Vanno tutelate le piccole realtà editoriali locali

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Vanno tutelate le piccole realtà editoriali locali

ROMA | Una riforma ci sarà. Con tutta probabilità inciderà con una certa importanza sul sistema editoriale, ma non solo. Sul tavolo del governo oltre ai contributi pubblici (diretti e indiretti) all’editoria ci sono anche la tutela della professione giornalistica e quella dei diritti d’autore. I cambiamenti riguarderanno dunque tutto un comparto e saranno ad ampio raggio coinvolgendo anche l’Ordine dei giornalisti, la Siae e altre realtà. Ma non ci saranno tagli netti, né decisioni calate dall’alto. Lo annuncia il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Informazione e all’Editoria, Vito Crimi, che assicura: “Qualunque intervento volto a modificare il sostegno all’editoria, avrà una tempistica che consenta alle imprese di adeguarsi, non si dirà ‘da domani si fa questo’; voglio evitare shock, tutto sarà graduato e reso indolore”.

A settembre tre tavoli

L’intenzione del governo, sottolineata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Informazione e all’Editoria, Vito Crimi, è di avviare un dialogo nell’ambito del quale cercare assieme con i rappresentanti di tutta la filiera e con il mondo politico i percorsi da seguire per cancellare sì quelle che definisce “distorsioni del mercato”, ma evitando shock alle realtà editoriali imponendo cambiamenti significativi oggi per metterli in pratica da domani. Tanto per intenderci, la logica è quella applicata, ad esempio, per quanto riguarda la cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti. “Non c’è stato un taglio netto. L’attuazione è stata spalmata su tre anni”, ha ricordato Crimi, nel corso della seconda audizione svolta davanti alla Commissione Cultura di Montecitorio. Organismo parlamentare che, come da lui sottolineato, intende coinvolgere al massimo, alla pari di quello con pari competenze operante a Palazzo Madama e degli altri Comitati e Commissioni che dovranno essere coinvolti nella procedura che sancirà la riforma del sostegno all’editoria. Il sottosegretario, infatti, punta molto sul contributo parlamentare nella stesura delle nuove disposizioni e non intende escludere nemmeno gli esponenti delle categorie coinvolte. Rispondendo a una precisa domanda a riguardo ha anticipato che a settembre intende costituire tre tavoli di lavoro; con i giornalisti, con gli autori e con i rappresentanti di tutta la filiera editoriale.

Il contesto digitale

L’approccio quindi non fa pensare a stravolgimenti in tempi brevissimi, ma impone di guardare a quel domani in cui i cambiamenti prenderanno vita. La cosa desta, ovviamente, preoccupazione. Un sentimento condiviso da tutte le realtà interessate, ma che quelle particolarmente sensibili sentono con un’intensità ancora maggiore, perché temono che il mancato riconoscimento delle loro peculiarità porti alla loro cancellazione dal panorama dell’informazione con tutte le conseguenze negative del caso. Timori che il sottosegretario Crimi ha cercato di smussare sottolineando nel suo intervento a Montecitorio: “È noto che il Movimento cui appartengo da sempre ha posto una grande attenzione ai temi del sostegno pubblico, diretto e indiretto al settore dell’editoria. Con grande impegno politico e comunicativo, il Movimento 5 stelle ha ripetutamente evidenziato come il sostegno al sistema editoriale debba essere sostituito da forme di promozione di iniziative editoriali ispirate ai nuovi contesti digitali, a modelli di business più sostenibili e aperti all’innovazione e ai contributi dei cittadini”. Ha però anche fatto presente che “questa ben nota posizione, per altro espressa sin dagli albori della nostra azione politica, non deve essere intesa in contrasto con l’affermarsi di un’informazione plurale, effettivamente libera, professionale ed autorevole, in quanto tali elementi costituiscono un valore pubblico fondante della convivenza democratica. Al contrario, l’obiettivo dell’azione di governo che intendo svolgere nei prossimi mesi sarà volta a preservare i valori della libera informazione anche attraverso un compiuto ed organico intervento sull’intero sistema del sostegno pubblico diretto ed indiretto all’editoria”.

Trasparenza e rigidità

“Mi è ben noto che gli ultimi interventi normativi in materia, a partire dalla legge n. 103 del 2012 e fino alla più recente legge n. 198 del 2016, hanno perseguito, anche grazie alla spinta operata dalle forze d’opposizione, l’obiettivo di una maggiore trasparenza e maggiore rigidità di requisiti per l’erogazione dei contributi di cui beneficiano quotidiani e periodici costituiti da cooperative di giornalisti, ovvero appartenenti ad enti no-profit. Non disconosco che il risultato è stato quello di ridurre il peso per i contribuenti di tale sostegno pubblico (ora l’Italia, con i suoi 43 euro per abitante, si colloca in una posizione lontana ad esempio dalla Francia dove la spesa ammonta a 64 euro per abitante), ma non posso non rilevare che anche dopo questi interventi normativi perdurano ancora alcune anomalie. Basti pensare che sull’intero ammontare della contribuzione diretta, che a valori 2016 si attestava intorno ai 63 milioni, solo cinque quotidiani nazionali (Avvenire, Libero, Italia Oggi, Il Manifesto ed il Foglio) assorbono circa il 31 p.c. dell’intero stanziamento, creando un’asimmetria concorrenziale obiettiva con altri quotidiani nazionali che, in ragione del loro assetto societario, non possono accedere agli strumenti della contribuzione diretta”. Ma il quadro è ben più complesso. Questi contributi diretti sostengono anche una presenza capillare sul territorio, il diritto all’informazione nella lingua materna agli italiani all’estero e alle minoranze linguistiche in Italia.

Prevedere meccanismi particolari

“Al netto di queste singolarità – ha fatto presente anche Crimi –, devo peraltro sottolineare, per onestà intellettuale, che beneficiano della contribuzione diretta prevalentemente piccoli quotidiani e periodici fortemente radicati nelle diverse realtà territoriali. Si tratta di aziende comunque vitali e presenti nei mercati di rispettivo riferimento, le copie vendute da queste aziende su base annua sono oltre 95.000.000 (dati elaborati sulla base delle dichiarazioni certificate dalle società di revisione in sede di richiesta di contributo),che, a fronte di un contributo relativamente modesto, offrono un’informazione professionale che coinvolge significative fasce di popolazione impiegando oltre 1.600 fra giornalisti e poligrafici regolarmente assunti e retribuiti sulla base dei vigenti CCNNLL”. Una realtà importante, dunque, come ammesso da Crimi, che ha assicurato: “L’intervento organico che intendo promuovere, con il consenso di tutto il governo, cercherà di tenere conto di questo network costituito dalle piccole realtà editoriali che promuovono l’informazione professionale sul territorio, senza tuttavia sottrarle all’esigenza di assecondare l’onda lunga dell’innovazione”. Come dire, non ci saranno shock, ma il contesto sta cambiando sulla scia di un mondo che cambia e impone di coglierne i segnali. Un processo che comunque richiede tempo e un giusto accompagnamento da parte delle istituzioni chiamate a garantire che determinati meccanismi di tutela che esprimono standard democratici di rispetto delle diversità diventino, attraverso le leggi, dei diritti.

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