UPT. Tanti i quesiti che chiedono risposte

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UPT. Tanti i quesiti che chiedono risposte

TRIESTE | Come sistemare una macchina che non funziona da tempo? Il caso UPT ha aperto il vaso di Pandora. Ora tutti chiedono l’intervento del governatore della Regione FVG, Massimiliano Fedriga, che promette di incontrare tra breve l’UI, ma anche gli esuli e forse anche l’UPT. La situazione però ha bisogno di soluzioni che non arrivino dall’alto, ma di sciogliere i nodi di tanti anni di incomprensioni, sfide, campi e controcampi che hanno prodotto lo stallo al quale stiamo assistendo.
Ieri all’UPT sono stati firmati i mandati di pagamento all’UI che riportano serenità nella gestione della realtà comunitaria, ma ciò non può prescindere dall’analisi della situazione. È vero che ci sono Comunità degli Italiani non più funzionanti che appaiono ancora nella distribuzione dei fondi? È vero che l’Università di Pola riceve finanziamenti consistenti per un numero di studenti ridotto all’osso? Se ne è parlato ieri al Direttivo dell’UPT, insieme alla tempistica delle dimissioni della presidente Cristina Benussi, che hanno seguito un iter inaccettabile per cui sono da rifare. Risulta che non ci sia più all’interno dell’ente la figura del direttore amministrativo. Risulta che il bilancio non sia stato approvato nei tempi previsti dalla legge perché dall’Istria non sono arrivati nelle date richieste i resoconti dovuti.
Il direttore dell’ente, Fabrizio Somma, dopo i sei mesi di prova, non ha atteso la valutazione del Cda per stendere il contratto d’assunzione, ma l’ha preparato di suo pugno e l’ha fatto firmare dalla presidente.
Il deficit di 300/350 mila euro è un accumulo di più anni d’attività, ai quali si aggiungono gli ultimi 80/90mila euro per dei concerti che il ministero italiano ha richiesto di svolgere in Croazia senza previa programmazione. Dal vaso di Pandora continuano a uscire considerazioni piene di perché alla ricerca di una risposta difficile da trovare se non in un confronto franco e sereno che non ci potrà essere: al momento mancano le volontà per i rapporti compromessi. Potrebbe essere invece la fine di una collaborazione, l’inizio di un rapporto diretto tra UI e governo italiano, senza intermediari. Anche se così fosse il problema passerebbe al rapporto UI-Comunità degli Italiani che proprio la politica della Regione, nel mandato precedente, ha contribuito a mettere in crisi, sottolineando il problema di una legittimità rappresentativa che era stata da sempre il fulcro dell’unità comunitaria. Come in tutti i “divorzi” la responsabilità non è mai di uno solo dei coniugi e le accuse dell’uno contro l’altro rischiano di diventare velenose e pesanti. Solitamente sono i figli a portarne le conseguenze. Chi dovrà fare chiarezza, e succederà nei prossimi giorni, quando la macchina UPT verrà passata al setaccio per eliminare ciò che non funziona, dovrà capire quali capitoli delle leggi non sono stati applicati, dall’una e dall’altra parte, perché si sono seguiti percorsi non conformi ai programmi di previsione ma, nello stesso tempo, dovrà comprendere come recuperare ciò che è ancora in buono stato. A una condizione, che si faccia un’analisi completa nelle due direzioni. “UPT da una parte e UI dall’altra” ha dichiarato Piero Colavitti, rientrato nell’ente dopo diciotto anni. Che situazione ha trovato? “Difficile”, risponde senza sbilanciarsi mentre Francesco Saverio de Luigi, rappresentante del governo, risponde con un “no comment”.
Il fiato rimane sospeso e la soluzione non è vicina.

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