Le idee sono nell’aria. Dobbiamo metterle sul mercato

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Le idee sono nell’aria. Dobbiamo metterle sul mercato

Che cos’è una start-up? Come avviarla? Quali sono i maggiori rischi? Questo e altro abbiamo chiesto al giovane imprenditore Danilo Mirabile che questo mese è stato a Fiume per la seconda edizione del progetto Startup Super School che punta a introdurre giovani e giovanissimi al mondo delle imprese. Forte del successo riscontrato l’anno scorso con il corso di due giorni, questa volta per illustrare agli studenti della Scuola media superiore italiana di Fiume come avviare un’impresa e trasformare un’idea in un’azienda è stato organizzato un corso di sette giorni. Mirabile, nonostante la giovane età, è anche il fondatore e CEO di Beentouch definito dal Corriere della Sera “lo Skype made in Italiy”. Insomma, il giusto interlocutore per conoscere meglio il mondo delle start-up.

Per iniziare, raccontaci di te. Com’è iniziata la tua carriera di startupper, se così possiamo definirti?
Mi chiamo Danilo Mirabile, ho 25 anni e ho iniziato la mia carriera imprenditoriale nel 2014. La mia prima impresa si occupava, e continua ad occuparsi, di un avanzato sistema di telecomunicazioni. Ho un background accademico di Ingegneria informatica, ma da diversi anni mi occupo di business. Quando ho iniziato la mia carriera di startupper non avevo la più pallida idea di come portare avanti un progetto e trasformarlo in un’impresa vera e propria. Fortunatamente non ero solo in quest’avventura e grazie al supporto dei miei formidabili amici e soci Alberto Longo, Emanuele Accardo e Federica Munzone, siamo riusciti a creare qualcosa di profittevole e socialmente utile. Nei primissimi anni di lancio della nostra attività siamo stati affiancati dal TIM#WCAP, un programma di accelerazione imprenditoriale di proprietà di TIM, una delle più grandi compagnie telefoniche in Italia, che ha creduto in noi finanziandoci e fornendoci dei mentori eccezionali. Questi hanno seguito i nostri sviluppi nei momenti più critici. Dopo aver costruito le basi del mio spirito imprenditoriale non mi sono più fermato: ho preso parte a diversi progetti, ho fondato diverse aziende ed organizzazioni e ho esteso il mio raggio d’azione anche all’estero, lavorando con l’India, l’Africa sub-sahariana, Malta e, da un anno, con la Croazia.

Il fascino della velocità

Cosa ti affascina di più di questo mondo?

La velocità. In pochissimo tempo si possono sviluppare competenze specifiche e lanciare un prodotto sul mercato. Chiaramente questa velocità ha un prezzo: alta probabilità di fallimento, difficoltà a reperire tutte le risorse necessarie, ostacoli burocratici e via dicendo. Sull’altro piatto della bilancia abbiamo dei vantaggi che mi hanno dato l’opportunità di mettere in gioco me stesso e sfruttare a pieno il mio potenziale. Accesso a formazione di alta qualità, espansione del network, abitudine al cambiamento sono soltanto alcuni di questi eccezionali vantaggi. Inoltre vengono valorizzati i giovani che possono trasformare il tempo a loro disposizione, la loro creatività e la loro passione in servizi/prodotti innovativi che cambiano il mondo. Da non dimenticare mai: i giovani sono il nostro futuro, dare loro le giuste opportunità significa costruire un futuro migliore per tutti; e il mondo start-up dà queste opportunità.
Negli ultimi anni si parla molto di start-up. In tanti ne parlano e in realtà pochi, almeno qui in Croazia, hanno esperienza nel settore. Partiamo dal primo passo: come si parte, ovvero come si avvia una start-up?
Tutto parte da un problema. Una start-up propone servizi/prodotti che non sono altro che soluzioni innovative – ovvero idee che sfruttano gli ultimi ritrovati tecnologici o che applicano processi tradizionali in modi completamente nuovi – a un problema diffuso. Il primo passo è identificare questo problema, verificare che esista davvero; successivamente bisogna immaginare una soluzione al problema che sia accessibile a chi è affetto dal problema. Infine, bisogna costruire un team coeso, preparato e determinato. Con questi ingredienti abbiamo la ricetta perfetta per avviare una start-up.

Conta più l’idea o la sua realizzazione?

“It’s not about ideas, it’s about making ideas happen” scrive il noto imprenditore Scott Belsky. Decisamente la sua realizzazione. Nel mondo start-up è ricorrente un modo di dire: “L’idea vale l’1 p.c., il 99 p.c. è l’execution”. Le idee sono nell’aria e chiunque nel mondo potrebbe lavorare alla mia stessa idea. Ciò che fa la differenza è la sua realizzazione, il modo in cui la rendo reale e la porto sul mercato. Un ruolo fondamentale è giocato dal team. Un team affiatato, con le competenze giuste e determinato a realizzare un progetto sarà sicuramente vincente, in quest’idea o in un’altra.

Il nodo finanziamenti

È difficile trovare un finanziatore? Ci racconti qualche tua esperienza?

La facilità o meno nel rintracciare un finanziatore dipende da tanti fattori: dal luogo in cui nasce l’idea, dall’accesso ai network, dalla disponibilità del team a frequentare gli eventi a tema e da molto altro. Personalmente non credo sia difficile per una start-up trovare un finanziatore, piuttosto trovo complesso riuscire a ottenere un finanziamento. Esistono diversi tipi di “finanziatori”: business angels, venture capital, fondi d’investimento, giusto per citarne alcuni. Ognuno con delle peculiarità e delle esigenze differenti, con tempi mediamente lunghi di risposta e contratti troppo spesso non adatti a un team di giovani innovatori. Il mio suggerimento è quello di lanciare il proprio prodotto/servizio il prima possibile sul mercato e reperire da soli i fondi per crescere, consolidare la propria esperienza in ambito economico e infine rivolgersi ai finanziatori per espandere il business, alle giuste condizioni e con le spalle un po’ più coperte. Al punto 0 di un progetto consiglio di cercare bandi a fondo perduto o il supporto di acceleratori/incubatori, che possono fornire i fondi iniziali per partire.

Quale delle fasi attraversate da una start-up è, secondo te, la più critica?

Ti do una risposta insolita: la quotidianità. Ogni giorno è un momento critico per un team che lavora a un progetto altamente innovativo, con una scena competitiva non indifferente, lungaggini burocratiche e un mercato che non perdona. Sicuramente, però, alcune fasi sono determinanti per un progetto, tra queste la composizione del team e la validazione dell’idea. Come già abbondantemente sottolineato, un team ben composto è fondamentale. Troppo spesso, infatti, un progetto viene abbandonato per impreparazione del team, poca determinazione o litigi tra soci. È importante scegliere compagni d’avventura che lottino al nostro fianco e che abbiano spirito di sacrificio per sopportare quella quotidianità opprimente che, si spera, preceda un florido lancio di un prodotto/servizio sul mercato. Altro tassello delicato è la validazione dell’idea. Ogni imprenditore è innamorato della propria idea e questo rischia di offuscare un giudizio oggettivo sulle probabilità di successo di questa. La tua idea sembra non funzionare? Comprendi il perché, cambia qualcosa e riprova. Anche mille volte. Non funziona? Sii pronto ad abbandonarla; i progetti falliscono, gli imprenditori restano.
Il prezzo da pagare

Quanto è alto il rischio fallimento?

Secondo alcune stime si attesta oltre il 97 p.c. Spaventa, eh? Questo è il prezzo da pagare per permettere al mondo di utilizzare servizi/prodotti eccezionali, nati da menti incredibilmente creative. Tuttavia non bisogna scoraggiarsi, un progetto di start-up fallisce come azienda, ma non come principio. I valori, le competenze, le esperienze e quant’altro restano, diventano banco di prova per i giovani imprenditori.

Oggi sembra che ogni tipo di servizio sia supportato da un’App. Quali settori rimangono, invece, ancora scoperti? Su cosa si potrebbe puntare?

Dipende. Sono dell’idea che ogni settore può innovarsi, sono milioni le sfaccettature che possiamo rintracciare in ogni mercato, in ogni idea. Per risponderti prenderei in considerazione le esigenze e le potenzialità locali. Nel caso dell’Italia e della Croazia punterei molto sul turismo e sull’imprenditorialità giovanile. Settori sempreverdi che necessitano di un apporto innovativo costante.

Elementi distintivi

Come può una giovane start-up emergere in un mercato ricco di competitor affermati?

Trovando un elemento distintivo, qualcosa che i competitor non fanno e che difficilmente implementeranno nei loro servizi/prodotti. Attenzione, prima di ogni cosa bisogna chiedersi perché quell’azienda non ha implementato questo elemento distintivo. È effettivamente innovativo oppure è un buco nell’acqua? Un’altra strategia molto utilizzata è quella di puntare a una nicchia. La maggior parte delle start-up emergenti desiderano un mercato mondiale con miliardi di utilizzatori. Tuttavia è strategico puntare a un gruppo specifico e ristretto di persone e diventare il punto di riferimento per quella nicchia. Nella migliore delle ipotesi si può essere acquisiti da un competitor più grande.
Cerchiamo di sfatare un mito. È diffusa l’idea che con le start-up sia facile guadagnare molto denaro in poco tempo e quindi in molti si buttano a capofitto in un progetto, senza averlo ben definito, nella speranza di fare molti soldi quanto prima. È veramente così?
Sì, per quel 3 p.c. che non fallisce. O meglio, la condizione di alto guadagno non va a braccetto con il breve tempo. Un progetto altamente innovativo è scalabile, facilmente riproducibile, può accedere a importanti fondi ed espandersi velocemente; tutte caratteristiche che possono permettergli di arricchirsi ed espandersi in poco tempo. Ma questo “poco tempo” non va calcolato, nel 99 p.c. dei casi, dal momento in cui un imprenditore ha un’idea. Anzi, va calcolato dal momento in cui un prodotto vincente è sul mercato e ha raggiunto i numeri giusti. Per raggiungere questo momento possono occorrere anni, interminabili fatiche e infiniti attimi di arrendevolezza. Un giovane imprenditore non dovrebbe vedere una start-up come un biglietto della lotteria, ma come un modo per mettersi in gioco e creare qualcosa di socialmente utile e profittevole, con i giusti tempi di realizzazione e le difficoltà che comporta avviare un’impresa.

La situazione in Italia

Quali credi siano i pro e i contro del fare startup in Italia? Quanto e come il Paese supporta l’imprenditoria innovativa?

Difficile a dirsi. L’Italia è fortemente frastagliata e con governi brevi e troppo mutevoli. Personalmente non ho mai contato sul supporto del governo, piuttosto ho fatto affidamento sulle opportunità locali imparando a rispettare le leggi nazionali. I vantaggi di fare start-up sono tantissimi, così come i rischi. Sicuramente una tassazione minore e uno snellimento della burocrazia permetterebbero a molte imprese di fiorire e crescere più velocemente, sfruttando il proprio potenziale a pieno.
Quali consigli ti senti di dare a un giovane che oggi magari vorrebbe dare vita a una start-up?

Sei pronto a dare tutto te stesso in questo progetto? Sei determinato? Ci credi veramente? Un unico consiglio: corri e non fermarti!

Beentouch, punto di riferimento per la comunicazione digitale

Sei il fondatore e CEO di Beentouch. Come è nata l’idea e di che cosa si occupa Beentouch? Dove vedi il progetto tra 5 anni?

L’idea di Beentouch nasce tra i banchi universitari, da un’intuizione mia e dei miei attuali soci Alberto Longo, Emanuele Accardo e Federica Munzone. Al tempo frequentavamo assiduamente organizzazioni studentesche internazionali che ci permettevano di conoscere tantissimi studenti da tutto il mondo. Quando questi ritornavano in patria perdevamo i contatti. Ogni tanto ci sentivamo via chat, ma non era come vederci e sentirci. Per un breve periodo provammo a utilizzare i sistemi più blasonati di videocomunicazione come Skype, ma con pessimi risultati. Continue disconnessioni e pessima qualità video e audio. Questo perché molti dei nostri amici venivano da quelli che definiamo mercati emergenti, Paesi che hanno una crescita importante ma che non dispongono attualmente di tecnologia avanzata. Il risultato era semplice: chiunque vivesse in questi mercati, Africa sub-sahariana, India, Sud America e via dicendo, non aveva grandi possibilità di comunicare digitalmente dato che la connessione Internet non è rapida e robusta come la nostra e i loro smartphone non sono all’avanguardia. Ci siamo domandati se fosse un problema strettamente tecnologico o di business. Ciò che abbiamo scoperto è che era possibile realizzare un sistema di videocomunicazione che funzionasse anche con connessioni e smartphone come quelli disponibili nei mercati emergenti. Abbiamo proposto la nostra idea a TIM e loro ci hanno appoggiato. Abbiamo lavorato sodo fino a tirar fuori un ottimo prodotto che si è diffuso rapidamente in Ghana e in Nigeria. Adesso gli studenti e i giovani professionisti hanno una valida soluzione da usare per videochiamare. Abbiamo attirato la stampa nazionale e internazionale, vinto premi in giro per il mondo e collaborato con alcune delle più grandi aziende tecnologiche. Ultimamente abbiamo siglato un accordo con il colosso della telefonia Huawei per inserire la nostra applicazione tra le poche selezionate nel loro nuovissimo store digitale e abbiamo avviato una collaborazione con il MITA, l’acceleratore per start up di Malta, Paese florido per il nostro settore. A breve lanceremo Beentouch 4 Business, la nostra soluzione dedicata alle imprese. Tra cinque anni vedo Beentouch come punto di riferimento per la comunicazione digitale in Africa e in India, un software in grado di garantire il diritto alla comunicazione a tutti.

Guardando al futuro prossimo, qual è la sfida che vedi davanti a te oltre a Beentouch?

Sono convinto che sia possibile trasformare un giorno di 24 ore in uno di 48. C’è sempre tempo per nuove sfide e per la crescita personale e professionale. Mi sto imbarcando in nuove avventure che garantiranno opportunità concrete e rapide per i giovani imprenditori. Tengo gli occhi aperti per nuove collaborazioni e partnership, in Italia e all’estero, per raggiungere obiettivi reali e di forte impatto per la comunità. Magari la mia prossima avventura sarà con un innovatore che sta leggendo quest’articolo in questo momento, chissà! In tal caso scrivetemi pure a [email protected], vi leggerò con piacere.

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