Maraschino. Un brindisi amaro

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Maraschino. Un brindisi amaro

Non è immaginabile la storia della Dalmazia senza tenere conto anche del lascito della sua componente italiana. Pure dall’ottica economica nel passato gli italiani hanno saputo lasciare il segno in questa regione. Uno dei simboli di questa presenza è stato il celebre liquore Maraschino, la cui produzione è legata alla distilleria zaratina della famiglia Luxardo, fondata nel 1821, ossia esattamente duecento anni fa. Il bicentenario di questo storico marchio dalmata non è passato inosservato agli occhi delle autorità di Zagabria, fatto questo sicuramente importante. Il premier Andrej Plenković accompagnato da alcuni ministri e altre personalità, come è noto, ha fatto visita, nei giorni scorsi, all’odierna fabbrica della Maraska a Zara per celebrare degnamente i duecento anni della produzione industriale del Maraschino. I festeggiamenti che si sono svolti pure all’Arsenale zaratino hanno voluto essere un intreccio di storia e futuro. Con un convitato di pietra, però. Nelle dichiarazioni diffuse alla stampa e nei comunicati ufficiali è apparso infatti latitante il ruolo della famiglia Luxardo, con le tragedie occorse nel secondo dopoguerra e la rinascita poi dello stabilimento a Torreglia in provincia di Padova. Si è brindato, dunque, a Zara con il celeberrimo liquore, ma questo ha lasciato a qualcuno, non soltanto per un istante, l’amaro in bocca. Fare i conti con le complessità del passato non è mai facile, definire con precisione i lasciti rischia di portare inevitabilmente a strascichi polemici. Forse le celebrazioni ufficiali non sono il posto migliore per ricordarsi della storia. Ma qual è allora il luogo e il momento giusto? Va bene lasciare la storia agli storici, ma bisognerebbe pure trovare il modo acciocché la consapevolezza di tutta la ricchezza e la varietà del passato non rimanga chiusa negli archivi, ma sia per quanto possibile appannaggio pure dell’opinione pubblica.

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