Perché i giovani abbandonano la Croazia?

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Perché i giovani abbandonano la Croazia?

Perché i giovani abbandonano la Croazia? È questo un tema che per la sua importanza e la scottante attualità sta attirando sempre più l’attenzione dell’opinione pubblica. Di quanto sia allarmante la situazione lo testimoniano i dati dell’Istituto nazionale di statistica, gli articoli che appaiono sulla stampa e anche determinate ricerche e sondaggi.
Il Paese ha perso dal 1991 a oggi circa 800mila abitanti: si tratta di una cifra che richiede risposte. Nel 1991, quando il Paese aveva 4.784.265 abitanti, nella struttura della popolazione appena il 13,10 per cento delle persone aveva un’età superiore ai 65 anni.
Oggi, quando il numero degli abitanti è sceso sotto quota 4 milioni, le persone di età superiore ai 65 anni sono oltre il 17 per cento. Se guardiamo al rapporto tra numero di lavoratori e pensionati nel 1990 questo era pari a 2,83 a 1, ora siamo invece in perfetta parità 1 a 1. Stando alle proiezioni del demografo Anđelko Akrap, la Croazia nel 2051 avrà appena 3,4 milioni di abitanti. La struttura di quanti abbandonano la Croazia è estremamente preoccupante. Circa il 40 per cento ha il diploma di scuola media superiore, il 30 per cento è costituito da laureati, mentre il 20 per cento circa ha anche frequentato un corso postlaurea. Nella maggior parte dei casi si tratta di famiglie giovani. Dal momento dell’ingresso della Croazia nell’UE, fino al 2017, sono emigrate soltanto in Germania oltre 200mila persone. Soltanto la Regione istriana registra un lieve saldo positivo demografico. Buona parte degli emigrati in Germania, stando ai sondaggi, non intende fare ritorno in patria.
Cosa si cela dietro a questi dati? Se guardiamo ai sondaggi è interessante soprattutto la risposta al quesito: “Per quale motivo lasciate la Croazia?”. Gli intervistati pongono al primo posto la corruzione, la criminalità e il nepotismo. Segue l’immoralità delle élite politiche. Al terzo posto figurano i bassi salari. Al quarto l’insicurezza giuridica e il malfunzionamento delle istituzioni.
Per spiegare concretamente i motivi dell’esodo dei giovani bisogna guardare ai risultati, scoraggianti, del modello di capitalismo clientelare che negli ultimi 27 anni si è imposto nella Repubblica di Croazia, tutto imperniato sull’ideologia della cultura parentale. Da un lato il Paese ha circa 120 ultramilionari il cui capitale supera i 30 milioni di dollari. Dall’altro lato la pensione media è pari a 2.405 kune. Secondo i dati dell’Eurostat oltre un milione di abitanti della Croazia è a rischio povertà.
Questi sono soltanto alcuni dei dati di fatto che incidono fortemente sullo stato d’animo dei giovani, costretti a pensare in simili circostanze al proprio futuro e a quello delle proprie famiglie.
C’è un’interessante valutazione sulla nostra transizione. A farla è stato l’accademico Josip Županov, uno dei più illustri sociologi croati: “Durante la Guerra patriottica c’è stata una forte rivitalizzazione del modello tribale. Dovendosi confrontare con l’aggressione di uno Stato improntato sul modello tribale, la Croazia per poter sopravvivere, ha dovuto opporre all’assalitore lo stesso modello e gli stessi valori. Ora questo sistema valoriale è diventato dominante nella Repubblica di Croazia”.
Oggi questo modello culturale dominante sta divenendo sempre più un ostacolo al superamento della crisi e alla nostra integrazione con il mondo contemporaneo. Non dimentichiamoci che la maggior parte dei capitalisti nel “nostro” modello di capitalismo clientelare non proviene dal mondo dell’imprenditoria come in Occidente, bensì si è imposta con la sottrazione del patrimonio altrui. E questo ha lasciato tracce indelebili di carattere giuridico, politico, culturale ed economico sulla vita dei nostri cittadini. La cultura autoritaria/parentale dominante, purtroppo, riesce ancor sempre a mantenere viva l’illusione tra buona parte dei cittadini croati che sono “essi stessi a decidere sulla propria sorte”.
Quello che molto cittadini croati oggi credono sia vero non è però la realtà, ma solamente un’illusione che dà forma al loro rapporto verso la realtà. Però i cittadini più giovani, istruiti, d’orientamento democratico, liberale ed europeo, che non si nutrono di simili illusioni, evidentemente non possono più aspettare…

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