Ivan Krstanović: «Giocherò fino a quando mi divertirò»

L’ex attaccante del Rijeka, 39 anni, ora allo Slaven Belupo, non smette di segnare e ha raggiunto la cifra di 119 gol nel massimo campionato croato. L’ultima sua rete ha condannato i fiumani

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Ivan Krstanović: «Giocherò fino a quando mi divertirò»
Ivan Krstanović in azione nella gara di domenica a Koprivnica. Foto: VJERAN ZGANEC ROGULJA/PIXSELL

I tifosi del Rijeka se lo ricordano esattamente tale quale domenica sera: forse un po’ “imbranato” nei movimenti per la sua statura, ma sempre un grande lottatore, che cerca di dare il massimo anche a 39 anni suonati. Se poi gli dai l’occasione di battere un calcio di rigore allora è praticamente inutile invocare il perdono. La sua è una sentenza. Ivan Krstanović, classe 1983 e 196 centimetri d’altezza, è fatto così. Lo ricordiamo benissimo per gli anni passati al Rijeka, dal 2013 al 2015, quando aveva fatto “litigare” la tifoseria: una parte non lo considerava all’altezza, l’altra lo adorava per il suo modo di essere e di fare le cose. Ai tanti gol facili sbagliati e alla scarsa spettacolarità nei movimenti rispondeva con una media di realizzazione dei calci di rigore da far impressione, senza dimenticare la dedizione e l’attaccamento alla maglia. Il 2-1 dello Slaven Belupo ai danni del Rijeka porta inevitabilmente anche la sua firma: occasione dal dischetto, rete bucata (nel vero senso della parola) e gol numero 119 nella massima divisione nazionale.

“Da sportivo gioco sempre per vincere, pur consapevole che non è sempre possibile farlo. Credo che non abbiamo rubato nulla e che i tre punti siano tutto sommato meritati. Poi, è chiaro che sarebbe potuta andare anche diversamente. Il Rijeka è una buona squadra, anche se i risultati non sono conformi alle attese. Ci sono tanti nuovi giocatori, sono cambiati gli allenatori, ed è chiaro che ci vuole del tempo per amalgamare il tutto. Questi ragazzi hanno qualità, ma forse peccano in fatto d’esperienza. Sono convinto che il Rijeka migliorerà con il tempo e che a fine campionato sarà nei quartieri alti”.

Per un Rijeka che piange uno Slaven che sogna l’Europa…
“Direi che abbiamo una rosa di qualità. Forse abbiamo troppi alti e bassi, ma capita un po’ a tutti. Non sono state molte le partite nelle quali abbiamo subito la classica lezione di gioco da parte degli avversari. A inizio stagione siamo partiti con l’obiettivo di evitare una stagione traumatica come quella scorsa, poi, dopo una serie di risultati positivi, abbiamo capito di poter chiudere quinti o sesti. Adesso siamo stabilmente quarti e sarebbe un peccato non puntare all’Europa. A fine stagione vedremo come andrà a finire, ma l’importante sarà avere la consapevolezza di avere dato il massimo”.

C’è un elisir della lunga vita calcistica?
“In molti mi chiedono quale sia effettivamente il mio segreto per giocare a quasi quarant’anni, ma sinceramente fatico a trovare una risposta precisa. Forse si tratta semplicemente di costituzione fisica e di genetica visto che anche mio padre è molto coriaceo per la sua età. A pensarci bene, forse un piccolo segreto c’è: a ogni allenamento arrivo in anticipo e faccio individualmente alcuni esercizi di prevenzione. Vero che ho una costituzione fisica particolare, ma 39 anni sono sempre tali e il fisico non è certo più quello di un giovanotto. L’alimentazione? Quella tipica del calciatore, anche se talvolta esco dagli schemi. Dopo tanti anni di sacrifici posso concedermi qualche piccolo peccato di gola”.

Nella classifica marcatori di tutti i tempi sei terzo. E se abbiamo capito bene non intendi fermarti
“Sì, con quello segnato al Rijeka sono arrivato a quota 119 gol. Davanti ci sono Davor Vugrinec con 145 e Igor Cvitanović con 126. Il primo è onestamente irraggiungibile, ma il secondo potrei anche scavalcarlo. Però non è un’ossessione: se capiterà l’occasione non mi tirerò certo indietro, altrimenti va bene anche così. Ciò che posso promettere è che cercherò di farmi trovare pronto ogni qualvolta l’allenatore mi chiamerà in causa. Al momento penso alla stagione in corso, poi in estate vedrò se sarà il caso di continuare oppure appendere le scarpette. Giocherò finché proverò piacere e fino a quando mi divertirò”.

Ai tempi della militanza nel Rijeka.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Il fatto che tu sia uno specialista dal dischetto lo sanno ormai tutti…
“Vero, il problema è che ormai lo hanno capito anche i portieri avversari. Per questo motivo ho cambiato ultimamente modo di calciarli. Prima riuscivo a ingannarli sempre alla stessa maniera, poi ho iniziato a vedere che cominciavano a leggermi. Diciamo che ho un mio piccolo segreto come approcciare al dischetto, ma non posso dirlo apertamente. A proposito del rigore trasformato contro il Rijeka è la prima volta che mi capita di bucare la rete: non sapevo di calciare così forte, anche se probabilmente la rete era un po’ sfilata”.

Torniamo un po’ al Rijeka, nel senso del periodo trascorso a Fiume…
“Sono stati quasi due anni meravigliosi. A Fiume e al Rijeka sono stato davvero molto felice. Tornare lì mi fa sentire quasi come a casa. Credo di aver lasciato un buon ricordo, almeno a giudicare dalla reazione dei tifosi che mi salutano e applaudono da avversario. Nella carriera di calciatore non capita spesso qualcosa del genere. In campo non mi sono mai risparmiato e ho sempre cercato di dare il massimo: alla fine il tifoso lo capisce e apprezza. Come quello del Rijeka così quello dello Slaven Belupo. D’altronde, dopo il rigore di domenica i tifosi di casa mi hanno applaudito, mentre i fiumani non mi hanno fischiato o insultato…”.

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