CNI. Sfoderare l’orgoglio

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CNI. Sfoderare l’orgoglio

VERTENEGLIO | Più un incontro tra consiglieri e connazionali consapevoli e sensibili al problema, che una riunione formale. Benvenuto anche il dialetto. Ieri sera a Verteneglio, una delle poche cittadine istriane in cui la Comunità nazionale italiana non è minoranza, l’Assemblea dell’Unione Italiana ha intavolato il tema del bilinguismo e degli altri diritti della CNI in Croazia e Slovenia. Quorum qualificato, 51 consiglieri presenti, più alcuni vicesindaci della Regione; assenti per altri impegni i deputati della CNI, Felice Žiža alla Camera di Stato di Lubiana, e Furio Radin al Sabor di Zagabria; non hanno potuto partecipare nemmeno i rappresentanti della CAN costiera; presente invece il presidente del Consiglio CNI della Regione istriana nonché consigliere dell’Assemblea UI, Gianclaudio Pellizzer. Radin ha ribadito piena disponibilità a impegnarsi con passione in quella che è una questione di fondo, che gli sta particolarmente a cuore, da tempo, dando il proprio contributo all’azione dell’UI. Le leggi sono imperfette, la loro applicazione ancora di più, ma cambiare le leggi è cosa tutt’altro che facile, ha ricordato il deputato, chiudendo come al solito il suo messaggio con “Viva noi”.

Quale l’obiettivo della riunione? L’ha premesso lo stesso presidente dell’Assemblea UI, Paolo Demarin: cercare di fare chiarezza, attraverso il dibattito e lo scambio di opinioni ed esperienze, su una materia che non molti conoscono – ad esempio, la differenza tra uso ufficiale e uso pubblico della lingua italiana –, rimuovere eventuali discrepanze, capire quelli che sono i diritti acquisiti e la loro applicazione, implementare norme giuridiche e andare a rivedere quelle che non soddisfano le esigenze della CNI, anche in riferimento a strumenti pregressi. Perché l’italiano si parli sempre di più, in tutte le istanze e a tutti i livelli, promuovendo la nostra presenza, aumentando la forza contrattuale della CNI nei rapporti con la politica e le amministrazioni locali. Il tempo però stringe e le forze di oggi non sono quelle di una volta; è cambiato pure il senso di appartenenza: c’è “un’inerzia, un disinteresse, un opportunismo” deleteri, ha denunciato Gianclaudio Pellizzer, “che porta i connazionali a non battersi per l’attuazione dei loro diritti, a non parlare nella loro lingua, che sia l’italiano standard o il dialetto, a non iscrivere i figli nelle scuole della CNI, a non fare sistema”. “Stiamo precipitando, e se vogliamo avere un futuro occorre meno opportunismo, dobbiamo mettere in campo le migliori capacità, dobbiamo perseguire le sinergie, essere forti culturalmente, rispettarci, sentire orgoglio nazionale e autostima, dobbiamo fornire servizi seri, veri, a favore dei connazionali e pure del resto della cittadinanza, abbiamo bisogno di maggiori contatti con la politica, di una grinta propositiva, abbiamo bisogno degli esuli, che sono la nostra memoria storica”, ha concluso Pellizzer, che ha salutato con plauso l’iniziativa di Demarin.
Per Gaetano Benčić, la questione del bilinguismo non si può ridurre solo a una visibilità di segnaletiche, ma bisogna rincorrere l’impiego dei connazionali nel settore pubblico, nelle istituzioni della cultura, negli enti. In secondo luogo, bisogna insistere per l’inclusione obbligatoria dell’italiano come lingua d’ambiente nelle scuole della maggioranza. Benčić ha anche suggerito una mobilitazione pubblica della CNI su questo aspetto e pure su altri. Vanno quindi affrontati i problemi specifici uno ad uno, come ad esempio l’italiano negli ospedali e nella chiesa croata istriana, attuando un monitoraggio nelle varie sedi. “Ma partiamo da noi stessi, parlando il più possibile l’italiano, con tutti”, il suo sollecito.
Mario Simonovich ha invece evidenziato alcuni svarioni linguistici riscontrati nei materiali predisposti per l’Assemblea, nelle formulazioni adottate per i vari Statuti e norme, a dimostrazione della scarsa conoscenza della lingua italiana, che colpisce ormai in maniera “virulenta” e indica che “stiamo male e dobbiamo fare molto per stare bene”. Impresa non impossibile. La soluzione è “investire nel sapere, nella formazione dei giovani”, ha affermato Roberto Battelli, insistendo sulla necessità di garantire a tutti un’istruzione in lingua italiana, dall’asilo all’università, formare i quadri, come fanno certe aziende, creare un ambiente che veda tutti gli operatori nei molteplici campi in grado di avere una padronanza completa dell’italiano.
Krsto Babić ha richiamato l’attenzione sull’importanza dell’educazione e istruzione, citando il caso dell’asilo di Abbazia, o dell’odonomastica e toponomastica storica e originaria; Valmer Cusma ha citato quanto avvenuto e avviene a Pola, dove a suo parere alcuni “compromessi” politici hanno portato di fatto alla rinuncia delle battaglie per l’attuazione del bilinguismo. Cusma ha però anche riproverato l’UI di essersi svegliata tardi. Moreno Vrancich ha definito l’Unione una cattiva madre, in quanto finora non si è preoccupata del suo figlio più debole, ossia Fiume, dove a parte alcune tabelle partigiane ˜ sopravvissute alla furia “iconoclasta” del 1953 – non esiste alcuna forma di bilinguismo. Secondo Antonella Degrassi il problema non sono le norme, ma il fatto che l’italiano non è “più di moda”, che gli stessi connazionali non usino l’italiano quando ne hanno il diritto (come i consiglieri municipali) e il dovere (come i docenti o gli alunni nelle scuole CNI), o non è diffuso nell’ambiente. Occorre correggere la rotta e promuovere l’orgoglio, e la fierezza di essere italiani. Ines Venier ha criticato l’assenza della ditta cui l’UI ha affidato l’elaborazione della strategia della CNI, che ieri sera avrebbe avuto un’ottima analisi come punto di partenza.Il presidente Maurizio Tremul ha rivendicato quanto fatto finora, che non è poco, e quanto si continua a fare. Insomma, la situazione “non è nera, ma neanche brillante”; occorre continuare a intervenire. Anche andando a riequilibrare alcuni rapporti con Regioni, Città, Comuni e forze politiche, che comunque sono vicini alla CNI. Ma sempre attraverso il dialogo. Il presidente della Giunta esecutiva, Marin Corva, si è detto del parere di dover partire dalla famiglia, creando le basi per il bilinguismo, recuperando al contempo anche il dialetto. Vista l’ora, l’argomento è stato aggiornato alla prossima riunione, che si terrà il 25 febbraio.

Via dalla Giunta Marina Paoletić e Martina Benolić

Prima crisi in seno all’Esecutivo Corva che perde due membri: Marina Paoletić, responsabile del Settore Cultura e Arte, e Martina Benolić, titolare del Settore Affari giuridici-amministrativi, hanno rassegnato le proprie irrevocabili dimissioni. Le decisioni delle sue ormai ex collaboratrici sono state comunicate dal presidente della Giunta UI, Marin Corva, al termine dell’Assemblea. Nella motivazione, entrambe hanno dichiarato di non sentirsi più in grado di portare avanti il mandato, la prima per motivi personali, la seconda perché si è trovata in disaccordo con le modalità di lavoro. Corva ha espresso riconoscenza per il contributo che hanno dato in questi mesi alla CNI. Già individuati i nuovi nomi, che saranno ufficializzati alla prossima Assemblea.

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