L’Unione europea alle prese con l’effetto Brexit

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L’Unione europea alle prese con l’effetto Brexit

FIUME | “Indipendentemente all’esito della Brexit, l’Unione europea non sarà mai più la stessa”. Ad affermarlo è il preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Zagabria (FPZg), il professore Zoran Kurelić. “L’UE nella forma che conoscevamo – ha proseguito – si è dissolta come una bolla di sapone. Il Regno Unito impiegherà una quindicina d’anni per riprendersi, ma per l’UE questa è una catastrofe”. L’autorevole politologo croato ha affrontato l’argomento nel corso della tribuna “Vota per l’Europa/Vota per la scienza”.

L’appuntamento è stato promosso dall’Ateneo di Fiume (UNIRI) con la collaborazione dell’Associazione per lo sviluppo dell’istruzione superiore Universitas nell’ambito della 17ª edizione del Festival della scienza, inaugurato ieri nel capoluogo quarnerino. La conferenza è stata organizzata in linea con le raccomandazioni dell’Associazione delle Università europee (EUA), che ha sollecitato i suoi membri a promuovere l’importanza delle elezioni europee. L’UNIRI ha raccolto l’appello nell’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica, in particolare gli ambienti accademici e studenteschi, sull’importanza del Parlamento europeo e sul suo ruolo nella creazione delle politiche comunitarie in materia di istruzione e ricerca.

La Dichiarazione di Fiume

“Quest’incontro inaugura idealmente il dibattito pubblico al termine del quale sarà stilata la Dichiarazione di Fiume (UNIRIDE)”, ha annunciato il rettore dell’UNIRI, Snježana Prijić Samaržija. Ha spiegato che il dibattito pubblico rimarrà aperto fino al termine delle elezioni europee e che la consultazione è rivolta principalmente, ma non esclusivamente, ai membri della comunità accademica. Al termine della procedura le idee e le proposte raccolte saranno sintetizzate in un documento. “A elezioni concluse la Dichiarazione di Fiume sarà inviata agli europarlamentari croati, ma anche a istituzioni a livello nazionale, comunitario e internazionale, affinché ne possano prendere atto”, ha puntualizzato Snježana Prijić Samaržija. Ha sottolineato che al dibattito pubblico possono partecipare tutti gli interessati. Per farlo è sufficiente visitare il sito Internet dell’Ateneo di Fiume (www.uniri.hr).

I partecipanti al dibattito

Al numeroso pubblico presente nella Sala del Consiglio municipale della Città di Fiume, oltre a Kurelić e a Snježana Prijić Samaržija, si sono rivolti pure David Matthew Smith, direttore dell’Istituto di ricerca Ruđer Bošković di Zagabria, l’editorialista Sanja Modrić (Novi list), e l’ex responsabile della riforma curriculare scolastica, Boris Jokić (collaboratore scientifico in seno all’Istituto per le ricerche sociali di Zagabria). Alla tavola rotonda, moderata da Nataša Božić Šarić, sono intervenuti anche due candidati alle elezioni in programma il 26 maggio prossimo, ossia Tomislav Sokol (HDZ) – che si è rivolto al pubblico anche nella veste di emissario del primo ministro Andrej Plenković –, nonché l’europarlamentare uscente, Tonino Picula (SDP).

Bruxelles non è uno sponsor

Boris Jokić ha invitato a non considerare l’UE solo come uno sponsor, a un sacco pieno di denaro dal quale attingere. “Se vogliamo progredire dobbiamo pensare in modo strategico e non da populisti”, ha affermato Jokić, che ha paragonato la Croazia a “una persona che sta per compiere 29 anni, ma che pare avere la maturità di un tredicenne”. Ha rinfacciato ai politici croati di aver trascurato il potenziale umano del Paese, e in particolare i giovani. Ha parlato di “politici deposti” che hanno minato la riforma curriculare, riducendola a un intervento di pura cosmesi. “Fornire a ogni alunno un tablet non significa creare un scuola digitale. Ciò significa fare populismo”, ha tuonato Jokić, puntando il dito in particolare contro gli Esecutivi guidati dall’HDZ. “Al Parlamento europeo – ha proseguito – abbiamo bisogno di persone che non vadano solo a intascare un lauto stipendio e ad annuire”. Ha rinfacciato ai politici croati di non conoscere il concetto di integrità dicendo che di conseguenza non c’è da stupirsi se l’UE non considera la Croazia un suo pari. Una tesi che Jokić ha argomentato richiamandosi alla “blanda reazione” dei politici croati alle parole di un esponente europeo (Antonio Tajani) che, di recente, a una cinquantina di chilometri da Fiume “ha parlato dell’Istria e della Dalmazia definendole terre italiane”.

Il posto fisso: un’utopia

David Smith, ha invitato i presenti a non concentrarsi esclusivamente sugli aspetti negativi della società croata. “Io qui sono uno straniero e potete credermi quando vi dico che la Croazia è un Paese stupendo. Un luogo nel quale si può lavorare con profitto. Lo dimostrano le tantissime imprese di successo disseminate nel Paese. Realtà di venti o trenta persone delle quali i mezzi d’informazione parlano poco o niente”, ha fatto presente David Matthew Smith. Il chimico australiano che dirige l’Istituto di ricerca zagabrese ha sollecitato la comunità accademica croata a riflettere sul fatto che all’estero i professori universitari hanno più fondi a disposizione per le loro ricerche, ma anche che il posto fisso è spesso un’utopia. “Quando in Australia pensiamo all’Europa il nostro punto di riferimento è il Regno Unito. La Brexit ha creato in noi una forte confusione. Tuttavia, almeno per quanto concerne i circoli universitari australiani, l’UE è vista come un fatto positivo. All’estero, non solo in Australia, ma anche in Brasile e altri Paesi è apprezzato il fatto che i Fondi europei siano accessibili anche a istituzioni extracomunitarie”, ha concluso Smith.

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