L’INTERVISTA. Rijeka, Jakirović: «Il futuro di Frigan? A saperlo…»

Il tecnico traccia un bilancio dei suoi primi sei mesi a Rujevica e guarda già al futuro. «Nella prossima stagione vedremo una squadra ancora più competitivs»

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L’INTERVISTA. Rijeka, Jakirović: «Il futuro di Frigan? A saperlo…»
Sergej Jakirović. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

L’immagine dei giocatori della Dinamo che in un Maksimir gremito festeggiano il titolo croato numero 24 ha fatto calare il sipario sulla stagione 2022/23. La maggior parte degli addetti ai lavori concorda sul fatto che c’è stato un livellamento verso il basso a livello tecnico, ma in compenso il campionato ha fatto divertire tifosi e appassionati, contrassegnato da incertezza, rimonte, ribaltoni, sorprese, delusioni, imprese clamorose. E poi ancora esoneri, colpi di mercato, giovani in rampa di lancio, polemiche, torti arbitrali. E infine rinascite. Come quella del Rijeka, che dopo un girone autunnale da incubo passato ad arrabattarsi nei bassifondi della classifica, ha saputo ripartire da zero e con una seconda parte di stagione tutta cuore e grinta è riuscito a strappare il quarto posto e a mettere in tasca il pass europeo. Una metamorfosi figlia soprattutto del lavoro di Sergej Jakirović, arrivato a inizio dicembre e capace in pochi mesi di trasformare un gruppo allo sbando in una squadra vincente. Per il tecnico di Mostar è ora tempo di fermarsi un attimo, di tracciare un bilancio dei suoi primi sei mesi a Rujevica, ma anche di puntare il mirino già sulla prossima stagione.

Qualche rimpianto per non aver centrato il terzo posto, che a un certo punto sembrava ampiamente alla portata?
“No. L’obiettivo era l’Europa e per raggiungerlo bastava anche il quarto posto. Un traguardo tutt’altro che scontato se pensiamo dove ci trovavamo a gennaio. Abbiamo disputato una grande seconda parte di stagione scavalcando diverse squadre che ci precedevano in classifica”.

Nelle ultime quattro partite sono arrivati solamente due punti. La sensazione è che la squadra abbia finito la benzina dopo aver inseguito a lungo il pass europeo.
“In un certo senso è normale considerando che a tirare la carretta è stato un gruppo di 15-16 giocatori. Però, d’altra parte, ci sono anche gli avversari, ovvero tante squadre rimaste in lotta per un posto in Europa praticamente fino alla fine. Qui nessuno ti regala nulla e non è facile vincere le partite. Nel finale c’è stata una flessione, è vero, però mi è piaciuto molto l’atteggiamento visto contro l’Osijek perché in campo i ragazzi continuavano a lottare malgrado la stanchezza e nonostante avessimo già centrato il nostro obiettivo. Ci tenevamo a vincere perché al Gradski vrt la vittoria manca da cinque anni. Non ci siamo riusciti, ma quantomeno abbiamo un po’ rovinato la festa dell’Osijek”.

Qual è stato l’aspetto più difficile da gestire in questi suoi primi sei mesi sulla panchina del Rijeka?
“Fare la selezione al momento del mio arrivo. Bisognava individuare e creare un gruppo di giocatori disposto a sacrificarsi e a dare tutto per questa maglia nel perseguimento dei nostri obiettivi. Altresì era necessario un significativo ridimensionamento della rosa in quanto c’erano troppi giocatori sotto contratto. Abbiamo dovuto fare tagli dolorosi pensando unicamente al bene del club. Un lavoro ingrato, però anche questo rientra tra i compiti di un allenatore”.

Già la scorsa estate il Rijeka aveva effettuato un primo tentativo per portarvi a Rujevica. Al suo arrivo a dicembre aveva poi spiegato che all’epoca i tempi non erano ancora maturi: perché?
“Innanzitutto perché avevo un contratto con lo Zrinjski e poi perché stavamo disputando l’Europa. In quel momento la società non mi avrebbe di certo liberato e comunque anch’io, in segno di rispetto e gratitudine verso un club in cui mi sono trovato veramente bene fin dal primo giorno, preferivo restare a Mostar. In secondo luogo venire al Rijeka avrebbe significato arrivare in corsa, con una rosa praticamente già fatta e senza quindi poter effettuare la mia selezione dei giocatori. Oltretutto con quel gruppo credo che avrei potuto fare ben poco, con il serio rischio di bruciarmi come accaduto a chi mi ha preceduto. A dicembre il discorso era invece ben diverso perché avevo la certezza di poter svolgere una preparazione completa e inoltre la società era disposta a darmi carta bianca per fare la mia selezione”.

Capitolo mercato: quali saranno le priorità per la prossima stagione?
“Ci sono richieste per diversi nostri giocatori perciò bisognerà agire in fretta in caso di cessioni. Avremo bisogno di almeno un rinforzo in ogni reparto. E quando dico rinforzo intendo un giocatore in grado di fare fin da subito la differenza. Negli ultimi mesi abbiamo valutato diversi profili, con alcuni ci sono stati anche dei contatti preliminari. Comunque sono fiducioso perché rispetto allo scorso inverno ora abbiamo una base molto più solida su cui costruire la squadra e sono certo che nella prossima stagione vedremo un Rijeka ancora più competitivo”.

Janković, Marin e Jurić inizieranno la preparazione con la Dinamo?
“Janković e Marin sicuramente, mentre purtroppo l’infortunio alla caviglia di Jurić si è rivelato più grave del previsto e non tornerà prima del prossimo anno. Dovremo trovare delle alternative”.

In pratica sta dicendo che Janković e Marin torneranno definitivamente al Maksimir?
“Direi che è anche normale avendo dimostrato tutto il loro valore disputando un ottimo girone primaverile. Tutte le opzioni restano aperte e dunque anche un loro ritorno, ma dipenderà tutto dai piani della Dinamo”.

Dove andrà Frigan?
“A saperlo… Matija è reduce da una seconda parte di stagione eccezionale. Tra poche settimane sarà protagonista all’Europeo Under 21 e anche lì avrà gli occhi addosso di numerosi scout e procuratori. Ha veramente tante richieste e non è un mistero che già nella finestra invernale la Dinamo avesse avviato una trattativa. La cosa più importante sarà come sempre soddisfare tutte e tre le parti coinvolte, ossia il club attuale, il giocatore e il nuovo acquirente”.

Crede che per la sua crescita gli converrebbe rimanere ancora per una stagione a Rujevica?
“È difficile dirlo. Molto dipende anche dalle sue ambizioni personali. Quel che è certo è che ha ancora ampi margini di crescita trattandosi di un giocatore giovane e ancora all’inizio del suo percorso”.

Teme uno smantellamento della rosa?
“Non temo nulla. Sono abituato a cambiare tanti giocatori. Come ogni estate ci sarà un grande viavai, ma la cosa più importante sarà non farsi cogliere impreparati e quindi avere già pronta l’alternativa nel momento in cui un giocatore andrà via”.

Lei stesso ha ammesso che, complici i limiti di budget, il Rijeka non potrà fare acquisti bensì affidarsi esclusivamente a prestiti e parametri zero. Ecco, quant’è frustrante per un allenatore ritrovarsi con le mani legate?
“In tutte le squadre che ho allenato mi sono ritrovato in questa stessa situazione perciò per me non è una novità. Le spese sono molto grandi e anche la pandemia ha lasciato il segno. Chiaramente non sui top club europei, ma su tutti gli altri sì. Abbiamo centrato la qualificazione in Europa e messo da parte un bel gruzzoletto derivante dai diritti televisivi, ma per compiere veramente il salto di qualità questo non è tuttavia sufficiente. I club in Croazia campano principalmente dalla vendita dei giocatori. Non è facile individuare un talento, riuscire a valorizzarlo e infine rivenderlo a buon prezzo, ma per un allenatore è anche una sfida molto stimolante”.

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