RiHub. L’iniziativa che guarda al futuro

0
RiHub. L’iniziativa che guarda al futuro

Il RiHub è uno dei primi progetti legati al programma di Fiume – Capitale europea della Cultura 2020 a essere portato a termine. Gli ambienti situati in zona Scoglietto, nell’ex negozio della Bernardi, ovvero nell’edificio che si trova all’inizio della salita del Calvario, ospitano il più grande spazio di coworking in città. A circa cinque mesi dall’inaugurazione abbiamo cercato di capire a che punto fosse arrivato lo sviluppo di questo ambizioso progetto, parlandone a ruota libera con Bernard Koludrović, responsabile del programma partecipativo presso la società “Rijeka 2020”, incaricata di condurre il programma CEC, nonché gestore del RiHub.

Come è stato accolto dal pubblico il progetto RiHub?

“Dipende dai punti di vista. I workshop sono sempre ben frequentati, in media si registra il doppio delle adesioni rispetto al numero di posti disponibili. Sono eventi ai quali in genere partecipano 30, 20 o 15 persone. Ospitiamo anche programmi nell’ambito dei preparativi per CEC 2020, come ad esempio la serie di eventi di Diplomazia culturale ai quali prendono parte dai 60 ai 90 partecipanti. Lo spazio di coworking è invece utilizzabile gratuitamente da quando abbiamo inaugurato il RiHub. Finora ha accolto circa 80-90 persone, alcune delle quali erano presenti quotidianamente, altre invece più giorni alla settimana e altre ancora saltuariamente, ma comunque un po’ tutti ci ritornano con una certa regolarità. Lo spazio viene usato in base alle attività professionali: i clienti sono per lo più professionisti del mondo della cultura o di altre discipline creative, lavorano a progetto e di conseguenza hanno dei ritmi particolari”.

Il numero di 80 o 90 persone significa che il concetto di coworking non è stato ancora pienamente accettato?

“L’affluenza è soddisfacente in quanto siamo ancora in una fase sperimentale e di sviluppo dei nostri servizi. Per quest’anno è stato preparato un programma specifico di networking per i nostri coworkers. I professionisti che ci frequentano hanno lanciato chiari segnali di voler creare una maggiore coesione. Spesso capita che qualcuno abbia bisogno di un servizio specifico senza essere a conoscenza che a pochi metri da lui c’è una persona specializzata in quel settore. Per questo motivo è importante sviluppare dei modelli di socializzazione che aiuteranno a creare una comunità che al suo interno condivida conoscenze, risorse e creazione di nuovi prodotti. Ci vuole tempo per diventare un punto d’incontro per una comunità che da anni ha operato autonomamente e in modo assai dispersivo. Appena nel 2019 si capirà quali sono i veri dati sull’appeal di questo progetto. È importante sottolineare che gli spazi di coworking in Europa fanno parte di un grande network, fatto che ci offre la possibilità di farci conoscere anche all’estero e ospitare di conseguenza liberi professionisti che si trovano in viaggio per l’Europa. Non dobbiamo dimenticare che Fiume è un importante punto di transito per turisti”.

RI HUB 01

Quali servizi offre lo spazio di coworking?

“Al momento quelli che possiamo definire di base: un posto dove lavorare, internet gratuito, utilizzo delle sale conferenze e riunioni. I nostri clienti possono usare la fotocopiatrice e negli attimi di pausa possono bere un numero illimitato di tè e caffè. Chi ci frequenta non ha particolari esigenze, per i nostri clienti è importante avere un posto dove lavorare e una connessione internet veloce, anche perché il loro ‘ufficio’ si trova nel computer”.

C’è un piano per assicurare un uso continuo dello spazio e l’autosostenibilità del progetto?

“Per ora ci troviamo in una posizione privilegiata in quanto il progetto Fiume – Capitale europea della cultura ci assicura il personale, il programma e di conseguenza anche un determinato numero di visitatori. Stiamo cercando di capire e prevedere cosa potrebbe succedere una volta che i programmi di CEC 2020 saranno portati a termine e perciò stiamo monitorando l’usabilità di questo spazio: quante persone sono presenti e come utilizzano lo spazio. In parole povere, stiamo cercando di darci una risposta su quale potrebbe essere il futuro di questo ambiente dopo il 2020. Il coworking comunque avrà bisogno di un po’ di tempo per decollare, ma si nota un grande interesse, soprattutto per le sale riunioni e conferenza. Diversi professionisti utilizzano soltanto quest’aspetto dell’offerta. La sala conferenze viene utilizzata per numerosi programmi esterni al progetto CEC. Ad esempio, il Teatro dei burattini di Fiume propone nei nostri ambienti lo spettacolo ‘Gdje su nestale čarapice’ (Dove sono finiti i calzini). La decisione finale su quale sarà il futuro spetta comunque al proprietario, ovvero alla Città di Fiume e al Dipartimento per la cultura. Il nostro compito è quello di offrire una serie di dati statistici sull’uso dello spazio”.

Il RiHub dispone pure di un piano sotterraneo che attualmente non viene utilizzato. Ci sono dei piani in merito?

“Sì. Il proprietario sta valutando diverse opzioni su come utilizzare quest’area. Se verrà affidato a noi o a un’altra istituzione lo deciderà la Città. Comunque, esistono diverse opzioni per un suo utilizzo”.

Gli obiettivi iniziali che si era posto il RiHub sono stati raggiunti?

“Assolutamente sì. Se analizziamo il flusso arriviamo a un numero superiore alle 5.000 persone che hanno varcato la soglia del RiHub nel 2018, e non dimentichiamo che l’inaugurazione è avvenuta appena a fine settembre. In quattro mesi abbiamo ospitato circa 50 programmi aperti al pubblico, diventando una specie di info-point del progetto Capitale europea della cultura 2020: c’è tanta gente che viene proprio da noi a chiedere informazioni di tutti i tipi e noi siamo ben lieti di fornirle”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display