ROBE DE MATTEONI Buona la prima, ma l’ultima…

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ROBE DE MATTEONI Buona la prima, ma l’ultima…

Quando al 10’ Bandé infilava Šubarić per l’1-0 sul Dragovoljac, il Drosina è esploso. In realtà ad assistere alla prima dell’Istra 1961 nella nuova stagione erano solamente in 713, ma dopo tutto questo infinito periodo di porte chiuse ci si è quasi dimenticati di quanto sia bello lo stadio con il pubblico!
La squadra di Gonzalo Garcia è partita col piede giusto. Vincere la prima partita del campionato è sempre incoraggiante. Con le nuove maglie i polesi hanno fatto bella figura, ma ancor di più con il “nuovo” gioco: tanto possesso, uno o due tocchi, verticalizzazioni, tanta corsa senza palla e trame di gioco automatizzate. Nel primo tempo l’Istra ha segnato tre gol, da queste parti una vera rarità. Al di là del risultato, la gente si è divertita. Ne ho parlato col mister, menzionandogli il destino di Prelec, che nonostante alcune buone partite si è dovuto rassegnare al fatto che la dirigenza non gli avrebbe assicurato una rosa più competitiva. Garcia, al contrario di Prelec, arriva da un’altra realtà. Aveva allenato in Olanda, dove ha fatto bene al Twente, e i dirigenti dell’Alaves lo volevano fortemente. Mi ha confidato che gli hanno promesso un mercato di qualità. Ma è proprio il mercato che si sta riconfermando il tallone d’Achille. I baschi hanno mandato via quasi 20 giocatori e preso una decina di nuovi.
Il problema sta nel fatto che due di loro, Obanor e Solomon, a 40 giorni di distanza dal loro annuncio, non si sono ancora visti in città! E non è ancora arrivato nemmeno il russo Serderov, che ha problemi di risoluzione del contratto con il suo attuale club in Ungheria.
Garcia mi ha detto di non essere arrabbiato e neppure deluso, però si vede che è un po’ irritato. Per prima cosa ha fatto presente alla dirigenza che non ha bisogno di 10-15 rinforzi, bensì di 4-5 elementi che con la loro qualità aiuteranno la rosa, imbottita di giovani, a compiere più facilmente il tanto decantato salto di qualità. Nel momento
in cui il tecnico nativo di Montevideo ha visto che la direzione sportiva gli proponeva principalmente giocatori con potenzialità che non occorrono, perché ci sono già in squadra, e che non riesce a chiudere per i vari Ćuže, Šutalo e Postonjski, ha cambiato strategia. Ha inviato ai dirigenti a Vitoria 4-5 nomi di giocatori con i quali ha già lavorato in Olanda, oppure li conosce da altri campionati, assicurando che hanno quelle qualità che servono a questo Istra per alzare il livello. Adesso è in attesa che i vertici dell’Alaves trattino con questi giocatori. La differenza tra lui e Prelec sta tutta qui. La proprietà se ne infischiava di Prelec, che li supplicava di rinforzare la rosa, ma con Garcia non possono avere lo stesso atteggiamento perché sanno che cosa gli hanno promesso dal primo giorno.
Per l’Istra è un bene che questo uruguaiano naturalizzato spagnolo non solo abbia già dimostrato di saperci fare in campo, visto il tris all’esordio in campionato, ma anche e soprattutto di essere uno che non si fa prendere per i fondelli. Ha carattere e non e manda a dire. Vedremo comunque quali risposte avrà nelle prossime settimane dal mercato.
Dopo il successo contro la matricola di Siget il clima è sereno, ma già a partire
da domenica a Rujevica prenderà il via una serie di partite molto più toste. Garcia mi ha inoltre confessato che lo stile che predilige non lo cambia tanto facilmente
e pretende che i suoi ragazzi giochino allo stesso modo sia contro il Dragovoljac che contro il Rijeka o l’Osijek. Logicamente sarà più difficile imporlo con avversari più forti, ma sta proprio qui un’altra sua grande qualità. Lui non si tira indietro se perde la partita, ma va avanti a prescindere con la sua filosofia. Se giochi chiuso in difesa perderai quasi sempre, ma se invece scendi in campo con l’idea di giocartela, allora potresti anche vincere. Se avrà i giusti rinforzi, Garcia potrà fare veramente grandi cose a Pola. Se non li avrà, allora si ritroverà nei guai come i suoi predecessori. Ma come dice quella vecchia volpe del Trap, la prima è sempre importante, ma l’ultima della stagione lo è ancora di più…

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