«Riesumare quanto prima i caduti italiani»

0
«Riesumare quanto prima i caduti italiani»

CASTUA | Si rinnova anche nel 73.esimo anniversario dell’eccidio di Castua, la memoria delle vittime, una decina di italiani uccisi da un reparto di partigiani jugoslavi il 4 maggio 1945, senza processo, compresi il podestà fiumano e senatore del Regno d’Italia Riccardo Gigante, il giornalista Nicola Marzucco, il maresciallo della Guardia di Finanza Vito Butti, e il vicebrigadiere dei carabinieri Alberto Diana. Morti senza croce, sepolti in una fossa comune nel bosco della Loza – Crekvina, che finora non hanno avuto cristiana sepoltura. In segno di pietà, ma anche per tenerne vivo il ricordo e l’impegno delle istituzioni italiane e croate a riesumarli, la Società di Studi Fiumani dal 1999 fa celebrare una messa a Castua, in accordo con il parroco don Franjo Jurčević. Lo scorso anno il rito era stato celebrato a Roma, alla presenza di oltre 120 persone e autorità politiche e di Onorcaduti.

Ieri sera, nella Chiesa parrocchiale di Castua, i fiumani esuli e rimasti si sono ancora una volta ricongiunti in una riflessione sulle disgrazie della Storia, che hanno segnato i destini di queste terre e del loro popolo. Oltre ai rappresentanti della Società di Studi Fiumani – Archivio Museo Storico di Fiume a Roma, il presidente Giovanni Stelli e il segretario generale Marino Micich, con il presidente onorario Amleto Ballarini e consorte, hanno preso parte alla funzione religiosa anche il Console generale d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri, il presidente dell’Associazione dei Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio, Guido Brazzoduro, e la vicepresidente Laura Calci; la presidente della Comunita degli Italiani di Fiume, Orietta Marot, i vicepresidenti Gianna Mazzieri Sanković e Mario Simonovich, nonché il capo dell’Esecutivo della CI, Marin Corva, il preside della SMSI, Michele Scalembra, e diversi connazionali, ma anche abitanti del posto.
Una presenza particolarmente significativa quella di Dino Gigante, pronipote del senatore infoibato nella piccola località alle spalle di Abbazia. Nelle sue parole, il conforto che la fede finalmente riesce a dare oltre tutte le divisioni della politica. Officiata in italiano e in croato, per la prima volta durante la messa ha cantato il Coro dei Fedeli Fiumani, diretta dalla m.a. Lucia Scrobogna Malner.
Il parroco Jurčević ha ricordato che nel 1999, quando per la prima volta fu celebrata la messa per i caduti italiani, fu criticato, perché molti all’epoca ancora non capivano, e ha ringraziato Ballarini per essere stato l’iniziatore e il portatore deciso delle ricerche dei resti degli italiani liquidati dai partigiani titini, a guerra finita. “È venuto il momento, dopo che hanno fatto i dovuti sopralluoghi Onorcaduti e il Ministero croato, di andare oltre e procedere con gli scavi nel luogo in cui sono stati gettati i corpi dei fratelli italiani. E dobbiamo farlo quanto prima, finché io sono ancora qui”, ha concluso l’ecclesiastico, da quasi quarant’anni in missione a Castua.
Durante l’indagine congiunta sulle vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni dal 1939 al 1947, condotta dalla Società di Studi Fiumani e dall’Istituto Croato per la Storia di Zagabria conclusasi nel 2002, è stato possibile accertare le generalità di alcuni dei circa 652 connazionali uccisi in quel periodo, e il luogo della loro sommaria sepoltura. Sul sito esatto dove si ritiene che siano stati sepolti sommariamente il senatore Riccardo Gigante e altri dieci italiani, il 5 dicembre 2017 vi è stato il sopralluogo da parte di Onorcaduti italiano e dei rappresentanti del Ministero dei difensori croato. In quell’occasione è stata confermata piena disponibilità a procedere nell’operazione, ma le pratiche amministrative necessarie per l’esumazione devono ancora partire.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display