Pensionati. Il lavoro part-time non sempre conviene

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Pensionati. Il lavoro part-time non sempre conviene

Sono 10.300 i pensionati che hanno deciso di tornare a lavorare part-time, mantenendo la quiescenza. Lo rende noto l’Ente croato per l’assicurazione previdenziale (HZMO). Ma per alcuni di loro la novità resa possibile dal legislatore dall’inizio dell’anno, è stata una brutta sorpresa. Lo ha spiegato una pensionata, Vlastica Barišić, alla tv all-news N1.
“Poiché la mia pensione non è grande e siccome la salute è ancora buona – ha dichiarato la Barišić – ho deciso di lavorare quattro ore al giorno in un Centro per la cura degli anziani. Ma quando è arrivato il primo stipendio sono rimasta scioccata”. Il problema non era rappresentato dall’indennità ricevuta per il suo lavoro nel Centro, bensì dall’ammontare della pensione, “che era inferiore rispetto a quanto percepivo prima di tornare a lavoro”. Infatti, sul conto corrente della signora è stata versata la quiescenza di 1.949,23 kune, ossia quasi 400 kune in meno rispetto a quanto le veniva assegnato ogni mese dall’Istituto di previdenza (2.329,26 kune, ndr).

Colpa della legge fiscale

Ma la brutta sorpresa per la donna è stata spiegata dai responsabili dell’HZMO. “La signora Barišić, oltre alla pensione, lo scorso mese ha percepito anche 1.800 kune lorde per il suo lavoro al Centro per gli anziani”. Ed è proprio in questo introito che sta il problema. “Realizzando un ulteriore reddito, la signora è tenuta a pagare l’imposta sul reddito e la sovrimposta, come pure i contributi – hanno spiegato dall’HZMO –. Con l’indennità versata dal Centro per gli anziani, infatti, la Barišić ha superato la parte non tassabile del reddito che ammonta a 3.800 kune al mese. Perciò, gli importi che superano questa cifra soggiacciono al pagamento delle imposte”.
Tutto chiaro, però la 69.enne pensionata ha precisato che prima di trovare un impiego part-time si era informata presso i servizi competenti. “Mi era stato detto che l’indennità che avrei percepito al Centro sarebbe stata tassata, ma nessuno mi ha detto che ciò si sarebbe riflettuto anche sulla mia pensione”. “Per me questa è una truffa – ha conluso la Barišić – e se fossi stata informata a dovere e se avessi saputo che la pensione avrebbe risentito del mio lavoro part-time, non avrei mai accettato questa possibilità”.
All’Ente croato per l’assicurazione previdenziale comprendono la rabbia della signora, però affermano che le leggi fiscali sono queste. L’imposta sul reddito superiore alle 3.800 kune va pagata al tasso dal 24 al 36 p.c., percentuale che dipende dall’importo percepito. Nel caso dei pensionati, invece, le quiescenze che superano le 3.800 kune soggiacciono a percentuale inferiori, ossia al tasso del 12 e del 18 per cento. Su tutto ciò viene addebitata la sovrimposta, che dipende dal comune”. Nel caso di Fiume, ad esempio, il tasso ammonta al 15 per cento.

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