(Adnkronos) – La rappresaglia Usa per l’attacco con droni che ha ucciso tre soldati americani in Giordania è iniziata. Ieri l’esercito americano ha infatti effettuato raid aerei su 85 obiettivi in Iraq e Siria. L’operazione, durata circa mezz’ora, è stata definita “un successo” dalla Casa Bianca, ma non si conoscono ancora maggiori dettagli su danni, feriti o vittime.
Funzionari statunitensi hanno spiegato che gli attacchi hanno colpito quattro strutture in Siria e tre in Iraq, dove sono stati segnalati danni nella città di Al-Qaim. I siti appartenevano presumibilmente a varie milizie appoggiate dall’Iran, che gli Stati Uniti accusano dell’attacco in Giordania.
Negli attacchi aerei sono state impiegate più di 125 ‘munizioni di precisioni’. L’elenco degli obiettivi comprende centri di comando e controllo, centri operativi e di intelligence, depositi di razzi, missili e droni, strutture logistiche e centri di approvvigionamento di munizioni per gruppi di milizie e per i Guardiani della rivoluzione che hanno favorito gli attacchi contro le forze statunitensi e della coalizione.
L’attacco mortale dei droni in Giordania è stato solo l’ultimo di una serie di oltre 165 attacchi contro le forze americane in Medio Oriente da parte di vari gruppi ‘proxy’ iraniani dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha quindi spiegato che la risposta Usa dimostra come la sua amministrazione non tollererà il danno subito dagli americani. E’ stato solo “l’inizio della nostra risposta”, ha promesso quindi il segretario alla Difesa Lloyd Austin. Entrambi hanno affermato che la risposta statunitense continuerà “nei tempi e nei luoghi di nostra scelta”. Biden sta intanto cercando un delicato equilibrio: scoraggiare ulteriori attacchi alle sue truppe evitando nel contempo un conflitto su vasta scala con l’Iran.
L’attacco in Giordania fa seguito a settimane di sforzi da parte degli Stati Uniti e dei leader regionali per prevenire una guerra più ampia in Medio Oriente, anche se i conflitti si sono estesi coinvolgendo i rappresentanti di Teheran, come Hezbollah in Libano e i ribelli Houthi nello Yemen.
I bombardieri B-1 dell’Air Force, spiega la Cnn, sono tra gli aerei statunitensi che hanno effettuato gli attacchi. Il B-1 è un bombardiere pesante a lungo raggio che può schierare armi di precisione e non. Secondo il tenente generale Douglas Sims, gli equipaggi dei bombardieri sono volati nella regione dagli Stati Uniti con un unico volo senza scalo. L’esercito è fiducioso di aver “colpito esattamente ciò che intendevamo colpire”, ha detto Sims alla Cnn, attribuendo il merito alla precisione degli equipaggi del B-1.
Il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale John Kirby ha quindi spiegato che gli Stati Uniti hanno informato il governo iracheno dei piani prima di effettuare gli attacchi. Tuttavia, ha affermato che non vi sono state comunicazioni con l’Iran dopo l’attacco alla Giordania.
Intanto un alto funzionario dell’amministrazione Biden ha detto alla Cnn che gli Stati Uniti non colpiranno “all’interno” dell’Iran, concentrandosi solo su obiettivi al di fuori del paese. Colpire direttamente l’Iran, si spiega, sarebbe un’enorme escalation, e i funzionari hanno spiegato che è improbabile che ciò accada.
Gli attacchi degli Stati Uniti costituiscono una “violazione della sovranità irachena” e rappresentano una minaccia le cui conseguenze saranno “nefaste per la sicurezza e la stabilità”. Il monito arriva dal portavoce del comandante in capo delle forze armate irachene, il generale Yahya Rasul Abdullah. “Le città di Al-Qaim e le zone di confine irachene sono state prese di mira dai raid aerei statunitensi, in un momento in cui l’Iraq sta cercando di garantire stabilità nella regione”, ha aggiunto Abdullah.
“Questi attacchi – ha aggiunto – rappresentano una violazione della sovranità irachena” e causeranno “un indebolimento degli sforzi del governo iracheno, e rappresenteranno una minaccia che trascinerà l’Iraq e la regione verso conseguenze indesiderabili e disastrose per la sicurezza e la stabilità”.
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