L’italiano «in bocca» ai politici croati

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L’italiano «in bocca» ai politici croati

FIUME | L’Italia e la Croazia condividono numerose pagine di storia, arte e cultura. Sappiamo che l’Italiano è una delle lingue più studiate al mondo. Alla luce dei legami citati prima e in virtù della vicinanza geografica tra i due Paesi, non stupisce che anche in Croazia l’interesse per l’italiano sia grande. In occasione della 18.esima edizione della Settimana della lingua italiana (15-21 ottobre 2018) – l’evento, promosso a livello internazionale dal Ministero italiano degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, gode dell’alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ed è incentrato quest’anno sul tema “L’italiano e la rete, le reti per l’italiano” – siamo andati a indagare per capire quant’è realmente popolare l’italiano nei circoli politici croati.

I vertici istituzionali

Stando alle informazioni alle quali siamo riusciti a risalire consultando i siti Internet istituzionali (Presidenza della Repubblica, Sabor, governo, regioni e maggiori città), l’italiano risulta essere una lingua capace di suscitare un notevole fascino tra le autorità. Hanno segnalato di comprendere l’italiano il Presidente della Repubblica di Croazia, Kolinda Grabar-Kitarović, il presidente del Sabor, Gordan Jandroković e il primo ministro Andrej Plenković.
Al Pantovčak, oltre che con il marito Jakov Kitarović (ex alunno del Liceo italiano di Fiume, nda), il Capo dello Stato, condivide la conoscenza della lingua di Dante pure con una delle sue più strette collaboratrici: Anamarija Kirinić, capo di Gabinetto del Presidente della Repubblica. A sua volta Jandroković parla italiano come due dei cinque vicepresidenti del Sabor. Difatti, oltre all’On. Furio Radin (deputato della CNI al Parlamento croato), a comunicare scorrevolmente nella nostra lingua è anche Željko Reiner (l’accademico zagabrese di origini istriane di recente è stato insignito dell’Ordine della Stella d’Italia, nel grado di Commendatore, nda).

Il potere esecutivo

La rosa più nutrita di quanti conoscono la lingua italiana nei principali palazzi del potere zagabresi è però quella insediata ai Banski dvori. Oltre al premier Plenković l’italiano lo parlano cinque ministri. Tra questi i due originari dalla Regione litoraneo-montana: Gari Cappelli (figlio del defunto Stelio Cappelli, cofondatore e primo presidente della Comunità degli Italiani di Lussinpiccolo, nda) e Oleg Butković (alla Facoltà di Marineria di Fiume l’ex sindaco di Novi Vinodolski ha frequentato il corso di italiano tenuto dalla professoressa Elisa Zaina, già caporedattrice del mensile per ragazzi Arcobaleno pubblicato dall’EDIT, nda). Oltre ai ministri del Turismo (Cappelli) e a quello della Marineria (Butković), un grado più o meno elevato di padronanza della lingua italiana lo vantano anche Zdravko Marić (ministro delle Finanze), Lovro Kuščević (Amministrazione) e Nina Obuljen Koržinek (Cultura).

Una costa «italofona»

Per quanto concerne le unità d’autogoverno a livello regionale e locale, è risaputo che in Istria e nelle località del Quarnero l’italiano lo parlano più o meno bene tantissimi politici e non ci riferiamo esclusivamente a quelli connazionali. Di conseguenza, ci limiteremo a segnalare che a vantare la conoscenza della lingua italiana tra le loro competenze sono i sindaci delle due principali città istro-quarnerine, ossia Vojko Obersnel (Fiume) e Boris Miletić (Pola).
La schiera di politici in grado di parlare o perlomeno di comprendere l’italiano è nutrita anche in Dalmazia. Ne fanno parte il presidente della Regione di Zara, Božidar Longin, e il suo omologo della Regione di Sebenico e Knin, Goran Pauk (nel curriculum vitae pubblicato on line ha puntualizzato di possedere una padronanza passiva della lingua italiana, nda). Nella Regione di Ragusa e della Narenta, l’italiano lo comprende la vicepresidente dell’Assemblea regionale, Irena Korda. In seno alla Città di Ragusa (Dubrovnik) l’italiano è parlato dalle due vicesindaco: Jelka Tepšić e Orlanda Tokić. A Spalato, invece, la conoscenza della lingua italiana la dichiara il sindaco Andro Krstulović Opara. D’altronde, il primo cittadino del capoluogo dalmata nel corso della sua carriera diplomatica ha prestato servizio al Consolato generale della Repubblica di Croazia a Milano dal 1995 al 2000. A tenere alta la bandiera dell’italiano nella Regione della Lika e di Segna nei circoli istituzionali è il primo cittadino di Segna, Sanjin Rukavina.

Corsi universitari

A differenza delle regioni rivierasche, dove i politici “italofoni” sono tutto sommato numerosi, nella Croazia continentale la situazione è ben diversa. L’unico funzionario ad aver elencato la padronanza dell’italiano tra le sue competenze è Natalija Martinčević, consigliere particolare di Radimir Čačić, presidente della Regione di Varaždin. La spiegazione della scarsa dimestichezza dei politici della Croazia continentale e in particolare di quelli delle regioni pannoniche con l’italiano, potrebbe celarsi nella distribuzione degli studi di italianistica. A livello universitario i corsi di laurea in lingua italiana o italianistica sono concentrati prevalentemente negli Atenei delle città costiere (Fiume, Pola, Spalato e Zara). Nell’entroterra, con l’eccezione di Zagabria, a livello universitario l’italiano non è presente.

Una materia «gettonata»

L’insegnamento della lingua italiana è più capillare a livello di scuole elementari e medie superiori. Stando alle statistiche ufficiali l’italiano è una delle lingue straniere che operavano maggior fascino sugli scolari e sugli alunni croati. La sua popolarità nel 2016 era inferiore solo a quella dell’inglese e del tedesco. All’epoca l’italiano era studiato a scuola dall’11,6 p.c. dei ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 15 anni.

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