Furio Radin: «L’aiuto finanziario è indice di tutela ad ampio raggio»

Pandemia, certificato verde, referendum, dinamiche del dialogo politico e dei rapporti partitici, aumento dei finanziamenti assicurato alla Comunità Nazionale Italiana nel Bilancio croato e riforma dello Statuto dell’Unione Italiana, che nel 2022 inviterà i connazionali al voto, ne parliamo con il vicepresidente del Sabor croato e deputato CNI

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Furio Radin: «L’aiuto finanziario è indice di tutela ad ampio raggio»

È una questione di ore e la notte di San Silvestro avrà inizio. A differenza di 12 mesi fa non c’è lockdown, ma la pandemia non è un qualcosa che ci siamo lasciati alle spalle. Tutt’altro. Continua a dettare i ritmi del quotidiano con misure che cambiano con ritmi più o meno sostenuti che seguono a ruota l’andamento dei contagi. Omicron, vaccino, booster, immunizzazione, presidio medico-chirurgico… sono parole entrate nel linguaggio comune, ed ecco che anche gli ultimi preparativi prima del brindisi di Capodanno ne sono influenzati. Oltre a scegliere dove, come e con chi, bisogna anche verificare la temperatura corporea, controllare la validità del green pass, accertarsi delle misure in vigore e via dicendo. La nuova normalità. Si riflette su tutto e su tutti e quindi, immancabilmente, anche sulle dinamiche della Comunità Nazionale Italiana. Una realtà che si nutre di incontri e di scambi che male si combinano con le restrizioni. Ma di necessità va fatta virtù. Parliamo anche di questo con il deputato della CNI e vicepresidente del Sabor croato, Furio Radin, che abbiamo contattato per sentire la sua opinione in merito a diversi fatti che segnano l’attualità, dai botta e risposta tra Capo dello Stato e premier alle dinamiche partitiche che incidono sui ritmi della politica croata. Quasi dovuto un rifermento ai finanziamenti destinati alla nostra Comunità nel Bilancio approvato a Zagabria, che visti gli importi destinati alle minoranze in generale, e alla CNI in particolare, è lecito definire “fonte di un tesoretto”, ma anche alle ambizioni innovative che interessano l’Unione Italiana, l’associazione/organizzazione della quale è stato presidente in più mandati e al Censimento.

A dispetto degli auspici formulati 12 mesi fa anche il 2021 è stato determinato dalla pandemia. Lei è il decano del Sabor croato, ma è anche uno psicologo sociale. Quanto ha inciso il Covid sulle dinamiche della società?

“Non è necessario essere psicologo per capire che le coercizioni, di qualsiasi tipo esse siano, provocano conseguenze importanti sulle menti delle persone. Esse possono andare da una condizione di disagio sostanzialmente gestibile fino a problemi di salute mentale vera e propria. In maniera analoga, le dinamiche sociali ne risentono, nel senso negativo del termine. I rapporti umani, in primo luogo, si stanno frantumando. Il lavoro, paradossalmente snobbato dalla normativa croata, tanto da non essere menzionato in maniera rilevante nei primi 50 articoli della Costituzione, ha avuto ripercussioni immediate. Non si è sviluppata la produzione, viviamo dei ricavati del settore terziario, principalmente del turismo, che è un settore fragile, quando si parla di virus letali, che incidono sui viaggi in maniera considerevole. Per fortuna viviamo in Europa, e dunque siamo vicini a Paesi da cui arriva la maggior parte dei turisti in Croazia e siamo membri dell’Unione europea, con i benefici economici che ne conseguono.”

Vaccino e doveri civili

Vax è la parola dell’anno, montano però in Croazia come negli altri Paesi i movimenti no vax. È legittimo diritto al dissenso o si sta sfociando nella limitazione dei diritti altrui? Il dibattito è approdato anche in Parlamento, con toni accesi…

“Accesi per modo di dire, diciamo che sono volate parole un po’ più grosse del solito. I movimenti no vax e chi ci crede hanno il diritto di esistere. Se vogliono, non si vaccinino, ma ne subiscano le conseguenze e, per quanto mi riguarda, rimangano a casa. Ci troviamo di fronte a dei doveri civili, e appena poi ai diritti umani. Come vede, sono abbastanza intransigente, quanto si tratta di salute e appartengo a una generazione che concepiva i vaccini come un indice di progresso. Poi, che ci siano dei rischi, è vero, ma i benefici sono ben più importanti. Allo stato attuale, esprimo con forza la necessità di vaccinarsi; due volte non bastano, ma tre. In Israele sono già a quattro, ed è chiaro che le case farmaceutiche ci guadagnano, ma è come scoprire la formula dell’acqua calda. Ci hanno sempre guadagnato, l’importante è che ci siano meno contagi seri e soprattutto meno percentuale di letalità. Non mortalità, perché i morti, per moltissime ragioni, naturali e non, continueranno a esserci anche dopo il Covid. Basta così, non pretendo assolutamente di essere un virologo, mi fido semplicemente della scienza, naturalmente nelle percentuali che la scienza ci può garantire.”

Le raccolte di firme per l’indizione di un referendum contro il Green pass e per porre paletti all’azione del Comando della protezione civile si sono concluse. Quali sviluppi prevede?

“Non sono favorevole a questo referendum, chiedere il parere dell’opinione pubblica non è sempre indice di libertà di pensiero. A volte dominano gli affetti, non la ragione. Questo vale, ad esempio, per i diritti delle minoranze. Un altro esempio? Facciamo un referendum sulla pena di morte subito dopo un’efferatezza immane e inumana commessa da un pedofilo. Avremo una risposta positiva, eppure la soppressione della pena di morte rappresenta, per la maggior parte di noi, un atto ci civiltà.

Per quanto riguarda le decisioni dello staff istituito con poteri speciali, che deve prendere decisioni in tempi molto brevi, direi che non sarebbe male istituire delle ratifiche periodiche parlamentari, per dare voce anche ai rappresentanti del popolo. Ma è un’idea solo mia…”

Il dibattito è teso anche su altri temi. Effetto della dura coabitazione che contraddistingue i rapporti tra il Pantovčak e i Banski dvori?

“Per fortuna siamo un Paese piccolo, dove si può gestire in casa anche una situazione, tutto sommato, caricaturale. Se devo fare delle distinzioni, il Presidente della Repubblica deve unire, il Primo ministro è esponente di un partito e dipende da una coalizione e, piaccia o non piaccia, può essere più di parte. Milanović lo vorrei come Mattarella e invece il ‘picconatore’ Cossiga era un pacifista nei suoi confronti.”

La difficoltà di dialogo emerge in modo evidente anche nelle dinamiche interne ai partiti. La crisi dell’Sdp è evidente, si riflette anche al Sabor dove il Gruppo si è scisso in due… L’Sdp è ancora il leader del centrosinistra?

“Sì, forse perché il gruppo dissidente non ha formato un partito, ma soltanto un Gruppo parlamentare, e nella mente dell’elettore comune sono tutti Sdp, anche se non è affatto vero. Ho parlato a lungo con i leader dei dissidenti, che hanno avuto la sensibilità di invitarmi, prima delle festività natalizie e ho anche capito che sono coscienti dei problemi che sorgono quando si fonda un nuovo partito. Si vedrà… Per quanto riguarda Grbin, mio concittadino, la mia prima impressione è stata che stia sbagliando, quando ha espulso tanti membri del suo partito, ma a ripensarci a mente fredda ho capito che conosce molto meglio lui, di me, il suo pollaio. Dunque, non è tanto sicuro che abbia sbagliato, non so se mi spiego…”

Le minoranze sono compatte

Le minoranze intanto mantengono la loro compattezza. Quanto è importante il gioco di squadra? Quali risultati porta?

“Costa fatica ottenerla, la compattezza non è quasi mai completa, ma sui temi importanti, se non d’accordo, ci troviamo solidali. Porta, per ora, risultati finanziari – quasi 4 milioni e mezzo di euro per il 2022, solo per CI, UI, CRS, Edit e Dramma Italiano, le scuole, gli asili, i finanziamenti locali sono a parte – e ci saranno almeno altri due assestamenti di bilancio durante l’anno. Credo di poter sostenere che arriveremo ad almeno 5 milioni di euro, clima politico e rispetto nei nostri confronti permettendo. L’Italia, ci aiuta con 3 milioni di euro, quando si parla di italiani in Croazia. Un tempo, il governo italiano ci sosteneva materialmente 5-6 volte di più di quello croato, oggi non è più così. Questo, nei medi termini, potrebbe crearci dei problemi politici, dato che per noi aiuto finanziario ha sempre significato tutela a raggio molto più vasto di quello meramente economico. In questi giorni, al contrario, stavamo per perdere due dei tre milioni sopra citati e a rimediare la trascuratezza di chi doveva difenderci a Roma, è stato quel rullo compressore chiamato Tremul, coadiuvato da Corva. Simpatici, antipatici? Troppo a lungo al potere? Decidete voi.”

Come procede l’attuazione dei Piani operativi siglati con il governo?

“Per quanto riguarda il nostro Piano operativo, stiamo terminando la scuola media superiore di Buie, abbiamo più della metà dei mezzi per l’elementare di Cittanova, che inizieremo nel 2022, tutti i finanziamenti per la ristrutturazione della sede della Casa dell’istroveneto e buona parte dei mezzi per l’asilo di Fiume, se arriverà la documentazione necessaria. Edit, CRS, Dramma Italiano e UI potranno funzionare regolarmente e circa 600mila kune verranno assegnate alle Comunità e alle SAC, soprattutto per le spese di gestione. Per quanto riguarda i diritti, nelle leggi non sono diminuiti. Consiglio le nostre Comunità e i Consigli della minoranza italiana locali, di monitorare l’applicazione sul campo, dato che l’amministrazione statale è oggi competenza delle regioni, quella locale delle città e comuni. Consiglierei anche di monitorare eventuali delibere dei Consigli cittadini relative agli Statuti e, per quanto riguarda Pola, eventuali accorpamenti di istituzioni e le denominazioni delle vie nello stradario. Per ora.”

Buie, Cittanova, Fiume…

Le amministrative hanno portato qualche novità. Il modello “trilaterale” applicato per la SMSI di Buie può essere riproposto? Più in generale, i cambiamenti a livello locale e regionale hanno inciso sul dialogo con la Comunità Nazionale Italiana?

“Diciamo che, per Buie, si è trattato di una trilateralità asimmetrica. Più della metà dei finanziamenti è arrivata da Zagabria, una parte dall’Italia e una più ridotta, dalla Regione istriana. Speriamo che si continui con questo modello anche per Cittanova e Fiume. Per il restauro della Casa dell’istroveneto, forse ce la faremo da soli.”

Alle amministrative del maggio scorso c’è stata anche l’elezione diretta dei vicesindaci, del vicepresidente della Regione istriana, poi i connazionali hanno avuto la possibilità, per la prima volta, di votare alle elezioni suppletive per i consiglieri CNI nei comuni, città e regioni dove i seggi garantiti alla nostra comunità non erano stati assegnati. L’astensione è stata altissima, effetto della disaffezione generale dalla politica o del basso numero di candidati?

“I candidati unici portano sempre meno voti, il che è ovvio. Infine, c’è una disaffezione generale per la politica, che è sbagliata, perché se non ti occupi di politica, la politica si occuperà a piene mani di te.”

UI. Evitare formule superate

Il 2022 sarà l’anno delle elezioni per l’Unione Italiana. Di modifiche allo Statuto si parla da anni. Oggi non ricopre più incarichi nell’UI, ma per più mandati è stato consigliere dell’Assemblea, poi presidente, prima con il voto dell’Assemblea e poi con quello diretto dei connazionali. Come vede l’UI di domani?

“È una domanda senza risposta, dato che nessuno vuole fare dei cambiamenti di sostanza, ma eventualmente delle regressioni a formule esaurite negli anni ‘90. Vorrei sottolineare il fatto che i sistemi delegatari funzionano soltanto se dietro c’è un gruppo di potere che li dirige. Dunque, la verità è che non si vuole cambiare lo Statuto, ma soltanto le persone al potere.”

Censimento e identità fluida

E la Comunità Nazionale Italiana? Il Censimento della popolazione rivelerà la situazione statistica con dati e numeri. La vitalità e la capacità di affermare la presenza e tutelare identità, lingua e cultura vanno oltre i numeri. Una sua opinione a riguardo…

“Eravamo in 11mila in Croazia nel 1981. E siamo ancora qui. In Istria soprattutto, ma anche nel Fiumano e nelle isole del Quarnero, l’identità nazionale è stata sempre fluida. Questa mobilità etnica non deve scoraggiarci, crea problemi, ma anche inaspettate opportunità, come nel 1991, quando siamo aumentati di quasi il doppio. Io prevedo che in questa tornata saremo di meno, ma anche i croati, in termini assoluti, non in percentuale, saranno meno maggioranza di quanto sono oggi. Vedremo…”

Stiamo per brindare al 2022, il suo augurio ai lettori e a tutti i connazionali…

“Si dice sempre salute, qui da noi. Questa volta lo dico in modo particolare e con tutto il cuore. Salute a Tutti Noi.”

Etnobusiness: È «merito» di Josipović

“Il termine l’ha coniato Josipović, perché era in lite con Pupovac, per tutt’altre ragioni. L’ho visto una decina di giorni fa, invitato a parlare alla Commissione Affari europei dal presidente Hajduković, insieme a lui e a Jadranka Kosor. Mi ha fatto una dedica sul volume del primo documento di adesione all’Unione europea. Gli ho detto: ‘Ivo, se scrivi qualsiasi parola che inizi con etno te lo ridò’. Non l’ha fatto, naturalmente, ma non so neanche se abbia sorriso, perché avevamo le mascherine. Oggi il termine è un mantra della destra, che d’altro canto, l’etnobusiness croato lo pratica per definizione, individualmente e come ideologia politica.”

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