Rijeka, solo una giornata storta?

Il pesante KO interno con lo Slaven Belupo fa più male del previsto e arriva nel momento meno opportuno, ovvero a una settimana dalla pausa invernale

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Rijeka, solo una giornata storta?
I giocatori fiumani escono dal campo a testa bassa dopo l’incredibile sconfitta. Foto: Nel Pavletic/PIXSELL

E adesso apriti cielo, con tanto di fischi alla squadra e critiche all’allenatore. Dimenticando tutto quanto fatto di buono negli ultimi mesi e nelle undici partite senza sconfitta. Il KO con lo Slaven Belupo, quanto inatteso tanto scioccante per il punteggio finale (4-2), fa più male del previsto e arriva nel momento meno opportuno, ovvero a una settimana dalla pausa invernale. Invece di un Capodanno sereno il Rijeka scivola in classifica a -8 dall’Hajduk e si fa superare dalla Dinamo, in una classifica comunque incompleta e poco indicativa. Fatto sta che nelle ultime due uscite, contro Osijek e Slaven, i fiumani si siano giocati l’occasione di rimanere francobollati agli spalatini e di poter forse ambire con diritto al titolo. Per carità, non vogliamo assolutamente negare che il 2-4 con lo Slaven rappresenti nel suo piccolo una specie di Waterloo, con allenatore Željko Sopić nella parte di Napoleone, però una giornata storta può effettivamente capitare a tutti. È successo anche alla Dinamo e all’Hajduk, accadrà a tutti anche in futuro perché fa parte del calcio. Poi è ovvio che ognuno deve prendersi le proprie responsabilità e fare in modo che non si ripeta spesso.

“Quando si perde è sempre colpa dell’allenatore, quando si vince i meriti vanno invece ai giocatori. Nel calcio e nello sport in generale funziona così – dice, sicuramente un po’ in modo ironico, Sopić –. Bisogna ammettere che abbiamo disputato una pessima partita, ricca di errori tecnici e tattici. Sono stati troppi i giocatori sottotono, in pratica l’unico a salvarsi è stato Veldin Hodža, il quale si è dannato l’anima. Insomma, troppo poco per poter ambire a un risultato positivo”.

Željko Sopić difende i suoi giocatori dalle critiche.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ
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Le assenze e il «caso» Selahi
Un’attenuante potrebbero essere le tante assenze, dall’infortunato Bruno Goda agli squalificati Ivan Smolčić e Niko Janković, senza dimenticare un Lindon Selahi messo fuori rosa. Proprio il “caso” dell’albanese divide parecchio i tifosi e l’opinione pubblica. “Non ci sono scusanti per una prova collettiva simile. Nemmeno le assenze possono influire a tal punto. In quanto a Selahi, eravamo vicini al prolungamento, ma poi il suo agente ha bloccato tutto. A quel punto la dirigenza ha preso la sua decisione e io mi sono adeguato. Lindon è un bravissimo giocatore, la cui mancanza si fa sentire, però la situazione è questa. Non ho altro da aggiungere, queste sono domande da fare alla società. Tornando alla partita, ammetto di essere un po’ sorpreso in quanto questi tipo di errori non sono caratteristici del Rijeka. Il secondo gol ci ha tagliato le gambe e poi era difficile rientrare in partita. Dobbiamo analizzare bene quanto successo. Diciamo che lo Slaven Belupo ha approfittato nei nostri regali. Potevamo passare in vantaggio già al 3’, ma non abbiamo segnato e poi la fortuna ci ha voltato le spalle. Però ci abbiamo messo del nostro. Loro hanno segnato quattro gol in quattro conclusioni, due delle quali in ripartenze”.

Critiche un po’ fuori luogo
Come detto, nessuno si aspettava una disfatta simile. Qualcuno, però, ha forse esagerato nelle critiche… “Questa squadra non perdeva una partita da tre mesi e pertanto mi sembra assolutamente fuori luogo fischiarla e insultarla. Mi chiedo chi di questi signori non ha avuto una giornata storta o giù di lì. Non approvo per nulla un comportamento simile, un tifoso dovrebbe capire il momento di difficoltà e sostenere i giocatori. Se la prendano con il sottoscritto, non ho problemi a recitare il mea culpa. Io i miei ragazzi li difenderò a spada tratta: se servirà tirar loro le orecchie lo farò nello spogliatoio. Ripeto: abbiamo giocato malissimo e le critiche ci stanno, ma non drammatizziamo. Poi, è vero che siamo in democrazia e che ognuno può dire o fare ciò che vuole, anche al di là del buon gusto. Non ho nessuna intenzione di litigare con i tifosi, ma certi comportamenti non li tollero proprio”, aggiunge, nel suo solito stile piccante, il tecnico zagabrese sulla panchina dei fiumani.

Rialzare subito la testa
Inutile piangere sul latte versato, meglio rimboccarsi le maniche e cercare di farsi trovare pronti per la gara interna con il Rudeš che segnerà la fine del girone autunnale. “Quando successo in Rijeka-Slaven e Dinamo-Rudeš conferma che non ci sono partite facili e scontate. Loro sono con l’acqua alla gola e ogni punto è importantissimo. Finché c’è vita c’è speranza e, credetemi, so di che cosa parlo visto che la scorsa stagione abbiamo compiuto un piccolo miracolo al Gorica. Il Rudeš verrà qui per provare a sorprendere e questo è del tutto lecito e condivisibile. Noi potremo contare su Smolčić e Janković, ma in compenso non ci sarà lo squalificato Čabraja. Forse vi sembrerà strano, ma questo tipo di partite sono quelle più difficili da preparare per noi allenatori. Non voglio assolutamente che qualche giocatore sia già con la testa alle vacanze di fine anno. Dobbiamo rialzare la testa e chiudere il 2023 con una vittoria. Poi ci sarà l’occasione per rifiatare e presentarci alla ripresa degli allenamenti carichi al massimo”.

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