stessa cosa sta succedendo anche da noi in Istria. Il che è triste oltre ogni dire. Se c’era qualcosa che mi provocava un attacco acuto di nostalgia erano proprio le nostre tradizioni autunnali che io non mi godo da tutti questi anni. L’allegra fatica della vendemmia, il fermentare del mosto, San Martino, poi la raccolta delle olive e il rituale di portarle al “torcio”, per tornare con il nostro miracoloso denso liquido dorato. Mi chiedo perché si dovrebbero barattare i bellissimi colori fiammeggianti delle foglie d’autunno con il circo scintillante del Natale? Perché non averli entrambi, ognuno a suo tempo? E soprattutto, perché noi non abbiamo voce in capitolo?

Ci sono stati vari tentativi di denunciare il problema, ma nessuno che offra soluzioni realistiche. Anche se, da consumatori, volessimo esprimere il nostro dissenso, a chi farlo? Oltre che essere più potenti delle autorità di molti stati, un’altra prerogativa delle multinazionali è quella di essere senza volto. Almeno sulla carta d’identità di Amazon c’è la foto di Jeff Bezos. Ma chi sta dietro ai nostri supermercati?

Però, se si è riusciti a regolamentare la loro chiusura in determinate domeniche, non dovrebbe essere difficile regolamentare anche i periodi di vendita del materiale natalizio. Questo sì che potrebbe essere il buon proposito per l’anno a venire. Immaginate, noi piccoli consumatori che riusciamo a frenare l’avidità senza ritegno dei conglomerati. Forse potremo prendere ispirazione da Jonathan Swift e dalla sua descrizione dei piccoli Lillipuziani che riescono a incatenare il gigante Gulliver. In altre parole, si può fare.

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