Rijeka Il problema sta nelle teste o nelle gambe?

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Rijeka Il problema sta nelle teste o nelle gambe?

FIUME | Non è certo una sorpresa che dopo nove giornate la Dinamo sia da sola in vetta alla classifica, una situazione a cui in Croazia si è abituati. Soltanto due stagioni fa, quando il Rijeka vinse il suo primo e unico titolo, seguito poi dal successo anche in Coppa Croazia, ci fu una sosta temporanea. Oggi, però, dopo 9 partite i 7 punti di distacco dalla vetta sono davvero troppi e i trend non sembrano favorevoli ai fiumani per un recupero in tempi brevi. Sembra che le cose vadano per inerzia, come nell’ultima partita di campionato, pareggiata per 0-0 a Rujevica. Si scende in campo convinti e determinati, si creano occasioni che vengono regolarmente sciupate e poi cala il ritmo nella ripresa: non c’è più fame di gol e a un quarto d’ora dal triplice fischio è chiaro a tutti che le chance di segnare sono minime. Questa è la percezione dagli spalti, che domenica sera hanno cominciato a vuotarsi ben prima della fine della gara, anche se, per essere sinceri, vi è stato un guizzo, un rigore negato che avrebbe potuto cambiare tutto qualora fosse stato concesso. È anche una questione di episodi, di errori arbitrali, a condizionare la classifica del Rijeka. Altre volte, pur giocando male, il risultato è arrivato, ma in quei casi non si è parlato di crisi.
L’allenatore Matjaž Kek, da 5 anni e mezzo alla guida del Rijeka, di crisi ne ha già superate e questa, come ha dichiarato nei giorni scorsi il direttore sportivo Srećko Juričić, non è la più grave. Il problema è che dopo una stagione storica ne è arrivata una così così e quindi un’altra, quella in corso, deludente fin dall’inizio. L’eliminazione nei preliminari di Europa League ad opera dei norvegesi del Sarpsborg ha tagliato le gambe a un Rijeka che dava l’impressione di poter nuovamente infastidire la Dinamo nella corsa per il titolo nazionale. Per tutto quello che si è visto da allora, superare la Dinamo appare come una chimera. A Kek non sono mai piaciuti i paragoni tra la squadra attuale e quelle precedenti perché il Rijeka, per natura, è costretto a vendere per fare cassa e riproporsi, di anno in anno, con una rosa inedita.

La partenza di Bradarić e gli infortuni

Rispetto alla squadra che la scorsa stagione è arrivata seconda (dopo una primavera straordinaria), l’unico che manca davvero è Filip Bradarić, passato al Cagliari dopo aver preso parte alla spedizione croata ai Mondiali in Russia. Non è un mediano qualunque e a Rujevica se ne sente la mancanza. Nella filosofia di Kek questo ruolo è fondamentale perché è da qui che il Rijeka ha saputo trasformare in gol un’azione difensiva. Lì in mezzo, tra la linea dei difensori, occorre un uomo d’ordine, un metronomo che allo stesso tempo abbia un’idea che non sia soltanto quella di servire il giocatore più vicino. Se nel calcio tutto inizia da una buona difesa, occorre ricordare che in questo reparto Kek ha avuto tanti problemi dovendosi limitare a due soli difensori centrali, Punčec ed Escoval, a causa dell’indisponibilità di Župarić, alle prese con una fastidiosa e dolorosa sinusite. Dopo un primo intervento a cui si è sottoposto a Fiume non ci sono stati i miglioramenti auspicati, per cui nei giorni scorsi ha cercato in Germania delle risposte. Anche se non c’è ancora nulla di ufficiale, lo stopper potrebbe rientrare soltanto per le ultime due o tre partite prima della sosta invernale. Tra gli infortunati di questo scorcio di stagione c’era anche il terzino sinistro Zuta, operato al menisco e tornato in squadra, ma non ancora ai suoi livelli abituali. Non sono al massimo nemmeno i convalescenti Acosty e Gorgon, mentre Heber, miglior calciatore della Prima Lega della scorsa stagione secondo il sondaggio del quotidiano Sportske novosti, è ancora in forte dubbio per il prossimo incontro con il Gorica. Con questi tre nomi in attacco, se in condizioni ottimali, il Rijeka avrebbe probabilmente raccolto qualche punto in più. La differenza che si può notare tra il Rijeka delle ultime annate e quello attuale è il rendimento nella ripresa, quando, di solito, erano i fiumani a fare la differenza. Anche trovandosi in svantaggio, molte volte sapevano rimontare e vincere, dimostrando allo stesso tempo tenuta atletica e mentalità vincente. Cos’è che manca oggi? È una questione di preparazione atletica oppure sta tutto nelle teste dei calciatori? La scorsa estate il Rijeka si è congedato, per motivi a noi ignoti, da Ugo Maranza, che è stato preparatore atletico fin dall’inizio dell’”era Kek”. In un modo o nell’altro cerchiamo di capire che cosa sia successo a Rujevica, dove la delusione oggi è proporzionale alle aspettative di inizio stagione. Tutte queste analisi e valutazioni, più o meno azzeccate, non sarebbero magari state necessarie
se, per esempio, all’87’ di Rijeka-Slaven l’arbitro avesse concesso il rigore ai fiumani.

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