«Dobbiamo fare politica a tutti i livelli»

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«Dobbiamo fare politica a tutti i livelli»

FIUME | “Dobbiamo ricominciare a fare politica e dobbiamo farlo a tutti i livelli”. La riflessione è del presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, che incontriamo in una Fiume illuminata dai bagliori delle luminarie e in preda al frenetico via vai di persone immerse nell’atmosfera tipica delle feste di fine anno. È tempo di regali, di brindisi e di auspici di fine anno, ma anche di bilanci. È proprio da questi che partiamo perché quelli dei tre Stati di riferimento per la Comunità Nazionale Italiana possono fare la differenza e dettare l’agenda dei lavori delle associazioni e delle istituzioni della minoranza. A maggior ragione se si tiene conto che per quanto riguarda il sostegno finanziario garantito dal governo italiano bisognava lavorare per garantire il rifinanziamento della 73/01, la legge triennale che assicura i fondi per gli interventi a favore della minoranza italiana. Anche questa volta è stata in un certo senso una corsa contro il tempo…

“Già a fine agosto come UI avevamo sensibilizzato a riguardo tutte le sedi governative e parlamentari competenti. Da parte nostra avevamo chiesto il rifinanziamento sia della legge 73/01 che ci riguarda, sia della 72/01 che assicura i fondi alle associazioni degli esuli. Con l’intenzione di promuovere gli interessi della nostra Comunità ho fatto due importanti missioni a Roma, a settembre e a novembre. La prima volta assieme al presidente della Giunta esecutiva, Marin Corva, la seconda volta da solo, l’argomento è stato affrontato nel corso degli incontri avuti con esponenti dei principali partiti della maggioranza e dell’opposizione, del governo, del MAECI… Le rassicurazioni non erano mancate, ma poi come noto siamo dovuti comunque correre ai ripari e sollecitare gli emendamenti del caso. Alla fine il risultato è stato positivo e le due leggi sono state rifinanziate appunto attraverso l’approvazione delle proposte emendative e grazie all’impegno del governo, di esponenti parlamentari della maggioranza e di quelli dell’opposizione, che ringrazio. Rimane ora da capire quale sarà la reale dotazione finanziaria. L’obiettivo è vedere incrementate le risorse destinate alla CNI per il prossimo triennio”.

Rispolverare la prassi delle missioni si è dunque rivelato utile?

“L’abbiamo reintrodotta dopo alcuni anni ed è una strada, quella delle missioni specifiche a Roma, che come UI vogliamo portare avanti anche perché coltivare i rapporti, facendo politica a tutti i livelli è importante. Noi dobbiamo tornare a fare politica e dialogare con i governi di Italia, Croazia e Slovenia e anche con le realtà locali. A livello parlamentare lo fanno i deputati, Furio Radin a Zagabria e Felice Žiža a Lubiana. Sul piano locale sono coinvolte le CI, le CAN e i Consigli delle minoranze. Ma anche l’UI può e deve avere un suo ruolo e curare i rapporti istituzionali e appunto politici a tutti i livelli”.

Cambia dunque l’impostazione del lavoro?

“In questo mandato, per la prima volta dopo molto tempo, il presidente dell’Unione Italiana non è anche parlamentare. Per 12 anni al vertice dell’UI c’è stato Furio Radin, il deputato della CNI che è anche vicepresidente del Sabor croato. Con lui ho condiviso un lungo percorso e i risultati importanti non sono mancati. Io ho un ruolo diverso e nell’ambito delle competenze che mi derivano dallo Statuto il mio mandato sarà segnato da alcuni elementi dettati dal contesto e dalle circostanze. Sarò sicuramente più presente sul territorio. L’UI ha un suo organo esecutivo che sta attuando il programma presentato dal presidente della Giunta e un’Assemblea dalla quale mi aspetto che sviluppi un dibattito inclusivo e costruttivo nel rispetto della dignità delle persone. Non fermiamoci a ragionare soltanto sulle modifiche allo Statuto. Pensiamo a come rivedere l’impianto della CNI nel suo insieme”.

Presenza sul territorio significa anche contatti e dialogo…

“In questi mesi abbiamo avviato una serie di consultazioni a 360º; con i deputati, con le CAN, con i Consigli della minoranza, con le nostre istituzioni e le CI, ma anche con le autorità locali in Istria, a Fiume. In Slovenia si aspettava di conoscere il risultato delle elezioni locali. C’è dialogo anche con i rappresentanti governativi, con gli esuli…”.

I rapporti con gli esuli sono, dice lo Statuto, curati dal presidente dell’UI…

“È uno degli incarichi istituzionali del presidente dell’UI. Ritengo che la collaborazione con gli esuli sia importantissima, in questa direzione si dovrebbe lavorare anche con maggiore impegno in futuro. A riguardo ho già avuto alcuni incontri con i rappresentanti della Federesuli e di singole associazioni. Altri sono già pianificati e si svolgeranno a breve. Il mio impegno sarà rivolto a impostare rapporti organici, a creare sinergie e favorire iniziative congiunte. Sono fermamente convinto che presentandoci uniti – ma è un discorso che vale sia per la CNI e gli esuli sia per l’UI, le CI e le CAN e i Consigli della minoranza italiana – si possano raggiungere obiettivi maggiori di quelli che sono realizzabili agendo singolarmente”.

Soffermiamoci ancora un po’ sulla collaborazione con gli esuli. Red Land – Rosso Istria è nei cinema italiani. Sono ipotizzabili proiezioni nel territorio d’insediamento storico della CNI?

“Red Land – Rosso Istria è un film importante: è importante raccontare attraverso i film le tragedie vissute dagli italiani di queste terre. Ho avuto modo di vederlo prima a Venezia e poi a Roma, dove sono stato invitato a fare un intervento alla conferenza stampa di presentazione organizzata al Senato. In quelle occasioni dialogando con il produttore è emersa in modo spontaneo l’idea di verificare la possibilità di rendere possibile la sua proiezione anche qui. Ne ho parlato con la Giunta esecutiva, chiedendo che nel Piano finanziario per il 2019 vengano inseriti i mezzi necessari per l’acquisto dei diritti cinematografici per due anni, il 2019 e il 2020. Questo è stato fatto. Ora sono in trattative con il produttore per la definizione dei costi dell’operazione che ci consentirà di organizzare delle proiezioni gratuite nelle sedi delle CI”.

È un film pensato per il cinema, le sale delle CI sono adatte?

“Alcune Comunità degli Italiani ci hanno già chiesto di farlo. Certo non sarà come al cinema, ma è un inizio. Si può pensare poi a delle proiezioni private nei cinema d’essai, ce ne sono a Fiume e Isola ad esempio. Per organizzare proiezioni pubbliche la procedura è più complicata, ma faremo le verifiche del caso”.

Le realtà locali in questo periodo dimostrano apertura riguardo alla valorizzazione della storia del territorio. Capodistria e Fiume puntano sulla toponomastica e si torna a parlare di tabelle recanti gli odonimi storici.

“Farei un distinguo tra le due situazioni. A Fiume il progetto prevede la collocazione di targhe recanti gli odonimi italiani accanto a quelle esistenti, inclusa quella recante la scritta Fiume. Si tratta di una bella e importante iniziativa che coinvolge anche la CI e che è portata avanti in una città che non è bilingue. Capodistria invece lo è e pertanto andrebbe fatto anche un ragionamento sul ripristino della toponomastica originaria. Non ci si dovrebbe limitare a collocare solo delle tabelle rievocative storiche. A riguardo bisogna dialogare con le forze politiche e con l’amministrazione locale. Inoltre il ragionamento andrebbe esteso anche alla tutela dei monumenti cimiteriali. Purtroppo però a Capodistria siamo testimoni anche di una sorta di ‘albanizzazione’ dei personaggi storici, ovvero della tendenza che porta ad attribuire un’appartenenza nazionale a personaggi storici vissuti in epoche precedenti alla nascita del concetto di nazionalità che conosciamo oggi. In tutto questo non c’è la benché minima considerazione della loro formazione culturale e lingua d’uso, si ragiona soltanto in termini, errati, di territorio di provenienza”.

La collaborazione con i governi di Zagabria e Lubiana?

“Qui è fondamentale il ruolo dei deputati. I contatti ci sono. A Zagabria l’On. Radin sta facendo un ottimo lavoro. L’ultimo risultato importante che ha ottenuto in ordine di tempo è l’aumento dei finanziamenti assicurati alla CNI dal Bilancio nazionale. A Lubiana ci sono stati alcuni incontri operativi organizzati dall’On. Žiža, che ringrazio. Desidero che il rapporto sia sinergico, impostato a creare una rete orientata a promuovere gli interessi della CNI“.

Tornando in casa UI, ci dà una valutazione complessiva del post-elezioni?

“Credo che tra chiaro/scuri il quadro generale sia positivo. In questo mandato c’è un coinvolgimento più significativo dei giovani, escluso me e poche altre eccezioni gli incarichi esecutivi e la presidenza dell’Assemblea sono affidati a trentenni. Credo che questo sia un bene anche se bisogna fare attenzione a non confondere rinnovamento generazionale con giovanilismo. Va dato il giusto peso alla preparazione, alla volontà d’impegnarsi e di fare nuove esperienze rimanendo aperti a cogliere le occasioni giuste per migliorare. C’è poi la dichiarata intenzione di proseguire con il percorso volto a dare voce a iniziative sul piano economico… Va detto anche che bisognerà pensare a iniziative capaci di migliorare ulteriormente lo stato dell’arte; bisognerà fare anche un’analisi dell’affluenza della quale tanto si è discusso, alle volte dimenticando di contestualizzarla. Ricordiamoci che l’Unione Italiana è un’associazione di cittadini che ogni quattro anni chiede ai propri associati di andare a votare. Non mi risultano casi di altre associazioni, per quanto democratiche, che eleggono i propri vertici in questo modo”.

In Italia si è dibattuto a lungo sulla riforma del sostegno pubblico alla stampa. Il taglio al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Come si è mossa l’UI?

“Appresa l’intenzione del governo italiano di procedere con la riforma ci siamo subito attivati ponendo in evidenza due questioni: la peculiarità delle testate italiane edite all’estero, tra le quali c’è anche La voce del popolo, e le specificità delle testate delle minoranze linguistiche in Italia. Qui vorrei sottolineare che da parte nostra abbiamo sempre legato il sostegno alla Voce a quello assicurato al Primorski dnevnik. Lo abbiamo fatto seguendo il ragionamento che ci porta a parlare sempre sia della 73/01 sia della 72/01. È un fatto politico e culturale importante, rivela un’azione solidale. Tornando a noi, abbiamo fatto presente l’importanza della Voce, del nostro quotidiano, uno dei pochi al mondo fatto per connazionali che tra loro comunicano in italiano e sollecitato il governo a tenere conto delle specificità tutelandole. La nostra voce, unita a quella di altri è stata ascoltata tanto che nel maxiemendamento presentato dal governo al Senato, dove è stato approvato con la fiducia, dai tagli sono escluse sia le testate italiane edite all’estero e quelle diffuse all’estero sia quelle delle minoranze. È emersa la sensibilità nella quale confidavamo. In prospettiva auspico l’attenzione e un impegno concreto del governo italiano anche per le questioni che riguardano le redazioni italiane di Radio Fiume, Radio Pola e RTV Capodistria.”

Il 2020 sarà l’anno degli appuntamenti importanti, Fiume sarà Capitale europea della Cultura, Trieste sarà Capitale europea della Scienza e nella prima metà dell’anno la Croazia presiederà il Consiglio UE. Come guarda la CNI a questi appuntamenti?

“È un’occasione unica, direi straordinaria che dobbiamo cogliere. Abbiamo anche un’esperienza alle spalle. A Maribor nel 2012 avevamo fatto una bellissima presentazione della cultura CNI che includeva anche una mostra di Missoni. Noi Comunità Nazionale Italiana avevamo rappresentato l’Italia. A Fiume l’occasione sarà ancora più unica e straordinaria considerato che sempre nel 2020 la Croazia avrà la Presidenza di turno dell’UE e che Trieste sarà Capitale europea della Scienza. Dobbiamo cogliere il momento per valorizzare la lingua e la cultura italiane a Fiume, ma anche tutta la CNI. Alcuni contatti ci sono già, la parte operativa spetterà alla Giunta esecutiva che dovrà cogliere quest’opportunità. Sono certo che saprà farlo in modo egregio e che i risultati non mancheranno.”

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