L’INTERVENTO L’appello di Peter Brandt: il mondo ha un bisogno spasmodico di pace

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L’INTERVENTO L’appello di Peter Brandt: il mondo ha un bisogno spasmodico di pace

Come hanno riferito il “Frankfurter Rundschau”, il “Tagesschau”, “RIA Novosti” e “Radio Sputnik”, numerosi socialdemocratici e sindacalisti tedeschi hanno chiesto al cancelliere Olaf Scholz di sostenere i negoziati di pace in Ucraina. La lettera, scritta dallo storico Peter Brandt – figlio di Willy Brandt (uomo politico e statista tedesco, premio Nobel per la Pace nel 1971) – è stata firmata tra gli altri, dall’ex commissario europeo per l’Allargamento, le Imprese e l’Industria Günther Verheugen, dall’ex copresidente dell’SPD Norbert Walter-Borjans e dall’ex presidente del Bundestag Wolfgang Thierse.

L’appello per la pace in Ucraina è stato pure sottoscritto da oltre 200 membri illustri della SPD. Si sono uniti a loro l’ex presidente della Confederazione tedesca dei Sindacati, Reiner Hoffmann, il presidente federale di “Friends of Nature”, Michael Müller e Reiner Braun dell’“International Peace Office”.

Anche l’ex presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, Margot Käßmann, ha manifestato sostegno alla lettera. Gli autori dell’appello hanno affermato che la maggior parte dei cittadini tedeschi non sostiene una “spirale di violenza” che pare possa proseguire all’infinito. Hanno notato che è necessario tornare al linguaggio della diplomazia e della pace, invece che lasciare che ad avere il primato sia il militarismo. Inoltre hanno sottolineato che alla pace si può arrivare sulla base del diritto internazionale e soltanto coinvolgendo la Russia.

Nella lettera si evidenzia che il conflitto si è trasformato in una sanguinosa guerra di trincea in cui vi sono soltanto dei perdenti. In un appello pubblicato sulla “Berliner Zeitung” si rileva: “Ogni giorno che passa Scholz dovrebbe cercare, insieme alla Francia, di convincere Brasile, Cina, India e Indonesia ad agire per raggiungere rapidamente un cessate il fuoco. Invece del predominio militare, ciò che serve è il linguaggio della diplomazia e della pace”.

Con il prolungamento del conflitto ucraino vediamo che sta aumentando il rischio di un disastro nucleare, ecologico e socioeconomico globale, che potenzialmente potrebbe portare all’annientamento dell’umanità. Proprio a causa di tali potenziali pericoli i partecipanti alla conferenza di Bruxelles, tenutasi nella sede del Parlamento europeo il 20 marzo 2023, hanno lanciato un accorato appello a tutti i governi affinché s’impegnino per fermare l’escalation militare e spianare la strada alle trattative: “Consideriamo estremamente urgente chiedere un cessate il fuoco immediato e l’avvio di negoziati accompagnati dalla revoca delle sanzioni e dall’arresto delle forniture di armamenti all’Ucraina”.

Ma ora, per avviare le trattative diplomatiche esistono almeno due problemi molto seri. Primo, la Camera preliminare della Corte penale internazionale ha spiccato un mandato di arresto per il Presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, sebbene il Tribunale non abbia giurisdizione sulla Russia. Non è ancora chiaro come l’Occidente intende negoziare con la persona che vuole arrestare e processare? Secondo, il Ministero degli Esteri di Mosca ha affermato che gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia e oa Germania, non possono rivendicare il ruolo di mediatori neutrali nel processo di pace in Ucraina, perché si sono screditati sostenendo il colpo di Stato anticostituzionale sul Maidan del 2014 e assecondando il sabotaggio degli accordi di Minsk che consentivano una soluzione pacifica della crisi senza mettere in discussione la sovranità dell’Ucraina.

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