Unitarietà della minoranza: un obiettivo comune

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Unitarietà della minoranza: un obiettivo comune
Palazzo Modello, sede dell'Unione Italiana. Foto Željko Jerneić

Le discussioni di questi giorni sull’articolo 9 del Regolamento di procedura dell’Assemblea dell’Unione Italiana hanno riaperto indirettamente, attualizzandolo, il nodo dell’unitarietà della nostra Comunità nazionale. L’unitarietà della componente italiana di queste terre è uno dei valori fondamentali del nostro essere politico, sociale e culturale; rappresenta il “senso” stesso della nostra presenza, attuale e futura, quale gruppo nazionale. L’Unione Italiana sorta nel 1991 quale erede della vecchia UIIF, a seguito di un profondo processo di rinnovamento e delle prime elezioni democratiche a cui parteciparono migliaia di connazionali, sorse su due pilastri fondamentali: la piena rappresentanza democratica degli interessi e delle istanze dei connazionali e la salvaguardia dell’unità politica, territoriale, organizzativa e funzionale della minoranza e delle sue istituzioni.

Due obiettivi difficili da raggiungere, e che in parte forse rimangono ancora da completare a causa delle resistenze incontrate, dei tanti problemi emersi e degli errori compiuti, ma che continuano (o dovrebbero continuare) a orientare l’azione politica delle istituzioni della minoranza, i nostri principi, i nostri obiettivi fondamentali, le speranze della CNI.

Vi sono tre aspetti dell’unitarietà su cui riflettere. Il primo riguarda l’unitarietà quale principio politico e morale irrinunciabile della Comunità Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia; ovvero ciò che l’unitarietà significa per noi. Un valore e un “sentire”, (quello dell’indivisibilità del nostro tessuto sociale ed organizzativo, del nostro “corpo” comunitario nei territori delle due Repubbliche), che, a prescindere da qualsiasi soluzione giuridica o imposizione politica, nessuno ci potrà mai togliere o negare, se ne saremo pienamente e finalmente convinti. È l’espressione di una volontà collettiva, della nostra soggettività, del nostro essere identitario: siamo e vogliamo continuare ad essere uniti.

Il secondo aspetto è quello “esterno”, ovvero quello “concessoci” dai singoli Stati o dagli accordi internazionali. L’unitarietà e l’uniformità di trattamento sono sanciti da due importanti trattati: il Memorandum d’intesa tra Croazia, Italia e Slovenia sulla tutela della minoranza Italiana in Croazia e Slovenia, siglato il 15 gennaio del 1992 a Roma (dall’Italia e dalla Croazia, ma non dalla Slovenia, che comunque si è impegnata a rispettarne i contenuti), e il Trattato tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Croazia concernente i diritti delle minoranze, firmato a Zagabria, il 5 novembre del 1996. Si tratta di accordi regolarmente ratificati (in particolare il secondo) e dunque diventati parte integrante delle legislazioni interne. A livello legislativo e diplomatico, dunque, sono pienamente riconosciuti “il carattere autoctono e l’unitarietà della minoranza italiana”.

Il terzo aspetto dell’unitarietà è quello regolato dalle istituzioni della CNI e dagli atti dell’Unione Italiana, che opera quale Organizzazione unitaria degli italiani in Croazia e Slovenia (attualmente l’unica – o una delle poche – associazioni minoritarie in Europa a carattere transnazionale, ovvero operante in due o più Stati). Gli articoli (1, 4, 5, 9,10 e 11) dello Statuto dell’Unione Italiana ribadiscono chiaramente il ruolo, l’attività e la rappresentanza unitari dell’Organizzazione nelle due Repubbliche.

Si è aperto in questi giorni un serrato confronto su alcuni aspetti regolamentari che andrebbero corretti o meglio definiti a partire dall’articolo 9 del Regolamento di procedura dell’Assemblea. Senza entrare nei dettagli, che comunque sono ben noti, l’oggetto è la procedura di nomina del “coordinatore” dell’UI in Slovenia. Si tratta di capire se sia meglio che questa funzione venga attribuita (come prescritto attualmente dal suddetto Regolamento) a uno dei due presidenti, con residenza in Slovenia, eletti a suffragio universale da tutti i connazionali, oppure (come recita lo Statuto dell’UI in Slovenia), da dieci esponenti eletti residenti in questa Repubblica.

È chiara la necessità, per l’UI, di uniformare e regolare meglio le proprie disposizioni interne, nel complesso rapporto fra Statuto dell’UI in Slovenia e quello dell’UI a Fiume (in cui si parla però esclusivamente di “Ufficio dell’UI con sede in Slovenia”). È altrettanto importante, però che, in questa fase riguardante solo un adeguamento “tecnico”, si stia attenti a non intaccare, indirettamente, le regole che ci siamo dati a sostegno del principio di unitarietà della CNI.

La modifica dell’articolo 9, se non accompagnata da un’adeguata armonizzazione dello Statuto (anzi dei due Statuti) rischia di aprire involontariamente un “vaso di Pandora”: il “coordinatore” in Slovenia (che forse non sarebbe necessario, bastando una figura amministrativa, visto che abbiamo un presidente dell’UI, uno della Giunta e uno dell’Assemblea che rappresentano gli italiani di entrambe le Repubbliche) verrebbe eletto solo dai componenti dell’Associazione UI in Slovenia. L’elezione dovrebbe avvenire “congiuntamente” ovvero in seduta comune con gli altri membri dell’Assemblea dell’UI, ma non sono chiare le modalità elettive, viste le disposizioni dell’art 15 dello Statuto UI a Capodistria.

Fra le soluzioni, evitando pericolosi ripieghi, vi è quella della modifica dello Statuto dell’UI in Slovenia e di quello in Croazia per giungere a un’efficace e coerente armonizzazione dei due testi. Una via che si sarebbe dovuta percorrere da tempo. Così come quella dell’ipotesi (al momento molto complessa) di registrare in Slovenia una “sezione” dell’UI con sede in Croazia (le leggi sulle associazioni in Croazia e Slovenia consentono attualmente la registrazione di filiali di associazioni estere), oppure l’individuazione di una nuova soluzione “ad hoc” in accordo con le autorità dei due Paesi.

La strada è lunga e complessa, non ci sono “ricette” facili. Tutti vogliono il rispetto dell’unitarietà della minoranza. Un principio ampiamente condiviso che nessuno, tra le nostre file, ha mai pensato di mettere in discussione. Lo speriamo fermamente. La prova ci verrà data prossimamente, ed emergerà dagli atti concreti e dai futuri comportamenti.

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