Borse di studio UI-UPT. Il modello non soddisfa

0
Borse di studio UI-UPT. Il modello non soddisfa

SISSANO | Non è stato gradito da alcuni, che l’hanno interpretato come un tentativo di fiaccare i consiglieri, ma lo spostamento – avvenuto lunedì scorso alla quinta sessione dell’Assemblea, che si è tenuta a Sissano – dello spazio per le interrogazioni, interpellanze e mozioni all’ultimo punto, prima delle varie, ha di fatto consentito ai consiglieri dell’Unione Italiana di evadere tutti gli argomenti principali all’ordine del giorno. Ad ogni modo, chi intendeva intervenire ha avuto comunque l’occasione di farlo. Si è discusso di formazione, borse di studio, iniziative per i giovani…

L’Unione Italiana è capace di fare una politica dei quadri della Comunità Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia, nel senso di attuare delle forme di selezione e reclutamento, promuovendo e sostenendo determinati percorsi formativi in lingua italiana? Le borse di studio, stanziate nell’ambito della collaborazione tra l’UI e l’Università Popolare di Trieste grazie ai mezzi dello Stato italiano, servono? E a chi, ai beneficiari o alle istituzioni della CNI? E quelle vincolate, ossia destinate a coprire le necessità delle istituzioni – erogate spesso su indicazione di queste ultime –, comportano un obbligo morale o giuridico per tutte le parti? E che tipo di borse di studio vanno erogate, ossia per quali Università? È opportuno limitarle a quelle italiane, potenziando l’immersione dei nostri giovani nella realtà linguistica e culturale della nazione madre, oppure vanno mantenute anche quelle per gli Atenei croati e sloveni? Domande destinate a rimanere senza risposta, almeno al momento, e a giudicare da quanto emerso a Sissano.

Depauperamento progressivo

Una battaglia, quella della cura e del rafforzamento della conoscenza della lingua italiana, in via di un preoccupante depauperamento progressivo, di cui si fa interprete Roberto Battelli. Il consigliere di Bertocchi ed ex deputato al Parlamento di Lubiana insiste appunto sulla formazione in italiano, come presupposto fondamentale per evitare che la nostra lingua scompaia dalla quotidianità, dalle strade delle nostre città, processo peraltro già avviato. “Stiamo perdendo tutte le basi – ammonisce Battelli –. Meno usiamo la nostra lingua più ottusi diventiamo”, afferma. Non è stata accolta la sua proposta di dirottare tutti i mezzi messi a Bilancio a favore delle borse di studio per le Università italiane. Anche perché ci sono impegni relativi ai precedenti anni accademici, ed eventualmente ci sarebbero circa 15mila euro per quelle nuove. Anche il consigliere di Pirano, Dyego Tuljak, ha chiesto una revisione del sistema, nel senso di assegnare le borse di studio per determinate categorie (leggi Università) rimaste vacanti per disinteresse e dirottarle ai candidati che hanno concorso in altre sezioni, e che risultano in possesso di tutti i requisiti. Sia il presidente della Giunta esecutiva, Marin Corva, che il presidente dell’UI, Maurizio Tremul, hanno precisato che ci sono esigenze precise e paletti che impongono determinate scelte, tra cui delibere e altri atti in materia, approvati dall’Assemblea.

Soltanto un caso personale?

Il consigliere Jenny Chinchella, docente presso due scuole elementari di Fiume, ha portato in pubblico la sua esperienza, negativa. Laureata in Italia, ha impiegato sforzi e risorse per conseguire l’equipollenza e l’abilitazione all’insegnamento. Ci ha messo più di dieci anni. Ora, per avere l’orario completo, ha fatto domanda di assunzione in una terza elementare fiumana. Credeva che il fatto di essere stata borsista UI-UPT significasse qualcosa. Le è stata preferita un’altra candidata, pure questa connazionale. Tutto si è svolto senza concorso. La direttrice dell’istituzione che l’ha respinta, e che è anche la responsabile del settore scuole in seno alla Giunta esecutiva, ha puntualizzato di aver agito nell’ambito di quelle che sono le sue prerogative, in sintonia con le disposizioni legislative. L’interessata, ha puntualizzato, può sempre ricorrere alle competenti istanze.
Ma oltre al disagio e alla frustrazione, Chinchella ha voluto indicare qualcosa di più: nelle assunzioni, i direttori/presidi dovrebbero dare la precedenza a chi si è formato con il sostegno dell’UI? Si può fare una pianificazione corretta – che comporta anche l’attesa che il candidato prescelto completi il ciclo –, se poi la legge obbliga ad assumere il primo che si presenta con tutte le carte in regola? E a che servono quindi le borse di studio? Sono sussidi per i connazionali meritevoli o rientrano nella definizione delle strategie CNI in fatto di personale e futuri dirigenti?

Incontri con le sorelle Bucci

Il consigliere Ines Venier (Rovigno), ha chiesto delucidazioni sull’aumento dei fondi per l’Agenzia informativa adriatica AIA, di cui l’UI è co-fondatore (nella misura del 65 p.c.) insieme con la Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana (20 p.c.) e a una società di Trieste (“disinteressata, tanto che con ogni probabilità cederà le sue quote”, ha rilevato il titolare del settore Istituzioni della CNI e Collaborazione transfrontaliera, Marko Gregorič). L’incremento servirà a potenziare le pagine del Capodistriano del quotidiano “La Voce del popolo”. Venier ha inoltre proposto di coinvolgere le sorelle Andra e Tatiana Bucci, due ebree fiumane sopravvissute all’Olocausto – a fine marzo, le autorità municipali di Fiume posizioneranno nove Pietre d’inciampo in ricordo dei membri della loro famiglia –, in una serie di incontri con i ragazzi delle varie scuole della CNI in Croazia e Slovenia, un po’ sulla falsariga dell’esperienza avuta con l’abbaziano Oleg Mandić, ultimo detenuto a uscire vivo dal campo di concentramento di Auschwitz. Inoltre, ha indicato l’opportunità di far visitare ai giovani il Centro imprenditoriale dell’UI, incontrando la condivisione del presidente della GE su entrambe le iniziative.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display