Pensioni: protesta il 20 ottobre

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Pensioni: protesta il 20 ottobre

ZAGABRIA | Il prossimo 20 ottobre i Sindacati si ritroveranno in piazza Europa a Zagabria per manifestare contro la riforma del sistema previdenziale. La conferma è arrivata ieri dai diretti interessati Mladen Novosel, Krešimir Sever e Vilim Ribić, leader delle tre organizzazioni sindacali promotrici della manifestazione, che a più riprese hanno bollato come inaccettabile la proposta dei Banski Dvori la quale va ad innalzare a 67 anni l’età pensionabile e penalizza con un taglio massimo del 20,4 p.c. coloro che optano per il pensionamento anticipato.

Far sentire la propria voce

Mladen Novosel, presidente della Confederazione dei sindacati autonomi, ha annunciato che le tre sigle sindacali stanno limando le richieste finali da inviare al ministro del Lavoro e del Sistema previdenziale, Marko Pavić; in base alle risposte che riceveranno decideranno le future azioni. “L’aspetto che teniamo a ribadire è che non si tratterà di una protesta sindacale, ma di un invito ai cittadini a venire in piazza a fare sentire la propria voce”, ha spiegato Novosel.

Lavorare fino alla morte

Secondo il sindacalista lo stato attuale del sistema pensionistico è il risultato di politiche sbagliate condotte dai governi precedenti. “La Commissione europea spinge sistematicamente la Croazia, dalla sua adesione all’Unione europea, verso questo tipo di riforma creando un senso di disperazione tra la popolazione con lo scopo di incoraggiare i cittadini croati a emigrare per assicurare manodopera di qualità alla Germania o all’Irlanda”, ha denunciato Novosel.

Basta sterili discussioni

Secondo Vilim Ribić i cittadini sanno bene quali siano i temi importanti “e di certo non lo sono le dispute su partigiani, ustascia o Thompson”, con le quali si punta a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla tematiche d’interesse vitale per la popolazione. “Se la manifestazione risulterà essere un fallimento, si tratterà di una sconfitta per noi tutti perché la riforma previdenziale è una perversione politica che porterà i cittadini a lavorare fino alla morte”, ha sottolineato Ribić. Anche lui come Novosel ha puntato il dito contro Bruxelles, accusando il governo di accogliere senza discutere le direttive europee “che soffocano il mercato del lavoro e impediscono la crescita economica”. Secondo Ribić il problema del sistema previdenziale è dato dall’alto numero di persone che ricevono pensioni secondo norme speciali confezionate su misura, come per esempio i veterani di guerra.

Aspettativa di vita

Per il leader dei Sindacati croati indipendenti, Krešimir Sever, quanto proposto dal ministro Pavić non può definirsi un modello serio, in quanto l’aspettativa di vita dei cittadini croati è inferiore alla media europea, così come il numero di anni di vita in salute vissuta dopo il pensionamento. “La Croazia deve dire in modo chiaro e diretto alla Commissione europea e alla Banca mondiale di non essere pronta ad allungare la vita lavorativa ai suoi cittadini”, ha dichiarato il sindacalista, annunciando che se non sarà così si arriverà alla disobbedienza civile e all’avvio di un’iniziativa referendaria.

Le richieste

I Sindacati ribadiscono che sono pronti a discutere dell’eventuale accorciamento del periodo di transizione, solamente se il governo riporterà l’età pensionabile a 65 anni. Per quanto riguarda le penalizzazioni relative al pensionamento anticipato, suggeriscono il mantenimento del modello esistente, in quanto quest’opzione spesso non è una scelta volontaria dei lavoratori, ma è dettata da cause esterne. Inoltre chiedono che vengano sanzionati i datori di lavoro che impongono ai propri dipendenti il prepensionamento e non il contrario.

Pensioni «speciali»

I sindacalisti si sono soffermati anche sul deficit di 17 miliardi di kune del primo pilastro della solidarietà intergenerazionale, ricordando che oltre 5,5 miliardi riguardano le pensioni elargite in base a regolamenti speciali. In quest’ambito hanno accusato il governo di continuare costantemente a ignorare le raccomandazione della Commissione europea che a più riprese ha chiesto di razionalizzare questa voce di spesa.
Pertanto, i Sindacati suggeriscono che queste pensioni vengano trasferite in un capitolo ad esse dedicato all’interno dell’Istituto croato per l’assicurazione pensionistica (HZMO) separandole dalle quiescenze dei lavoratori e che il pagamento delle stesse (nella parte non coperta dai contributi versati nell’HZMO) avvenga direttamente dal bilancio dello Stato in base alle possibilità finanziarie dell’Erario.

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