ROBE DE MATTEONI Chiedere soltanto per il gusto di farlo

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ROBE DE MATTEONI Chiedere soltanto per il gusto di farlo
Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Molte volte amici, lettori e persone varie mi dicono di come la politica debba essere estranea allo sport. Il dibattito che ne segue si accende sempre al momento in cui ritorno alla politica per illustrare determinati problemi del calcio, dall’infrastruttura fino ai risultati. Nello spiegarmi con gli amici che seguono da vicino le vicende dell’Istra 1961, come d’altronde con coloro che sono tifosi della Dinamo – è avvenuto più volte negli ultimi 2 o 3 giorni – ho parlato intensamente di questione politiche. La mia tesi è che al giorno d’oggi, oppure in tempi moderni come li definisce qualcuno, i politici decidono praticamente su tutto ciò che fa parte della nostra quotidianità. Ho preso l’esempio delle dimissioni di Dario Šimić, ex Dinamo, Inter, Milan e Monaco nonché nazionale croato, il quale si è ritirato dal Consiglio d’amministrazione del club zagabrese. Šimić era da sei mesi incaricato di dirigere il settore tecnico. Lo ha fatto, dicono i cronisti che seguono da vicino la Dinamo, in malo modo e con risultati poco soddisfacenti. I miei “informatori” mi riferiscono che Šimić ha saputo in anticipo che nella riunione del Consiglio d’amministrazione di martedì tra i punti all’ordine del giorno ci sarebbe stato anche quello della sua destituzione e di conseguenza ha deciso, come un difensore di provata esperienza, di giocare d’anticipo. Questione d’immagine. Tuttavia, il problema del settore tecnico nella Dinamo è soltanto la logica conseguenza del conflitto interno che da mesi infiamma i “poteri” del club.
Ma la politica dove sta? Semplicemente nel fatto che da mesi le istituzioni della Città non riescono a legittimare chi è veramente membro dell’Assemblea con la conseguenza che due poli opposti combattono in vari modi per prendersi in mano il timone del club. In quest’atmosfera, quasi da Far West, è inutile pensare che si possa condurre un politica sportiva con strategie giuste e investimenti mirati…
Se poniamo la questione a livello locale abbiamo due spunti. La politica ha deciso che sul lungomare di Pola si costruirà il campo d’allenamento per l’Uljanik calcio. Quest’ultimo è rimasto senza il suo, nei pressi dello stadio di Veruda, perché la Città ha deciso di costruirvi la piscina. Da cinque anni l’Uljanik si “lamenta” con i politici per il campo in erba artificiale, che sarebbe l’unica soluzione affinché le sue undici squadre possano allenarsi senza problemi. Dopo vari scontri politici in tal senso, con una corrente che è favorevole alla costruzione del campo e un’altra contraria (in primis gli attivisti verdi), qualche settimana fa sono iniziati i lavori. Sembra però che l’Amministrazione locale non abbia assicurato in tempo i permessi necessari per abbattere gli alberi.
Di recente c’è stata anche una domanda del tutto assurda durante riunione del consiglio comunale. Il rappresentante dell’HDZ ha chiesto al sindaco Zoričić se la Città, come azionista (14%) dell’Istra 1961, ha avuto qualche utile dai due trasferimenti di giocatori (Perković e… chi altro?) e quanti soldi sono stati reinvestiti nell’Accademia del club. Dopo una domanda simile il sindaco ha risposto con una nota ancora ancora meno decifrabile, una specie di rebus. Zoričić ha in sostanza fatto presente che il 14% del trasferimento è una cifra notevole per Pola e che chiederà spiegazioni alla società. Da non credere…
La società polese è privata e già per questo motivo non si può chiederle come gestisce le operazioni di mercato.
Poi, la Città deve per legge assicurare un contributo per il settore giovanile. Pola versa all’Istra 100mila euro per l’Accademia. Forse i politici, che prendono le decisioni anche a tal proposito, dovrebbero prima informarsi sul bilancio di una scuola calcio come quella dell’Istra. Infatti, le spese arrivano a 900mila euro. Non è difficile capire che dell’1,8 milioni incassati dal trasferimento di Perković una somma notevole è stata stanziata proprio per coprire le spese delle categorie giovanili.
Ho spiegato ad amici e conoscenti anche il motivo dei problemi riguardanti il manto erboso del Drosina, uno dei più “brutti” campi del campionato. Slavko Blagojević, che ha 36 anni e passa e che milita nell’Istra dal 2012, mi ha confessato la settimana scorsa che il terreno del Drosina non versava mai in condizioni pietose come oggi.
Anche questa è una cosa a tratti incredibile. Se prima c’era l’alibi che non si era posto il nuovo manto erboso, dopo la ricostruzione del 2018 non c’è più scusa che tenga. La manutenzione del campo di Pola è altrettanto una questione politica. Se la Città non concede il permesso all’azienda comunale (Pulasport) di investire almeno per l’essenziale (minima) manutenzione, allora il risultato è il disastro verde del Drosina.
Vada come vada, in tema di “partite politiche” domenica 22 al Drosina ci sarà il derby regionale Istra 1961-Rijeka. Quale sarà la qualità del gioco con questo manto erboso è difficile, se non addirittura impossibile, dirlo. Che poi i politici saranno presenti in massa nella tribuna d’onore è pressoché scontato. Con migliaia di spettatori sugli spalti e le elezioni ormai in vista, le poltrone VIP a disposizione saranno poche. E poi c’è qualcuno che sostiene che la politica deve essere estranea allo sport…

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