I pazienti più gravi dell’Istria nord-occidentale all’ospedale di Isola

0
I pazienti più gravi dell’Istria nord-occidentale all’ospedale di Isola

A partire dal 1º novembre 2021, i pazienti più gravi residenti nelle località dell’Istria nord-occidentale possono ricevere assistenza medica presso l’Ospedale generale di Isola, he geograficamente è più vicino rispetto a quelli di Pola e di Fiume. Visto che il problema non è stato ancora risolto a livello (inter)nazionale, la Regione Istriana si farà carico in questo primo periodo dei costi dell’assistenza sanitaria per questa categoria di pazienti. Allo stesso tempo proseguiranno i colloqui con l’Istituto croato di assicurazione sanitaria (HZZO) allo scopo di istituire un protocollo che permetta a tutti i pazienti di avere uguali diritti in merito all’accessibilità dell’assistenza sanitaria.
È questo, in sintesi, il risultato di un incontro organizzato presso la struttura sanitaria di Isola a causa della mancanza di risposte concrete da parte del Governo di Zagabria e nonostante le promesse del premier Andrej Plenković e del ministro della Salute Vili Beroš. Vi hanno preso parte, in rappresentanza della Regione Istriana, Sandra Ćakić Kuhar, presidente dell’Assemblea regionale, Gordana Antić, direttrice dell’Istituto di Medicina d’urgenza e Davorka Maras-Tkačuk, vicecapo del Dipartimento per la salute e l’assistenza sociale, mentre l’Ospedale generale di Isola era rappresentato dal direttore Radivoj Nardin, da Katja Štrancar Fatur, responsabile del progetto europeo EMERGENCY EuroRegion e da Peter Golob, responsabile del Centro di Medicina d’urgenza dell’Ospedale di Isola. Nel corso della riunione è stato ribadito che per i pazienti in pericolo di vita è sempre e comunque giustificato e, in fin dei conti, anche più conveniente rivolgersi alla struttura sanitaria più vicina, in questo caso all’Ospedale generale di Isola.
In considerazione del fatto che la vita umana va messa sempre al primo posto, senza se e senza ma, la Regione Istriana ha deciso di agire autonomamente, sempre nella speranza che i vertici dello Stato sappiano rispondere tempestivamente a quella che non dovrebbe nemmeno essere una sfida, trattandosi di una questione regolamentata a livello di Unione europea.
La salute, infatti, riguarda tutti. Siamo tutti cittadini e contribuenti e ci si aspetta che il sistema sanitario, un servizio pubblico, sia facilmente accessibile e di buona qualità. La salute, però, non conosce confini. Ciò significa che un paziente dovrebbe essere autorizzato ad andare all’ospedale più vicino, anche se si trova in un Paese diverso da quello in cui vive. Non tutti sanno, però, che i cittadini europei possono curarsi in un altro dei Paesi membri UE grazie all’assistenza sanitaria transfrontaliera, ovvero a un’assistenza che prevede un’anticipazione dei costi e il successivo rimborso da parte del proprio sistema sanitario.
Il concetto di assistenza sanitaria transfrontaliera (CBHC – acronimo di Cross Border Health Care) è giuridicamente sancito dall’articolo 168 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e mira a incoraggiare la cooperazione tra gli Stati membri per migliorare la complementarità dei loro servizi sanitari nelle zone transfrontaliere. Con la Direttiva 2011/24/Ue si sono definite regole chiare per facilitare l’accesso a servizi sanitari sicuri e di elevata qualità nell’Unione europea, assicurando la mobilità dei pazienti che cercano servizi sanitari in uno Stato membro differente da quello di provenienza.
L’Italia, va detto, è stata fra i primi Paesi europei a dare attuazione alla direttiva con il decreto legge 38/2014. L’indicazione fondamentale è quella per cui i pazienti provenienti da altri Paesi membri hanno diritto alle prestazioni mediche richieste in condizioni di parità e non discriminazione rispetto ai cittadini italiani.
Uno degli obiettivi principali del terzo programma dell’UE per la salute (2014-2020) è proprio quello di sostenere e incoraggiare la cooperazione tra gli Stati membri. In quest’ottica, la Commissione europea sta finanziando studi e progetti che sostengono la cooperazione nell’assistenza sanitaria transfrontaliera. Uno degli obiettivi operativi principali del programma per la salute è quello di consentire ai pazienti di ottenere cure in altri Paesi dell’UE sulla base dei loro diritti sanitari nazionali esistenti, agevolando allo stesso tempo la mobilità dell’esperienza.
Una maggiore mobilità permetterebbe un utilizzo migliore delle risorse e potrebbe aiutare ad affrontare la carenza di personale. Questi scambi possono incentivare l’innovazione nell’assistenza sanitaria e promuovere la sostenibilità, in linea con un altro pilastro degli obiettivi generali del terzo programma per la salute. La cooperazione nell’assistenza sanitaria transfrontaliera è anche importante nel trattamento delle malattie rare e nei casi sanitari più specialistici, per i quali non tutti i Paesi sono sufficientemente attrezzati.
Non appena il sistema di assistenza sanitaria transfrontaliera ha preso piede in Europa, si è cercato subito di chiarire questioni quali l’accesso ai rimborsi, nonché di risolvere le incertezze giuridiche e garantire di soddisfare le aspettative dei pazienti. Il ruolo dei punti di contatto nazionali dell’UE per l’assistenza sanitaria transfrontaliera è cruciale nel fornire supporto ai cittadini dell’UE che si recano all’estero per ottenere cure sanitarie.
Un importante passo in questa direzione è stata l’adozione della direttiva 2011/24/UE sui diritti dei pazienti nell’assistenza sanitaria transfrontaliera. La direttiva richiedeva a tutti gli Stati membri dell’UE di attuare questi diritti entro ottobre 2013, anno in cui la Croazia è entrata a far parte dell’UE. Nel 2015, uno studio della Commissione europea ha valutato il progresso e ha dichiarato la rete di punti di contatto nazionali come storie di successo in fase di realizzazione.
Allo stesso tempo, la direttiva è anche sostenuta dal gruppo di esperti per l’assistenza sanitaria transfrontaliera della Commissione, che riunisce rappresentanti di tutti i Paesi dell’UE per fornire consulenza ed esperienza sull’assistenza sanitaria transfrontaliera. I benefici di queste strategie e politiche sono direttamente percepite dai cittadini dell’UE, che adesso affrontano molto meno ostacoli quando richiedono consulenze in un altro paese dell’Unione europea.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display