Arresti al Gruppo Uljanik, scandalo da un miliardo di kune

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Arresti al Gruppo Uljanik, scandalo da un miliardo di kune

Maxi operazione scattata nelle prime ore del mattino, quando in tutta l’Istria e a Fiume diversi ex dirigenti e manager del Gruppo Uljanik sono finiti in manette. Gli agenti – coordinati dalla Direzione investigativa per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata della Polizia (PNUSKOK) – hanno eseguito lungo tutta la penisola 12 provvedimenti restrittivi e numerose perquisizioni. Tra le abitazioni passate al setaccio dagli uomini della Direzione investigativa figurano quelle degli ex presidenti del Consiglio di amministrazione del Gruppo Uljanik, Gianni Rossanda e Anton Brajković, che nel 2013 lasciò (con due anni d’anticipo) l’incarico proprio a favore di Rossanda. Entrambi sono stati poi tratti in arresto. Prima, intorno alle 11, è toccato ad Anton Brajković, che accompagnato da due agenti è stato scortato fino a un auto parcheggiata dinanzi alla sua abitazione di via Rabar, nel quartiere polese di Monteparadiso. La stessa sorte è toccata un’ora più tardi a Gianni Rossanda, arrestato nel suo appartamento di Valsaline. Visibilmente irritato, all’uscita dalla sua abitazione, scortato da un paio di agenti del PNUSKOK, Rossanda si è rifiutato di rilasciare alcuna dichiarazione. Sia Rossanda che Brajković, sono stati poi accompagnati a Fiume, dove sono stati sentiti dagli inquirenti della Procura regionale di Stato del capoluogo quarnerino. Gianni Rossanda ha affidato la sua difesa all’avvocato Anto Nobilo. (mm)

Gli altri arrestati

Oltre a Brajković e Rossanda, nel corso della mattinata sono stai tratti in arresto anche altri ex dirigenti del Gruppo Uljanik, tra i quali figurano Marinko Brgić e Veljko Grbac, che fino a un anno fa siedevano nel Consiglio di amministrazione della società polese assieme a Rossanda. Inoltre, tra le persone finite in manette ci sono anche Maksimiljan Percan, direttore del 3. maj e Dragutin Pavletić, ex direttore dell’Uljanik Plovidba (che al momento del suo arrivo all’ingresso della Questura di Pola – naturalmente scortato dalle forze dell’ordine – con il sorriso tra le labbra ha definito “triste” l’intera situazione), e il suo sostituto, Darko Šorc. Le manette sono scattate anche per i due ex direttori dell’Uljanik Brodogradilište, Silvano Kranjc ed Eduard Milovan, ma anche per Elvis Pahljina, direttore dell’Uljanik pomorstvo per i servizi di trasporto marittimo, e per i due ex direttori del 3.maj, Domagoj Klarić e Zdravko Pliško. (mm)

Le tute blu di Scoglio Olivi: Bisognava intervenire prima

Il presidente del Sindacato dell’Adriatico, Boris Cerovac, si è dichiarato soddisfatto dall’intervento del PNUSKOK. Il rappresentante delle tute blu del cantiere navale di Pola ha, però, sottolineato, che Polizia, Procura di Stato e Direzione investigativa sarebbero dovute intervenire molto prima. “Se fosse stato così oggi l’Uljanik non si troverebbe in questa situazione” ha detto il sindacalista, il quale spera che qualcuno possa finalmente rispondere dei gravissimi danni causati allo stabilimento navalmeccanico. (mm)

I sindacalisti del 3.maj: Bene, ma le paghe…

“Sono molto soddisfatto per il fatto che queste persone dovranno fare i conti con la giustizia”, ha commentato l’arresto degli ex vertici del Gruppo Uljanki, il sindacalista del 3.maj Veljko Todorović. Juraj Šoljić, presidente del Comitato sindacale per la salvaguardia del 3.maj ha constatato invece che questo non significa l’erogazione delle paghe arretrate.”Due anni fa ero uscito dal Comitato di sorveglianza perché in disaccordo con le decisioni prese e all’epoca sono stato ampiamente criticato per questa mia mossa. Non dimentichiamo che nel 2013 il 3.maj era un cantiere navale sano e che in questi ultimi 5 anni è stato devastato completamente. Finalmente è giunto il giorno in cui si cercherà di capire dove siano finiti i soldi destinati al 3.maj e finiti invece chissà dove”, ha detto Šoljić. (erb)

Le parole del ministro Božinović

“Dalle informazioni che mi sono state trasmesse dal direttore generale della Polizia, gli agenti della PNUSKOK di Fiume stanno conducendo da mesi un’inchiesta sulle possibili malversazioni nel Gruppo Uljanik. In collaborazione con la Procura di Stato di Fiume, è scattata l’azione nell’ambito della quale sono state arrestate 12 persone fortemente sospettate di aver commesso vari reati, sia ai danni dei cantieri navali, sia dell’Erario. Come mi è stato detto, si tratta di oltre un miliardo di kune”, ha dichiarato il ministro degli Interni, Davor Božinović. (kb)

Miletić e Flego: Noi i primi a chiedere l’intervento della giustizia

Come prevedibile, la maxi operazione della Polizia coordinata dalla Direzione investigativa per la lotta alla corruzione e la criminalità organizzata e la Procura regionale di Stato del capoluogo quarnerino, ha suscitato la reazione del mondo politico della Croazia, ma anche e soprattutto dell’Istria. Tra i primi a commentare l’intera situazione sono stati il presidente della Regione istriana, Valter Flego, e il sindaco di Pola, Boris Miletić, che in un comunicato stampa congiunto ricordano che l’amministrazione regionale e la Città di Pola sono state le prime a chiedere l’intervento della Procura e di tutte le istituzioni statali competenti, invitate a passare al setaccio ogni minimo dettaglio della gestione della società polese degli ultimi anni. “In questo preciso momento sia per lo Scoglio Olivi che per i suoi dipendenti è di fondamentale importanza che gli inquirenti facciano luce e accertino le responsabilità di chiunque abbia portato l’Uljanik sull’orlo del baratro”, sostengono Flego e Miletić, i quali ritengono che – indipendentemente dall’esito delle indagini in corso – lo stabilimento navalmeccanico polese debba essere salvato. La cantieristica navale è l’ultimo grande settore industriale rimasto in Croazia. “Chiudere lo Scoglio Olivi e il 3.maj significherebbe lasciare al proprio destino migliaia di persone e le loro famiglie” concludono il presidente della Regione istriana e il sindaco di Pola. (mm)

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