Sguardo rivolto alle leggi europee per sostenere il diritto al bilinguismo

Intervista con il prof. Guglielmo Cevolin, presidente del Gruppo di Studi storici e sociali Historia di Pordenone, che segue da tempo l’evoluzione del mondo comunitario

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Sguardo rivolto alle leggi europee per sostenere il diritto al bilinguismo

La conoscenza dell’Istria e delle tematiche che la caratterizzano, sono legate alla sua militanza in Coordinamento Adriatico, accanto al prof. Giuseppe de Vergottini. L’abbiamo conosciuto così il prof. Guglielmo Cevolin, in un binomio indissolubile con il professore di antica famiglia di Parenzo, avvocato e docente all’Università di Bologna, recentemente eletto presidente di FederEsuli.

“De Vergottini è il mio maestro” afferma Cevolin, sin da quando ha frequentato l’Università di Bologna dove si è laureato. Prima di diventare professore aggregato di Istituzioni di Diritto Pubblico all’Università di Udine, dove è docente supplente di Diritto dell’Informazione e dei Media, Diritto dell’Informazione e della Comunicazione, Diritto Privato, oltre ad essere membro del Consiglio di Corso del Master in Intelligence e ITC. Insegna inoltre Legislazione dei beni culturali all’Università di Bologna ed è avvocato cassazionista. Nello stesso modo deve la sua conoscenza del mondo friulano al genio di una madre scrittrice impegnata sul territorio, Cecilia Beltrame, ma anche al rapporto con Marzio Strassoldo, politico, economista e accademico italiano, anche presidente della provincia di Udine per un lungo periodo.
Oggi il nome di Cevolin è legato soprattutto all’Università di Udine, dove ricopre il ruolo di Professore aggregato di Istituzioni di Diritto pubblico ma è anche Presidente del Gruppo studi storici e sociali Historia di Pordenone, con il quale organizza i corsi di geopolitica.

Di che cosa si tratta esattamente?
“Di una serie di conferenze gratuite e aperte al pubblico, di seminari e corsi che vedono una grande partecipazione di studiosi, ma anche di popolo. Oggi la geopolitica, che è un approccio multidisciplinare, influenza direttamente e quotidianamente la vita dei cittadini. Il Gruppo Historia, in questo campo, è stato pionieristico e anticipatore”.

Guglielmo Cevolin deve la sua conoscenza delle problematiche linguistiche delle minoranze alla sua vicinanza alla comunità friulana

Quando nasce il Gruppo studi sociali?
“È stato fondato da studenti universitari nel 1989 a Pordenone e a un certo punto ha dato alla città un nuovo ruolo con il Corso di geopolitica, ovvero quello di capitale italiana della geopolitica, in collaborazione con la rivista Limes e con il patrocinio dell’Università degli studi di Udine, con il Comune e altri soggetti importanti. Ho ricoperto per molti anni il ruolo di vicepresidente, poi di presidente, sempre con molta attenzione a quel mondo istriano-fiumano-dalmato, al quale mi sento legato. Ecco perché ho proposto un programma di incontri con grandi nomi della cultura politica italiana con le Comunità degli Italiani. Il Covid ci ha messi un po’ in crisi, ma non demordiamo: nel mese di settembre a Capodistria c’è stato l’incontro con Vittorio Emanuele Parsi, docente dell’Università Cattolica di Milano, che si è soffermato su un tema di grande attualità, quello dei Vulnerabili, ovvero noi tutti di fronte al coronavirus che ha invaso il quotidiano”.

È solo l’inizio…
“Sì, questi incontri vedranno la presenza di personaggi come Ernesto Galli della Loggia, Lucio Caracciolo e altri con i quali avviare un dibattito su argomenti di grande attualità o specifici riguardanti il territorio”.

Il suo interesse, anche come giurista, si concentra su fenomeni come autonomie e bilinguismo. Quali sono gli esempi da sottolineare a livello europeo?
“Da tempo alcune autonomie territoriali hanno manifestato una maggiore richiesta di un certo autogoverno in ambito economico-finanziario, culturale-identitario (diritti linguistici) e di polizia locale (regioni Veneto e Lombardia, Comunità autonoma di Valencia) o, delusi dalle mancate risposte dello Stato, si sono avviati nella richiesta di sovranità e dell’indipendenza (Catalogna). Le delusioni si possono riscontrare come risultato di una tendenza della giurisprudenza costituzionale restrittiva, ancorata alla nozione tradizionale di sovranità esclusiva e timorosa di aperture nella direzione di ordinamenti con garanzie di pluralismo istituzionale accentuato sulla base delle più avanzate esperienze federali. Anche l’ambito europeo non sta dando risposte univoche”.

Guglielmo Cevolin e Pierluigi Sabatti al convegno del Circolo Istria su “Ritornare si può?” del 2019

Che cosa ha prodotto il Trattato di Lisbona?
“È nato per assicurare maggiore tutela alle culture e alle identità degli Stati membri: nonostante ciò l’Europa si dimostra insensibile alle richieste di indipendenza catalana e alle repressioni della Spagna, soffre di fronte al Tribunale costituzionale tedesco, che individua il livello della sovranità nell’ambito della Federazione tedesca e del popolo tedesco che costituiscono limiti giuridici soprattutto in ambito finanziario all’Unione Europea. In questo contesto le celebrazioni dei quarant’anni dello Statuto d’autonomia della Comunità autonoma di Valencia a Morella hanno rappresentato l’occasione per una riflessione europea sulle autonomie territoriali e i popoli d’Europa”.

Quanto è importate in quest’ambito il messaggio che giunge dalla storia, ad esempio dallo studio degli statuti storici?
“Fondamentale, anche a livello locale. È una materia della quale mi sto occupando da tempo e i risultati sono incredibili. Nei miei progetti anche l’analisi degli Statuti delle località istriane che assicuravano alle stesse un’autonomia importante, sottraendole alle classiche divisioni medievali nella stratificazione politico-sociale. Inoltre sono un appassionato di D’Annunzio, soprattutto per quanto concerne la Carta del Carnaro, concepita da De Ambris e perfezionata dal poeta soldato”.

Le eccellenze riescono a diventare realtà?
“Certo non è un percorso facile ma ci sono degli apripista. I Paesi catalani, per fare un esempio, sono all’avanguardia per ciò che concerne il riconoscimento dei diritti linguistici (hanno ‘inventato’ il concetto di ‘lingua propria’ ripreso tra l’altro nella legge regionale del Friuli Venezia Giulia del 18 dicembre 2007, n. 29 a tutela della lingua friulana) in Europa e nel mondo con tante istituzioni pubbliche e soggetti della società civile a sostegno di questo tema. I diritti linguistici assumono le forme di una collaborazione più intensa che comprende il livello dell’autogoverno e delle Comunità autonome del Protocollo di collaborazione in materia di politica linguistica del 2007 tra il Govern Basc, la Generalitat de Catalunya e la Xunta de Galícia, con l’adesione successiva del Govern de les Illes Balears, della Generalitat Valenciana e del Govern de Navarra, tutte comunità autonome con lingua propria con uno statuto di ufficialità garantito nei rispettivi statuti di autonomia”.

In che modo quest’esperienza si può elevare a rango europeo?
“È importante ricostruire le novità normative introdotte nei principi del diritto dell’Unione Europea in materia di tutela delle minoranze e ordinamenti degli Stati membri. Sono principi fondamentali dell’Unione dopo il Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze (art. 2), il rispetto della ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e la vigilanza sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo (art. 3), l’uguaglianza degli Stati membri davanti ai Trattati e la loro identità nazionale insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale, compreso il sistema delle autonomie locali e regionali (art. 4).Il Comitato Europeo delle regioni si fa spesso carico con l’assunzione di pareri dei problemi delle minoranze, anche se non sempre si ritiene importante quest’organo. Tuttavia il Comitato ha il potere di impugnare un atto normativo dell’Unione davanti la Corte di Giustizia invocando la mancata consultazione delle autorità regionali e locali ai sensi del protocollo n. 2 sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità prima dell’adozione dell’atto normativo che presenti le condizioni del coinvolgimento delle autorità locali e regionali nella redazione del testo normativo”.

La tutela delle minoranze linguistiche e nazionali nell’Alto Adriatico quale ruolo assume nella definizione di norme europee?
“In effetti si manifesta come una delle materie di maggiore interesse per uno degli obiettivi fondamentali dell’Unione Europea, l’integrazione tra i popoli e gli Stati membri. In quest’ambito, la tutela della lingua italiana in Croazia e Slovenia rappresenta uno dei maggiori elementi funzionali al riconoscimento e all’esistenza della minoranza italiana in Istria, Quarnero e Dalmazia, nel tentativo di mantenere, attraverso la tutela giuridica, l’identità italiana di popolazioni autoctone, anche in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione italiana che tutela il patrimonio storico (e artistico) della Nazione”.
Questi e tanti altri temi saranno proposti durante gli incontri con le Comunità: è molto difficile “raccontare” i tanti campi d’interesse del prof. Cevoli, attivo, entusiasta, vulcanico che non si risparmia nel proporre spunti di riflessione e temi da approfondire. È promotore di corsi, seminari, incontri, nuovi studi e tanto tanto altro, proposti dalla prospettiva della sua specializzazione in conoscenza delle leggi che regolano la materia: una solida base per formulare ipotesi e costruire nuove realtà.

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