Uljanik. Ripreso lo sciopero I cantierini sono allo stremo

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Uljanik. Ripreso lo sciopero I cantierini sono allo stremo

POLA | È di nuovo sciopero al cantiere navale Uljanik. Ieri mattina i dipendenti dello stabilimento navalmeccanico sono tornati a incrociare le braccia, dopo che due settimane fa, in accordo con il Comitato di sciopero, avevano deciso di congelare l’agitazione e riprendere il lavoro, riponendo le proprie speranze nelle istituzioni, invitate a trovare una soluzione alla crisi dello Scoglio Olivi. “Soluzione che purtroppo non è stata trovata” ha detto ieri il presidente del Comitato di sciopero e del Sindacato Adriatico, Boris Cerovac, aggiungendo che i lavoratori hanno quindi deciso di riprendere lo sciopero, poiché negli ultimi giorni non hanno ottenuto alcuna informazione o altre comunicazioni positive né dalla Direzione dello stabilimento navalmeccanico né dal premier Andrej Plenković, né dal ministro dell’Economia, Darko Horvat, che nel fine settimana avrebbero dovuto incontrare i rappresentanti del CdA del Gruppo Uljanik e quelli del Comitato di sciopero. “Così non è stato”, ha commentato il sindacalista, che nonostante tutto confida ancora in un intervento dello Stato.

Nessun incidente nel cantiere

“Spero che nei prossimi due o tre giorni possa cambiare qualcosa”, ha auspicato Cerovac, secondo il quale la situazione all’interno delle mura del cantiere è sempre più difficile e drammatica. “I lavoratori sono al limite della sopportazione e si sentono abbandonati da tutti”, ha continuato il presidente del Sindacato dell’Adriatico, evidenziando che, in mattinata, le tute blu hanno chiesto anche ai dipendenti delle aziende dell’indotto di sospendere i lavori, lasciare il cruiser in costruzione e uscire dal cantiere. “E lo hanno fatto”, ha rilevato il sindacalista, che nel prosieguo del suo discorso ha dichiarato che all’interno del cantiere non si è verificato alcun incidente.

Lavoratori stanchi e arrabbiati

“Anche se stanchi, arrabbiati e preoccupati per il futuro, i lavoratori dell’Uljanik sono consapevoli del fatto che anche i dipendenti delle aziende dell’indotto lottano per la sopravvivenza”, ha evidenziato il rappresentante sindacale, il quale ha sottolineato che molti cantierini hanno ricevuto in questi giorni atti di pignoramento e ingiunzioni di sfratto. Tornando a parlare del futuro dello stabilimento polese, Cerovac ha poi invitato il governo a dire a chiare lettere se tenga o meno all’Uljanik e Končar (il partner strategico) a dire se sia ancora intenzionato a rilevare il Gruppo. La risposta è attesa per oggi. “Nel caso dovesse essere negativa saremo costretti a trovare nuove fonti di finanziamento per la ristrutturazione dello stabilimento”, ha evidenziato Cerovac, ricordando che ogni giorno l’Uljanik perde tra i trenta e i quaranta dipendenti, obbligati a cercare altrove un posto di lavoro.

Le critiche del ministro Horvat

La ripresa dell’agitazione allo Scoglio Olivi è stata criticata dal ministro dell’Economia, Darko Horvat, secondo il quale i problemi dello stabilimento navalmeccanico non verranno risolti ricorrendo allo sciopero. “Pur rispettando il diritto legittimo dei lavoratori a scioperare, va detto che le pressioni esercitate dai Sindacati e in primo luogo da Cerovac nei confronti del governo non sono corrette”, ha sottolineato il ministro, rilevando che già da tempo è impegnato a trovare un partner strategico disponibile a investire nei cantieri assieme allo Stato.

Dibattito al Sabor sulla cantieristica

Dei problemi dell’Uljanik si è discusso ieri anche al Sabor, nell’ambito del dibattito sugli emendamenti alla Finanziaria, con un pepato scambio di battute tra il leader socialdemocratico Davor Bernardić e l’ex ministro delle Finanze, Ivan Šuker sulle responsabilità per la crisi della cantieristica e sull’accorpamento del 3. maj all’Uljanik poco prima dell’ingresso della Croazia nell’Unione europea.
Il rimpallo delle responsabilità tra i due maggiori partiti non è piaciuto al deputato della DDI Giovanni Sponza e al gruppo parlamentare delle minoranze di cui si è fatto portavoce Furio Radin. Da qui l’invito sì a evidenziare i problemi del Gruppo Uljanik, ma a evitare sterili battibecchi che di fatto vanno a scapito della cantieristica e portano tutto l’insieme in un vicolo cieco.

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