Per l’Uljanik l’ombrello Brodosplit

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Per l’Uljanik l’ombrello Brodosplit

FIUME | La Brodosplit di Tomislav Debeljak è il partner strategico del Gruppo Uljanik. La decisione, resa nota per prima alla Borsa di Zagabria, è stata presa ieri nel corso della riunione del Comitato di Sorveglianza e della Direzione del Gruppo polese. Ora si dovrà procedere alla sottoscrizione del contratto sui diritti e gli obblighi delle parti interessate, ovvero sull’obbligo del partner strategico di stilare, in accordo con la Direzione, un Programma di ristrutturazione accettabile e fattibile sia del Gruppo Uljanik nel suo insieme, sia del cantiere navale polese Scoglio Olivi.

“Il partner strategico entrerà nella struttura proprietaria del Gruppo per il tramite della ricapitalizzazione, in armonia con le decisioni dell’Assemblea generale del Gruppo stesso”, si rileva nel comunicato diramato dalla Direzione del consorzio navalmeccanico polese. Ovviamente lo stabilimento navalmeccanico spalatino Brodosplit non s’imbarcherà da solo nell’avventura di salvare la cantieristica dell’Alto Adriatico. Lo farà, come del resto ampiamente annunciato, nell’ambito di una cordata con il colosso italiano Fincantieri. Ma a tirare ufficialmente le fila dell’operazione sono chiaramente gli spalatini.
Il ministro dell’Economia Darko Horvat ha accolto favorevolmente la decisione relativa al nuovo partner strategico, pur mettendo le mani avanti. “Penso che esistano delle prospettive. Nel caso in cui durante la stesura del programma di ristrutturazione dovesse emergere che il partner non ha disponibilità finanziarie sufficienti, allora potrebbero esserci seri problemi. Il partner afferma di essere in grado di fare la sua parte. Quello che è certo è che non c’è tempo da perdere e che bisogna ridare nuova linfa alla cantieristica sia a Fiume che a Pola”, ha dichiarato ieri dopo la sessione del governo il ministro dell’Economia Darko Horvat. In ogni caso, ha aggiunto, i dati che emergono dai documenti disponibili nella fase di raccolta delle offerte evidenziano che la Brodosplit non presenta problemi d’insolvenza. Alla domanda se l’Uljanik sia in grado di saldare i debiti con il 3.maj, Horvat ha ricordato che il processo di ristrutturazione del cantiere di Fiume è terminato nel 2017 e che “così come stanno in questo momento le cose, il Gruppo polese non è in grado di estinguere il debito con il 3.maj”.
Il cantiere navale di Fiume, infatti, ha concesso prestiti per 505 milioni di kune allo Scoglio Olivi e per 45 milioni di kune all’Uljanik – Sistemi informatici di gestione.

Nave da completare

Parallelamente alle trattative con il partner strategico si sta negoziando anche con con il committente di una nave per la quale lo Stato ha concesso garanzie per 126 milioni di euro. Se la nave non dovesse essere ultimata, lo Stato dovrà schiudere i cordoni della borsa. Per completare l’unità sono necessari 22 milioni di euro. Horvat ha puntualizzato in quest’ambito che si sta dialogando con il committente per vedere come sia possibile ripartire l’onere finanziario.
Alla domanda se l’italiana Fincantieri sia una sorta di partner aggiunto, il ministro dell’Economia Darko Horvat ha risposto che non si può parlare in questi termini del Gruppo con sede a Trieste. 
“Dall’offerta che abbiamo avuto modo di vedere a includersi nel processo di ristrutturazione sono due partner in base al rapporto 70-30. Il 70 p.c. si riferisce alla DIV Grupa di Tomislav Debeljak, ovvero alla Brodosplit, e il 30 per cento alla Fincantieri”, ha concluso Horvat.

Informare anche il 3.maj

Dopo la sessione a Pola, alcuni membri della Direzione del Gruppo sarebbero dovuti giungere anche a Fiume, per incontrare sia la dirigenza del 3.maj, sia i rappresentanti dei Sindacati che vi operano. Alla conferenza stampa indetta per informare l’opinione pubblica sugli sviluppi della situazione, i rappresentanti sindacali però hanno dovuto comunicare che da Pola non è arrivato nessuno. “Come sempre, le informazioni che ci riguardano le otteniamo dai media, non da chi invece ce le dovrebbe fornire”, ha constatato Boris Bućanac, membro del Comitato sindacale per la salvaguardia del 3.maj.
“In ogni caso, siamo lieti che la situazione finalmente si sia mossa da un punto morto. Attendiamo di sederci quanto prima a un tavolo per iniziare il dialogo, per sapere chi lavorerà, dove, che cosa dovrà fare… Quando ci avranno presentato le analisi che hanno fatto e i piani che hanno per quanto concerne il 3.maj, potremo avere un’idea un po’ più chiara della situazione. Perché noi vogliamo lavorare ed essere pagati per il nostro lavoro, che sappiamo svolgere bene. Non vogliamo l’elemosina, ma soltanto sapere come sarà rimesso in funzione il cantiere navale di Fiume per poter sopravvivere, per percepire le paghe arretrate (alcuni non hanno ricevuto altro che quella minima per settembre) o le debite differenze. Insomma, per noi è molto importante conseguire un accordo sociale, in maniera da poter lavorare e vivere del nostro lavoro”.

Approccio diversificato

Predrag Knežević, fiduciario del Sindacato dei metalmeccanici presso il 3.maj, non vede di buon occhio il fatto che da Pola abbiano annunciato una riunione a Fiume per le 12,30, alla quale però non si sono presentati. 
“Lo stesso direttore, Maksimilijan Percan, nell’incontro che abbiamo avuto ieri non ha lasciato trasparire nulla su un’eventuale decisione relativa al partner strategico. Noi di ufficiale non abbiamo che il comunicato che la Direzione del Gruppo Uljanik ha inviato alla Borsa di Zagabria. Tra i lavoratori però ha preso sempre più piede la versione, in circolazione ds tempo, che all’acquisto del 3.maj siano interessate la Brodosplit e la Fincantieri, mentre il resto del Gruppo Uljanik verrebbe rilevato da Debeljak nell’ambito di un consorzio con l’australiana Scenic Luxury Cruises & Tours, il cui fondatore Glen Moroney aveva commissionato uno yacht allo Scoglio Olivi. Questo perché la Fincantieri ha a più riprese affermato di non voler investire nel cantiere polese Uljanik. Di certo non sappiamo niente, perché anche adesso la Direzione nostra e quella dell’Uljanik continuano a tenerci all’oscuro di tutto. E lo hanno dimostrato anche oggi, convocando una riunione che poi non c’è stata”.

Aria di sciopero

Anche a Pola seguono con attenzione l’evolversi della situazione. Il presidente del Sindacato Adriatico Boris Cerovac ha sottolineato che i lavoratori sono ormai allo stremo delle forze e che non intendono rinunciare al contratto collettivo, pena lo sciopero. Se l’esodo della manodopera dovesse continuare, ha avvertito Cerovac, questo sarebbe la fine della cantieristica polese.

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