Un’aggressione da vigliacchi

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Un’aggressione da vigliacchi

I deputati delle Comunità nazionali sono tornati a condannare, questa volta in Aula al Sabor, la recente aggressione a Zagabria nei confronti dei parlamentari della minoranza serba, Milorad Pupovac e Boris Milošević, contro i quali sono stati gettati resti di cibo mentre passavano vicino al mercato di Dolac. Il vicepresidente del Sabor e deputato della comunità nazionale italiana, Furio Radin ha stigmatizzato quanto avvenuto con parole durissime. Radin ha definito gli aggressori dei vigliacchi, che hanno dapprima gettato del cibo contro i due parlamentari serbi, per poi nascondersi e far perdere le proprie tracce tra la folla. Il deputato della CNI ha condannato senza mezzi termini anche gli editorialisti sulla stampa e i presentatori di trasmissioni televisive che istigano alla violenza, dando sfogo alle passioni più basse e meschine. Nemmeno il centro di Zagabria è più immune ad aggressioni a sfondo etnico, tipiche dei Balcani, ha lasciato intendere Furio Radin, rilevando che tale “gene endemico” non era presente quando lui era giovane “nonostante il sistema politico allora in auge”. Pertanto, ha ribadito il deputato della CNI, il gruppo parlamentare delle minoranze condanna l’aggressione ed esprime disprezzo per chi incita a simili atti e per chi esulta per gli stessi. Furio Radin non ha potuto fare a meno di rilevare che tale clima d’intolleranza nella società non è una novità: quanto sta succedendo è conseguenza di un’atmosfera che si sta creando da tempo: basti ricordare la dichiarazione dei deputati delle minoranze emanata tre anni fa, in cui si esprimeva profonda preoccupazione per l’evolversi della situazione.

Il vicepresidente del Sabor ha puntato l’indice accusatore nei confronti della destra e del clericalismo che – ha rilevato sempre Radin – rappresenta, “come ha dichiarato il Papa, una perversione della Chiesa”, in quanto “si pone al di sopra del popolo e s’ingerisce negli affari dello Stato”. Ma allo stesso modo, il parlamentare della CNI ha stigmatizzato una delle più frequenti forme di diffamazione nei confronti delle minoranze, quella relativa all’etnobusiness, scaturita dalle file della sinistra, messa in circolazione “per motivi assolutamente privati da un ex Presidente della Repubblica, che ancora non ha chiesto scusa per questo fatto”. Come non ricordare in questo contesto, ha aggiunto Radin, che il termine etnobusiness è stato utilizzato anche dalla vicepresidente del Parlamento serbo, espressione del partito radicale, per offendere la memoria della presidente dell’Associazione delle madri di Srebrenica.
La responsabilità per quanto sta accadendo nella società, ha ribadito infine il vicepresidente del Sabor, è di coloro che vedono nelle diversità un pericolo e non un fatto normale o una risorsa. Alla base di un simile clima sociale sta la politica, ma il vero pericolo è il primitivismo che essa produce e che in ultima analisi è il fondamento di tutte le tragedie in queste terre, ha concluso Furio Radin.

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