CNI. Forse non tutto è perduto. Serve una chiara politica culturale

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CNI. Forse non tutto è perduto. Serve una chiara politica culturale

La piattaforma elettorale di Sandro Damiani

Siamo diventati una Comunità che vive di assistenza, governata da un comitatuccio di affari… che fa affari perloppiù costituiti da favori a chi alza la mano, col danaro altrui, mentre le Comunità nuotano nei problemi e culturalmente siamo diventati inesistenti. Il grande patrimonio di rispetto e di stima che avevamo, è stato sperperato. I Sequi e i Borme, i Pellizzer e gli Iliassich, i Sau e i Damiani si rivoltano nella tomba.
Dovremmo essere il punto d’incontro culturale tra le Nazioni domiciliari e la Nazione madre; siamo, invece, una realtà di mantenuti, in via di trasformazione in comunità alloglotta (i nostri licei lo sono già). Non è umiliante? Il responsabile è uno solo, la totale mancanza di una politica culturale, quella che nei momenti più difficili ci ha tenuti uniti, fatto crescere, fatto acquisire amici provenienti dai ranghi della maggioranza e dall’Italia.
Forse non tutto è perduto. Forse si può ancora recuperare terreno (ma non con chi ci ha condotti fin qua), anche se siamo assai vicini all’ultima spiaggia: attraverso un serio impegno a vasto raggio, con investimenti mirati di vario tipo.
Qualche accenno, ché lo spazio non permette discorsi articolati; va bene per gli slogan, cioé le false promesse.
L’Edit va messa nelle condizioni di tornare al suo ruolo: pubblicare e tradurre libri.
La Battana, nel circondarsi di collaboratori di grande respiro.
Dobbiamo riappropriarci del Dramma Italiano, divenuto salvadanaio dell’Ivan de Zajc e allestitore di spettacoli che tre quarti della Comunità Nazionale Italiana non vede né vedrà mai.
Accordarsi con i Teatri di Pola e di Capodistria affinché le loro stagioni contemplino anche uno spettacolo all’anno in lingua italiana. Dare la massima disponibilità al Crs di Rovigno e supportare l’operato della nostra emittenza radiotelevisiva.
La Giunta che andrò a presiedere, se sarò eletto, dovrà tornare ad avere una funzione di “guida” o “consulente” per quel che concerne la politica culturale generale della CNI. Tornerà a ricoprire il ruolo che storicamente ha avuto, cioé al servizio delle Comunità, perché la CNI sono le Comunità, non l’UI né tantomeno chi la presiede.
Di pari passo, dobbiamo adoperarci nel settore socio-produttivo. Viviamo nella parte più ricca della Slovenia e della Croazia, battuta dal turismo sei mesi l’anno, e non siamo capaci di mettere in piedi attività di servizio nel terziario? Ridicolo! Si pensi solo a talune peculiarità locali: Valle (dinosauri-archeologia e Storia della Serenissima con Castel Bembo), Orsera, Montona, Levade, Sterna, Cherso, Monpaderno, invece di costruire cattedrali nel deserto, sodalizi chiusi o inattivi.
In chiusura, una promessa, anzi due. Se eletto, questi i primissimi passi.
Primo, l’effettuazione di una verifica giuridico-contabile-amministrativa italo-croata con relativa esposizione all’Assemblea di tutte le “carte” targate UI e una disamina sullo stato dell’arte dei progetti finanziati all’UI negli ultimi anni. Vi risultassero impasse, blocchi, mancate applicazioni, irregolari utilizzi dei fondi, immediata corsa ai ripari: recupero, riconversione in altri progetti, identificazione dei responsabili e risarcimento.
Secondo, trasformare la truffaldina lettera di intenti UI relativa all’asilo nido di Fiume, in realtà e chiedere pubbliche scuse al sindaco Vojko Obersnel per averlo preso per i fondelli sette anni, mentre lui, la sua parte la stava facendo e l’ha fatta.
P.S.
E per favore si smetta di gridare “Al lupo, al lupo, ci vogliono distruggere”; chi? Roma, Trieste, Pola, Rovigno? L’Isis?

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