PERCORSI EUROPEI L’Europa ha ritrovato l’unione, a che prezzo?

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PERCORSI EUROPEI L’Europa ha ritrovato l’unione, a che prezzo?

Sembra che l’Europa abbia trovato l’unione, almeno per ora. L’accordo è stato raggiunto con il cocciuto premier ungherese Orbán, e sembra proprio grazie a una mediazione della presidente del Consiglio dei ministri italiano, Giorgia Meloni. Così non si è giunti alla resa dei conti finale, come prevedevano gli euroscettici, con il “Viktator”, come l’opposizione ungherese lo ha chiamato, alludendo al modus operandi che si avvicina molto alla “demokratura” di Putin, Lukašenko e altri dittatori di mezza tacca della galassia post-sovietica. Orbán ha deciso, in extremis, di dare il suo consenso alla pattuita somma di 50 miliardi di euro in aiuti all’Ucraina, Paese che si sta difendendo da più di un anno dall’aggressione della Russia di Putin. Il contributo dell’UE all’Ucraina è in primo luogo un sostegno alla stabilità finanziaria del Paese che si trova davanti alla bancarotta.

Infatti, i 33 miliardi di euro saranno devoluti in forma di prestiti a lungo termine per assistenza al sistema finanziario di Kiev, mentre 17 miliardi sono aiuti a fondo perduto. L’UE ha così espresso il suo pieno appoggio all’Ucraina per il recupero delle perdite, la ricostruzione e la modernizzazione del Paese, in vista di un possibile allargamento dell’UE all’Ucraina. C’è anche una clausola di condizione, più che appropriata in questo caso. L’UE infatti condiziona questo grande e importante sostegno finanziario a patto che l’Ucraina continui a mantenere e a sviluppare meccanismi democratici effettuali, un sistema multi-partitico e lo stato di diritto, il pieno rispetto dei diritti umani, includendo anche i diritti delle minoranze. In più, la Commissione si impegna di adottare le misure necessarie per prevenire, rilevare e perseguitare la frode, la corruzione e i conflitti di interesse.

Fin qui tutto sembra chiaro. Ma poi, al punto 34 dell’ordine del giorno il Consiglio europeo riconferma il bisogno urgente di accelerare la consegna di munizioni e missili, nel quadro dell’obbligo già preso di fornire all’Ucraina un milione di munizioni d’artiglieria.

Ora, prendendo in considerazione i valori fondamentali dell’UE, come espressi nel Trattato costituzionale che costituisce l’Unione europea, rigettato illegalmente dal Consiglio europeo nel 2005 (perché bisognava continuare con i referendum negli altri Paesi dell’UE dopo l’esito negativo dei referendum in Francia e Olanda, e poi con il peso della maggioranza ritrattare un referendum pan-europeo da svolgere contemporaneamente in tutti i Paesi membri, e non risultando in quel pasticcio che poi si è creato) – la pace, il benessere e la solidarietà sono i sommi valori dell’Unione europea, rivolti all’interno dell’Unione ma anche all’esterno. E il punto 34 si coniuga male con i primi sette punti delle Conclusioni di questo Consiglio che stabilisce la solidarietà con il popolo e la società ucraina che patisce gli stenti di questa guerra imposta.

Ma accanto a questi primi sette punti ci dovrebbe essere formulato un ottavo punto, che asserisca l’obbligo dell’Unione europea a porre fine a questa guerra che causa dei danni enormi alla popolazione dell’Ucraina, ma di fatto, con l’eccezione delle perdite umane che sonno irreparabili e irrisarcibili. Perché è chiaro a tutti, e sembra che solo papa Francesco e il segretario dell’ONU Guterres ne abbiano coscienza, che queste perdite sono fatali anche per tutta l’Europa e il mondo intero. E perciò urge che l’UE, contemporaneamente allo stanziamento di questa grossa somma di aiuti, sviluppi anche una iniziativa per avviare prima un cessate il fuoco, poi i negoziati di tregua e di stallo di un conflitto che sta minando la pace in tutto il mondo e aizza, con un meccanismo di reazione a catena, anche altre guerre e conflitti che stanno scoppiando.

E non si tratta solo di questo: i problemi che scoppiano anche sul fronte economico in Europa non sono altro che un riflesso della guerra in Ucraina. La crisi finanziaria in Germania che si sta per riversare su tutta l’Europa, le proteste dei trattoristi in Germania, Francia, a Bruxelles, da che cosa sono stati causati? In primo luogo, dal rincaro del gasolio, proprio grazie alla guerra in Ucraina. E questi 17 miliardi a fondo perduto, da dove vengono? Vengono dal budget dell’UE, che va a pescarli dagli altri fondi a disposizione – in primo luogo dal fondo delle migrazioni. E la rinuncia, cioè la revisione dei sostegni ai produttori nel contesto della Pac, Politica comune dell’agricoltura, da cos’è causata? Il rincaro dei generi alimentari, dell’energia elettrica, l’approvvigionamento del gas, da dove vengono? La risposta a tutti questi dilemmi è proprio quella – il costo della guerra è quello che fa lievitare i costi della vita in tutta l’Europa, l’inflazione, il rincaro – e perciò si sta stabilendo un circolo vizioso che purtroppo si rovescerà sulla popolazione degli Stati membri dell’UE. E proprio per queste ragioni, il Consiglio europeo avrebbe dovuto avviare una iniziativa di pace e per un negoziato, faticoso e incerto, ma è chiaro ormai che con questo proseguimento della guerra stiamo perdendo tutti.

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