ORLANDERIE Rožman si riscopre un allenatore all’italiana

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ORLANDERIE Rožman si riscopre un allenatore all’italiana

La bora nasce a Segna, si sposa a Fiume e muore a Trieste. Lo ha scoperto anche Simon Rožman, allenatore del Rijeka, che nella partita dei quarti di Coppa è andato a… nozze, ottenendo una vittoria strepitosa. Erano in pochi a crederci. Nenad Bjelica, allenatore di quell’imbattibile Dinamo europea, ha cercato di incartare la beffa in alcuni refoli di bora. Cadendo nel ridicolo.
La bora, ovviamente, si è sposata quel mercoledì a Rujevica e ha costretto i giocatori di entrambe le squadre a mettercela tutta per controllare un pallone che a momenti sembrava impazzito. Il Rijeka ha vinto grazie all’allenatore Simon Rožman! La “calligrafia” è tutta sua. Ha dato scacco matto a Bjelica cambiando modulo. Dal suo calcio d’attacco è passato al 3-5-2 o al 5-3-1-1, scelta subordinata all’avversario e alla… bora. Ha letteralmente imbavagliato la Dinamo con il modulo che Carlos Bilardo utilizzò nel 1986 portando l’Argentina di Diego Maradona alla conquista del titolo mondiale battendo nella finale all’Azteca di Città del Messico, davanti a 114.600 spettatori, la Germania Ovest dei vari Briegel, Matthäus, Rummenigge, Magath… Walter Smith alla guida degli scozzesi del Rangers conquisto sette titoli consecutivi. Ma ci sono anche la Juventus di Conte e Allegri, come pure Miroslav Ćiro Blažević, il padre del 3-5-2 con la Croazia ai mondiali di Francia nel 1998. “Era avanguardia”, dice il buon Ćiro, il quale però afferma che oggi i moduli non esistono. Tutti devono muoversi in tutti i settori del campo…
Mah… Comunque sia, Simon Rožman ha colto due vittorie in cinque giorni, entrambe con uno striminzito 1-0 ai danni della Dinamo e dello Slaven Belupo ed entrambe schierando la squadra con il 3-5-2; difensivo quello con la Dinamo, più offensivo quello con lo Slaven.
Il modulo è entrato nel calcio italiano negli anni ‘70 dello scorso secolo, come un evoluzione dello storico catenaccio, ma soprattutto come derivazione della zona mista. Consente di ribaltare in breve tempo l’azione difensiva in gioco d’attacco.
Il Rijeka di Simon Rožman si scopre concreto, bene organizzato nella fase difensiva con Velkovski una rivelazione nel ruolo di libero, ma anche Smolčić in quello di stopper. Davanti tre centrocampisti: Halilović, Lepinjica e Lončar, pronti al sacrificio, ma anche a designare il gioco offensivo. Correre! Lottare! Un nuovo Rijeka rispetto alla prima di campionato con la Lokomotiva a Zagabria.
Questo Rijeka è… tutto pepe, con Štefulj grande rivelazione sulla fascia sinistra. Suoi, infatti i due cross che hanno mandato Čolak all’appuntamento con il gol.
Identica la squadra iniziale contro Dinamo e Slaven. Modulo e uomini. Sarà interessante vedere quale sarà la strada che Rožman prenderà domenica prossima con il Gorica. Il Gorica, aihmè, allenato da quel Sergej Jakirović, giocatore del Rijeka nel 2007 ai tempi in cui sulla panchina fiumana c’era Zlatko Dalić, che ha vinto cinque volte su sei…
Squadra (e modulo) che vince non si cambia.

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