ROBE DE MATTEONI Federcalcio, la musica cambierà per davvero

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ROBE DE MATTEONI Federcalcio, la musica cambierà per davvero

Marijan Kustić è il nuovo presidente della Federcalcio croata. Il nono dopo Mladen Vedriš, Damir Matovinović, Đuro Brodarac, Nadan Vidošević, Josip Šoić, Branko Miksa, Vlatko Marković e Davor Šuker. Quest’ultimo, Scarpa d’oro ai Mondiali ‘98, se ne va con tanto rammarico e, stando alle sue dichiarazioni rilasciate ad alcuni media, per lui la questione non finisce qui. Chiaramente non è che spera di restare in sella, ma è amareggiato di come si siano svolte le cose. Sono mesi che l’Esecutivo della Federazione gioca una propria partita senza badare a ciò che diceva e voleva Šuker. A dire il vero ci ha messo del suo anche lui perché spesso e volentieri spariva per settimane, ultimamente anche per qualche mese. Mi pare evidente che per l’Esecutivo questa condizione non fosse un peso in quanto facevano le loro cose come volevano. Come testimonia la grottesca situazione di qualche mese fa, con Šuker che boicottò la riunione dell’Esecutivo perché non era d’accordo con l’ordine del giorno. Siccome i membri non hanno accolto le sue richieste, se ne è rimasto chiuso nel suo ufficio per tutta la seduta. Era chiaro da tempo che il suo corso, dopo nove anni, era giunto al capolinea. Infatti il neoeletto Kustić, fino alla nomina di direttore esecutivo della Federazione, preparava già da qualche mese il terreno per presentarsi come candidato unico alla presidenza federale. E ci è riuscito. Addirittura in un primo momento si vociferava della possibilità che la sua elezione arrivasse prima degli Europei. Poi però si è optato per rinviarla alla fine di luglio.
Dopo l’era più lunga, quella di Vlatko Marković (1998-2012), Šuker è stato il secondo presidente più longevo dal 1990 ad oggi. Una presidenza contrassegnata da tante polemiche e controversie. In ottica di risultati sul campo bisogna però ammettere che la Croazia ha fatto grandi cose. In primis si è qualificata a tutti i grandi appuntamenti internazionali, e qui parliamo di due Europei e altrettanti Mondiali. Logico che la ciliegina sulla torta sia stata la rassegna iridata in Russia, dove la Croazia arrivò sorprendentemente in finale. Poi non va dimenticato anche il grande risultato centrato dalla nazionale Under 21, sotto la guida di Igor Bišćan, i cui ragazzi hanno colto non solo la prima vittoria all’Europeo di categoria, ma hanno pure staccato il pass per i quarti di finale. Lì si sono inchinati al cospetto della Spagna dopo i tempi supplementari. Qual è il merito del presidente federale per questi risultati? A mio modo di vedere il numero uno della Federazione è meritevole per i progetti vincenti tanto quant’è responsabile per i risultati negativi. Ad esempio, l’Under 21 non andava bene negli ultimi anni. Così Kustić è stato quello che ha insistito per l’ingaggio di Bišćan. Non tutti erano entusiasti della scelta, noto come personaggio che non le manda a dire, uno che non scende a compromessi. La pressione la regge benissimo e non bada ai procuratori e agenti dei giocatori. Siccome però Bišćan non poteva arrivare senza la benedizione di Šuker, allora sono del pensiero che abbia fatto bene a cambiare idea e dare il proprio placet. Poi è anche vero che ha sempre appoggiato tutto ciò di cui necessitava la nazionale maggiore, cambiava i selezionatori (Štimac, N. Kovač, Čačič, Dalić) nei momenti critici e poi raggiungeva puntualmente il traguardo. Due volte la qualificazione agli Europei (2016 e 2020) e due al Mondiale (2014 e 2018). Insomma, alla fine della fiera il suo corso è da promuovere oppure no? Io direi “nì”. Logicamente l’opinione pubblica è concentrata soprattutto sui risultati della nazionale, ma per come la vedo io, il calcio non è solo la nazionale. Molti aspetti del sistema calcio vanno cambiati e riformati, ma la maggior parte delle persone lo capirà soltanto tra qualche anno, proprio per le conseguenze che avrà la nazionale. Parlo della mancanza di giocatori di qualità. In tutti i reparti. La Croazia non produce più centravanti di peso. In questo momento con i vari Modrić, Kovačić, Brozović non ci si accorge che nel campionato croato non c’è un playmaker potenzialmente da nazionale, da sempre il marchio di fabbrica di questa squadra. Sia chiaro, il problema nasce in parte dalla ridottissima base in Prima Lega. Solo dieci società, delle quali soltanto quattro in grado di fare una selezione programmata, mentre invece tutte le altre fanno leva sull’improvvisazione per completare i propri ranghi. E per di più quasi la metà dei 300 calciatori professionisti sono stranieri. Nei grandi club, Dinamo, Osijek, Rijeka e Hajduk, i ruoli che si dimostrano deficitari per la nazionale sono occupati proprio da giocatori provenienti dall’estero. Non ci vuole dunque molto per capire il motivo della mancanza di centravanti, terzini, centrali e via discorrendo.
Che cosa può fare dunque Kustić meglio di Šuker? La domanda è naturalmente retorica perché una persona non può cambiare da sola le sorti del calcio croato. Il presidente può tuttavia cambiare la strategia di gestione della Federcalcio. In altre parole, dare più spazio e responsabilità al settore tecnico, e in secondo luogo supportare i progetti di sviluppo. Kustić ha fatto il primo passo affidando a Stipe Pletikosa l’incarico di direttore sportivo della nazionale maggiore e dell’Under 21. Sì, OK, ma siamo sempre al punto di partenza: quali competenze potrà avere Pletikosa? Lui mi ha già parlato della sua visione, di come dovrebbero funzionare le due selezioni e di quello che vorrebbe fare. Dall’ormai mia trentennale esperienza con la Federcalcio, dubito profondamente che glielo permetteranno. Ma vediamo. La nuova era è cominciata e sono certo che molto presto capiremmo se la muscia cambierà per davvero…

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