Fiume farà come Capodistria?

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Fiume farà come Capodistria?

Ripresa degli antichi odonimi e dei personaggi illustri di Capodistria. Sei i primi sono diventati una realtà, con l’affissione di tabelle recanti i nomi di vie e piazze cittadine in uso agli inizi del Novecento, per la seconda iniziativa dovremmo attendere ancora un po’. Non molto, però, a sentire il vicesindaco e attuale presidente della Comunità Autogestita Costiera della Nazionalità Italiana, Alberto Scheriani. C’è la volontà di adoperarsi per il recupero di quella che è la storia di Capodistria e sicuramente i personaggi storici illustri “sono parte e saranno parte del mio programma elettorale”, ha detto a Stefano Lusa di Radio Capodistria, riconfermando tra l’altro il suo “sì” anche alla collocazione di una targa in omaggio a Nazario Sauro. “La nostra città ha una grande storia alle sue spalle, è giusto ricordarla, come è giusto ricordare i figli che Capodistria ha avuto”, ha concluso. Sarebbe però auspicabile fare uno studio storico-culturale, possibilmente con una matrice scientifica.
Le tabelle con gli odonimi, intanto, che si distinguono per il loro color oro – e che vanno ad affiancarsi a quelli esistenti –, hanno già trovato la loro collocazione. L’operazione è stata condotta dalle maestranze dell’Azienda municipalizzata Marjetica, presenti il vicesindaco Scheriani, il presidente della CAN comunale Fulvio Richter, il consigliere comunale e presidente della Commissione per la toponomastica Damian Fischer. Quest’ultimo, intervistato dalla nostra rivista nel marzo scorso (cfr. il n. 5 di “Panorama”, 15 marzo 2018), al giornalista Gianni Katonar aveva dichiarato che Comune e Commissione volevano “cementare meglio dal punto di vista formale il recupero dei toponimi”. Era infatti capitato che, per una serie di disguidi, la tabella con la dicitura “Piazza del Duomo” apposta in Piazza Tito era finita nell’occhio del ciclone, trafugata dai “soliti ignoti” dopo pochi minuti della sua comparsa. Incomprensioni, scarsa informazione? Nel frattempo, si è lavorato per preparare l’opinione pubblica con una spiegazione completa e precisa su ciò che si andava a fare (e perché), tant’è che soltanto 3 dei 142 proprietari di appartamenti o edifici contattati per l’ottenimento degli assensi per la sistemazione delle targhe hanno avuto parere negativo; inoltre, per fugare ogni dubbio, le targhe riportano lo stemma comunale.
L’intervento è frutto di un certosino lavoro di ricerca per far riemergere dagli archivi gli odonimi passati, che hanno un enorme valore tanto per la conoscenza e la valorizzazione delle vecchie tradizioni e del retaggio culturale della città, ma possono essere interessanti come informazioni anche per i visitatori. Una delle prime targhe affisse è stata quella in Brolo, che peraltro conferma l’attuale denominazione, sulla facciata dell’Unità amministrativa, seguita da quella nel piazzale del Ginnasio, detto un tempo del Collegio, con riferimento all’attiguo Collegio dei Nobili e così via. Si tratta di 27 tabelle riferite alle piazze e altre 8 riguardanti le vie traverse della Calegaria. Il tutto è stato preceduto da un iter complesso che ha coinvolto Consiglio cittadino, Sovraintendenza ai beni culturali e un gruppo di ricercatori e storici che ha optato per le scelte adottate dalla cosiddetta commissione Martissa del 1884 e applicate nel 1905.

Capodistria ha ricalcato quanto fatto qualche anno fa da Pirano, dove il rilancio degli antichi odonimi nel centro storico ha avuto successo. Anche Fiume potrebbe muoversi in questa direzione nella sua richiesta di ripristino di una qualche forma di bilinguismo visivo. O, almeno, questa potrebbe essere una delle strade da percorrere. A sentire il sindaco Vojko Obersnel, la Città sarebbe interessata a un progetto di questo calibro, e dunque propensa ad appoggiarlo, in vista anche di Capitale europea della cultura 2020. Nel settembre di un anno, fa la Lista per Fiume aveva annunciato che avrebbe chiesto modifiche allo Statuto cittadino in modo da salvaguardare odonimi e toponimi. “È giunto il momento per farlo”, avevano puntualizzato in quella circostanza. Però nulla si è mosso per concretizzalo.

(Non) siamo pronti

Ma Fiume è davvero pronta? In un’intervista rilasciata al quotidiano locale “Novi List” (edizione di venerdì 21 settembre), la nuova presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, Melita Sciucca, ha lanciato l’idea della dicitura bilingue del nome della città. In effetti, in una misura assai timida, ridotta e limitatissima. Un’operazione culturale, un gesto di civiltà. “Non cerchiamo il bilinguismo integrale, che è stato introdotto in alcune località dell’Istria – ha puntualizzato –. Però ci piacerebbe che almeno in un luogo, come segnale di buona volontà da parte dell’amministrazione municipale, all’entrata della città scrivesse Rijeka – Fiume. Ma saremo soddisfatti – ha proseguito – anche se sarà attuato il recupero degli odonimi tradizionali e la loro trascrizione nella forma italiana”, citando come esempio Montegrappa per Banderovo o piazza delle Erbe per piazza Kobler. Sul tema, la CI di Palazzo Modello ha nominato un’apposita commissione (coinvolgendo pure gli esuli fiumani!). L’idea sarebbe quella di muoversi su due binari: quello degli odonimi-personaggi del passato (investendo nell’operazione una quarantina tra vie e piazze del centro storico) e quello del bilinguismo per così dire politico-amministrativo. Nel frattempo, è apparsa la notizia che il sindaco pare propenso alla collocazione di una tabella con FIUME; non una tabella “ufficiale”, stradale, ma di carattere storico-culturale. 
Sia l’intervista di Sciucca che l’ipotesi della tabella sono state rilanciate in rete, riscuotendo diversi “like” – persone consapevoli del retaggio storico-culturale della città e quindi anche del contributo di quella che è oggi la minoranza italiana –, ma, soprattutto, una fiumana di commenti di assoluta chiusura. Della serie, “Sì, quando davanti a Trieste scriverà Trst…”; “Questa non è Italia…. Per quale motivo Rijeka dovrebbe portare il nome che le avevano dato gli occupatori?”; “Io appartengo alla minoranza italiana… ma mi chiedo a che cosa servano questi cambiamenti e aggiunte?! Esistono forse a Trieste scuole e ginnasi in lingua croata? Non ne sono sicura al 100%, ma penso di no. Le minoranze sono presenti ovunque e tutto dipende da quanto sono inserite nel sistema, di tabelle davvero non ne abbiamo bisogno!”; “Non so quanto senso abbia per quei pochi italiani che sono rimasti dopo la pulizia etnica del 1953”… e via di seguito a ribadire che la città era ed è croata e che chi non riesce a farsene una ragione è libero di andarsene, a ricordare il fascismo, che gli italiani sono un’esigua minoranza… Uno ha commentato postando l’immagine di un martello…

Sarà anche vero, come disse Eco, che con i social legioni di imbecilli hanno acquisito diritto di parola, ma leggere questa caterva di post negativi può comunque risultare utile per avere il polso della situazione. Emerge un quadro lontanissimo dal “porto delle diversità”, della multiculturalità tanto sbandierata e quasi mitizzata, del riconoscimento pieno del ruolo autoctono degli italiani. In ogni caso, sono segnali. La CNI non ha fatto abbastanza per farsi conoscere e ribadire la sua giusta collocazione? In ogni caso, resta acora tanto da fare per creare comprensione e condivisione. Eventuali “forzature” potrebbero risultare controproducenti. Dunque, sì a Forza Fiume, ma solo sugli spalti. Rijeka non è ancora pronta. Lo sarà mai? Continuiamo a sperare…

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