Città multilingui Fiume apripista

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Città multilingui Fiume apripista

FIUME | A Fiume il concetto di bilinguismo calza stretto? Considerate le peculiarità della sua storia, del suo tessuto sociale multietnico e multiculturale potrebbe risultare riduttivo rappresentare l’identità del capoluogo quarnerino limitandosi all’uso di due sole lingue? È al fine di far risultare il suo spirito cosmopolita che la Città di Fiume ha promosso quest’anno una campagna volta a riscoprire e valorizzare il suo patrimonio toponomastico, a iniziare dagli odonimi storici della Cittavecchia. Un’iniziativa, quest’ultima, varata nell’ambito del progetto Fiume – Capitale europea della cultura 2020 e nella quale è stata coinvolta pure la locale Comunità degli Italiani.

A questi e ad altri interrogativi si è tentato di dare una risposta nel corso del Convegno “Le città multilingui – la diversità e la convivenza quali modi di vita”. Un incontro svoltosi sabato scorso nel Salone delle feste di Palazzo Modello, sede della CI di Fiume e dell’Unione Italiana. All’appuntamento organizzato dall’Alleanza libera europea (ALE), Lista per Fiume e dalla Comunità degli Italiani di Fiume sono intervenuti il vicepresidente del Sabor e deputato della CNI al Parlamento croato, Furio Radin, il sindaco del capoluogo quarnerino, Vojko Obersnel, il vicepresidente dell’ALE, il politico fiammingo Wouter Patho, e Nenad Čanak, presidente della Lega dei socialdemocratici della Vojvodina (LSV) ed ex presidente dell’Assemblea della Provincia autonoma della Vojvodina.
A porgere il benvenuto a nome degli organizzatori ai partecipanti e al pubblico sono stati la presidente della CI di Fiume, Melita Sciucca, il presidente della Lista per Fiume, Danko Švorinić, e Wouter Patho.

Realtà esistenti

“Si parla tanto di bilinguismo e multilinguismo. Oggi vogliamo parlare di realtà che esistono. Vedere come funzionano e confermare quello che Fiume è da sempre: una città multilingue con tante culture che s’intrecciano tra loro”, ha detto Melita Sciucca. Švorinić ha osservato che a Fiume predominano due culture, quella latina e quella slava. Tuttavia, ha rilevato che sono anche tante altre le culture che hanno lasciato un’impronta in città. A sostegno della sua tesi, ha ricordato che oltre a Rijeka e Fiume, anche in altre lingue e dialetti – ad esempio in tedesco, in sloveno e in ciacavo – esistono termini per indicare il capoluogo quarnerino. Il presidente della Lista per Fiume ha rilevato che lo scopo dell’incontro consiste nel promuovere la diversità. “Vogliamo vivere in una Città, in una Regione e in un Paese che promuovono la diversità. Ciò è nell’interesse dell’intera società”, ha concluso Švorinić, sottolineando che la valorizzazione dell’identità fiumana deve smarcarsi dall’ipoteca etnica che la obera.

Obersnel: «No al bilinguismo»

Vojko Obersnel ha giudicato positivamente il fatto che i temi affrontati nel corso del Convegno suscitano l’interesse dell’opinione pubblica. “Si tratta di argomenti in auge a Fiume da tempo e che siamo riusciti ad affrontare con un certo successo”, ha notato il primo cittadino. Ha spiegato che lo slogan del progetto Fiume CEC 2020 (Luka različitosti/Porto delle diversità) è stato scelto anche allo scopo di segnalare che a Fiume il moto dell’Unione europea, ossia “Unita nella diversità” non è soltanto un modo di dire, bensì uno stile di vita.
Obersnel ha spiegato di essere contrario, in questo frangente, all’introduzione in Città di una forma di bilinguismo ufficiale. “Nel caso di Fiume, casomai è più opportuno parlare di multilinguismo”, ha detto il sindaco. Anzi, si è posto la domanda se sarebbe giusto adottare una sola lingua aggiuntiva e in tal caso quale? Nell’argomentare la sua tesi ha notato che c’è stato un periodo storico quando a Fiume gli sloveni costituivano il gruppo nazionale più numeroso dopo i croati. “Non ritengo – ha puntualizzato – che il multilinguismo sia una prova di democraticità, né che favorisca la democrazia. Durante il regime di Slobodan Milošević in Vojvodina erano in vigore cinque lingue ufficiali. Al Parlamento europeo tutte le lingue parlate nei Paesi membri sono lingue ufficiali. Vi sfido, però, a parlare in croato con i funzionari della Commissione europea”, ha osservato Obersnel. Il sindaco ha espresso l’opinione che siano altri i metri di valutazione dell’integrazione in seno alla società. A tale proposito ha fatto l’esempio della CNI, che a Fiume ha asili, scuole, corsi universitari, una casa editrice e una compagnia di prosa in seno al Teatro nazionale croato Ivan de Zajc.

Radin: «Elemento di cultura politica»

A sua volta, Furio Radin ha sollecitato a non sprecare energie a riflettere se l’affermazione del bilinguismo o del multilinguismo sia un processo politico o culturale. “Si tratta di un processo legato alla politica culturale, o se preferite un elemento di cultura politica. Se una città ha radici multiculturali le medesime devono essere rispettate. Quando i tifosi dell’Armada gridano ‘Forza Fiume’ lo fanno per esaltare la loro identità. Non si toglie nulla a nessuno se i toponimi vengono indicati in più lingue o se si gode della possibilità di comunicare in più lingue a livello ufficiale”, ha detto il vicepresidente del Sabor.
Ad assistere al Convegno, moderato da Moreno Vrancich, presidente dell’Assemblea del sodalizio di Palazzo Modello, tra il pubblico c’erano alcuni volti noti. Tra questi il vicepresidente del Consiglio municipale della Città di Fiume, il connazionale Oskar Skerbec, la docente Corinna Gerbaz Giuliano, titolare del Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Filosofia dell’Università di Fiume, e Marin Corva, presidente della Giunta esecutiva dell’UI.

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